Niente fideiussioni sulle rimozioni degli annessi. Ma non basta

Via la fideiussione sulla rimozione degli annessi agricoli nelle campagne toscane. Insomma resta il danno, ma almeno la beffa è evitata. Si tratta di un primo risultato per la Cia Toscana che nei mesi scorsi aveva presentato un dossier dettagliato, con cinquanta casi esemplari spalmati in tutta la regione, delle anomalie burocratiche ai danni delle aziende agricole. Oggi la Regione Toscana, attraverso una circolare, ha eliminato una di quelle anomalie anche se la strada verso la modifica delle legge regionale n. 1/05 è ancora lunga e tortuosa. Per questo – annuncia la Cia Toscana – proseguirà la mobilitazione in tutto il territorio, a livello regionale e locale. “Con la circolare della Regione viene eliminato un onere ingiusto ed insostenibile per le imprese agricole. Viene accolta una delle richieste avanzate nei mesi scorsi dalla Cia Toscana, che con la propria iniziativa si è per prima fatta interprete della crescente protesta degli agricoltori” – commenta il presidente della Cia Toscana, Giordano Pascucci -; tuttavia questo intervento è assolutamente insufficiente e non risolutivo: resta infatti il danno alle aziende che è rappresentato dall’obbligo di rimozione e l’onere a carico delle imprese agricole rimane comunque rilevante”.

Le critiche della Cia – La norma sulla rimozione degli annessi (art. 41 della Legge) resta vessatoria, perché impone all’impresa agricola oneri burocratici e finanziari aggiuntivi pesantissimi; ingiusta perché all’agricoltura vengono impropriamente posti oggi vincoli, limitazioni ed oneri per evitare che altri possano domani lucrare rendite speculative dagli immobili rurali; inutile perché non serve a fermare le crescenti spinte speculative e di appropriazione dei territori rurali per destinazioni diverse. “Ed è sproporzionata – aggiunge Marco Failoni, responsabile ambiente e territorio della Cia Toscana -: il potenziale fabbisogno di suolo per soddisfare le esigenze di annessi dell’agricoltura toscana per i prossimi dieci anni, secondo le nostre stime, si colloca tra i 100 e i 200 ettari, a fronte degli oltre 8.000 ettari sottratti all’agricoltura nel decennio 1990-2000; ed è assolutamente possibile individuare soluzioni alternative alla rimozione per garantire la destinazione agricola dei nuovi annessi.”.

Obiettivi e criticità – Le normative urbanistiche nelle aree rurali – sottolinea la Cia toscana – stanno portando ad una vera e propria paralisi degli investimenti del comparto agricolo. “Una situazione – ribadisce il presidente Pascucci – che appare in netto contrasto con gli obiettivi di programmazione della Regione Toscana (ribaditi dalla bozza di DPEF) orientata al rilancio degli investimenti ed alla promozione di un’agricoltura competitiva e dinamica quale fattore determinante di uno sviluppo sostenibile. In questo contesto rischia di essere vanificata l’opportunità rappresentata dal PSR, individuato come il principale strumento per il rilancio del settore agricolo e dell’economia rurale”.
Altre criticità nel rapporto tra urbanistica e agricoltura riguardano la lungaggine delle procedure, la definizione della figura dell’imprenditore agricolo, la questione degli impianti energetici, le opere di prevenzione dei danni da ungulati, l’interpretazione delle norme sulle aree ad esclusiva e prevalente funzione agricola.

Il ruolo della Regione Toscana – Secondo la Cia Toscana “la Giunta Regionale deve farsi promotrice di un tavolo di approfondimento per una semplificazione del quadro normativo e regolamentare che, fermi restando gli obiettivi che sono alla base della Legge e che condividiamo, ponga le condizioni per lo sviluppo di una agricoltura multifunzionale competitiva al servizio di uno sviluppo sostenibile, garanzia di presidio del territorio ed argine alla rendita ed alla speculazione

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