Dall’Orsi Anteo al Super Landini. Trattori d’epoca. Quando la passione diventa ragione di vita

«Nel momento in cui sono nato, la mattina del 6 agosto del 1960, mio babbo era nel campo con un Orsi Anteo testacalda in moto. Posso dire con assoluta certezza che quel motore è stata la prima sinfonia della mia vita, la mia prima ninna nanna».

Il Nuffield 460
Il Nuffield 460 della collezione Fagiolini

Trattori di famiglia Una colonna sonora, il motore della trattrice Orsi Anteo, che lo accompagnerà per sempre. Fabio Fagiolini è nato a Riotorto, nel comune di Piombino, in provincia di Livorno, nelle campagne dell’alta Maremma, in una famiglia di contoterzisti per l’agricoltura. Il nonno Santi Fagiolini, classe 1880, e il padre Sirio con lo zio Mario, gestivano una società di contoterzisti: nel 1928 viene acquistato un Fordson, e nel 1939 un Super Landini – costo 46.714 lire – nuovo, compreso di dinamo Marelli e fari,  più il gruppo trebbiatrice grano e pressa (Marinoni), con trebbia mais Casali Leonessa. Nell’immediato dopoguerra viene acquistato da un privato dell’Isola d’Elba, un Super Landini usato, con gruppo trebbia-pressa. Ma cinque anni prima della nascita di Fabio Fagiolini entra in famiglia un Orsi Anteo per aratura profonda, completo di aratri bivomere e monovomere. Era il 1955.

Fagiolini mette a punto il Bubba Ariete
Fagiolini mette a punto il Bubba Ariete

Mito «L’Orsi Anteo è un mito, l’amore della mia vita – dice Fagiolini –, più che una passione è una malattia”. L’attività di contoterzisti della famiglia viene però chiusa, causa anche l’avvento delle mietitrebbie; e pochi anni dopo il padre Sirio muore prematuramente, l’unico che era in grado di riconoscere il valore di quella macchina. Così l’Orsi Anteo di casa Fagiolini viene demolito e mandato alle acciaierie, Fabio è troppo giovane per essere in grado di “salvarlo”. Inizia per lui un nuovo capitolo: “Da quel momento non ho avuto pace – racconta –. Ma come si  fa a distruggere una tale opera d’arte? Mi auguro che certe errori non si ripetano in futuro, anche se temo che la sensibilità verso i trattori d’epoca non sia così diffusa fra i giovani, almeno nella zona in cui vivo».

Passione giovanile Fagiolini negli anni a venire ha concluso gli studi in Agraria, divenendo dottore agronomo, e ancora oggi lavora come funzionario all’assessorato all’agricoltura della Provincia di Grosseto. Ma il suo chiodo fisso è sempre stato quello di riprendere a collezionare pezzi di trattori pregiati; anche perché le macchine di famiglia erano state completamente dismesse e per lo più demolite. «Negli anni ’80, condividendo la passione con mio cugino Paolo e l’amico Enio Grandi – continua –, ho iniziato ad acquistare trattrici d’epoca testacalda, indirizzando le mie preferenze sui modelli che aveva mio babbo. In quegli anni queste macchine si potevano comprare per poche lire, in pratica al prezzo del ferro vecchio, e così ho acquistato tre macchine. E’ un hobby abbastanza costoso che non rende niente, e oggi comprare pezzi pregiati è davvero difficile per i prezzi di mercato . Non è per niente facile far accettare alla famiglia, questa mia passione. Non è facile neanche far capire le emozioni che può dare un trattore di questo tipo, ed è altresì difficile fare due chiacchiere con qualcuno davvero interessato ai trattori d’epoca. Siamo in pochi a condividere questa passione». Negli anni ha poi acquistato due Bubba Ariete testacalda a cingoli, un Ursus Omp 55 (Italtractor) testacalda a cingoli, il Super Landini in comproprietà con il cugino Paolo, un Landini 44 Maior, un Landini 25, un L 45 nato semicingolato e poi trasformato, alcune Fiat 55 L a cingoli nelle versioni con sterzo, leve centrali e laterali; una FL8 trasformata in trattrice agricola, 2 Fiat 70C, altre macchine diesel (Nuffield, Landini). Per un totale odierno di quasi 30 macchine.

I dettagli dell'Orsi Anteo
I dettagli dell’Orsi Anteo

Ho in mente te «Penso ai trattori d’epoca in ogni momento della giornata – confessa -. Posso stare anche nottate intere ad aggiustare un faro di un trattore d’epoca, mi diverto e non mi stanco mai. Faccio tutto a mano, non cerco mai pezzi nuovi o moderni. Ma solo ricambi originali, che conservo fin dall’età di quindici anni, quando ho smontato il mio primo trattore, oppure li faccio fare artigianalmente. Mi considero un conservatore, non un restauratore. Rendo la sopravvivenza al trattore, non penso all’esigenza estetica per una macchina che ha 60 anni”. Nel 2006, poi, il destino fa incontrare di nuovo il Fagiolini con un Orsi Anteo, proprio come quello con cui il babbo lavorava la terra al momento della sua nascita. Vendendo tre macchine riesce ad acquistarlo da un altro collezionista toscano. E così la passione della sua vita, torna a casa. Chissà se lo venderebbe per una proposta indecente? “No – dice perentorio – non esiste una cifra che possa farmi cambiare idea e vendere quest’opera d’arte. Anche perché se la vendessi, il giorno dopo sarei già alla ricerca di un’altra macchina uguale. E di Orsi Anteo ce ne sono al massimo dieci nel mondo. Immagino però – confida fra il serio e la battuta –, che nel giorno del mio funerale, spero più tardi possibile, me lo venderanno subito».

Il Bufalo in esposizione a Venturina
Il Bufalo in esposizione a Venturina

Collezione – Le caratteristiche dell’Orsi Anteo sono: 11.277 di cilindrata; alesaggio e corsa 235-260; cavalli 55-60; giri 650, per un peso di 59 quintali. Altro pezzo pregiato della collezione Fagiolini è l’Ursus 55 cingolato: 11.212 di cilindrata;  alesaggio e corsa 230-270; cavalli 55; giri 720, per un peso di 52 quintali. E il SuperLandini: 12.208 cilindrata; alesaggio e corsa 240-270; cavalli 48; giri 630, per un peso di 34 quintali. A livello tecnico l’Anteo presenta qualche difetto, secondo Fagiolini, “come la frizione di sterzo debole” anche se, ci tiene a precisare, “i trattori d’epoca non si misurano in numeri, o fredde cifre; ma con la passione e vanno giudicati solo per le emozioni che sanno suscitare”. Fare il collezionista è un hobby, è vero, ma non per tutti: «Il trattore d’epoca – afferma Fagiolini -, deve essere posseduto solo da chi è un appassionato vero. Sconsiglio il settore a quelli che pensano di fare così un ottimo investimento o un facile guadagno. Noi appassionati spendiamo e basta, spesso sacrificando il bilancio familiare per riuscire a migliorare i nostri mezzi». E poi un appello rivolto a chi considera i vecchi trattori “un disastro ambientale”: «Non lo sono – dice -, perché raramente vengono messi in moto, non lavorano, e quindi non esistono sostituzioni di lubrificanti, raramente possono rompersi perché non vengono usati, e nella maggior parte dei casi non servono batterie perché l’avviamento è prevalentemente manuale». Sogni nel cassetto? «Il primo – dice – è continuare a divertirmi per quello che faccio. Il secondo è trovare uno spazio idoneo per tenere in modo adeguato i pezzi che ho attualmente; basterebbero 300 metri quadri. Ma non voglio fare una mostra, che sarebbe statica e distante dalle persone e dalle emozioni, piuttosto una giornata dimostrativa, in un campo dove si possano mettere in moto i vecchi trattori e farli lavorare anche per un solo giorno, dove magari si possa fare una trebbiatura».

Fagiolini sul Fiat 55L
Fagiolini sul Fiat 55L

In mostra – Qualcosa di simile è, per Fagiolini, l’esposizione di Venturina (si svolge nel mese di novembre), nel livornese, dove alcuni appassionati organizzano fra l’altro un’esposizione con 40 trattori agricoli d’epoca e una sfilata per le strade della cittadina. E nell’edizione 2008 si ricorda l’esposizione organizzata dallo stesso Fagiolini dedicata ai trattori a cingoli anni ’50, erano presenti: l’Orsi Anteo, un Bubba Ariete, l’Ursus Omp 55 e un Fiat 55 L (con sterzo). La sua dedizione al settore lo ha portato ad essere anche commissario tecnico nazionale dell’Automotoclub storico italiano (Asi), commissione trattori, e ricorda l’importanza di far certificare il proprio mezzo: «Dopo la valutazione del mezzo – spiega – rilasciamo un certificato di identità ed una targa con numero progressivo. Il consiglio a tutti coloro che hanno dei pezzi d’epoca è proprio quello di iscrivere i propri mezzi al fine di certificare la loro autenticità, la loro rilevanza storica. La certificazione è indispensabile per dimostrare che il nostro trattore d’epoca non è un rottame, non è un rifiuto inutile e che inquina, ma è una preziosa testimonianza della storia della motorizzazione agricola. Inoltre  – conclude – si attestano così i dati tecnici salienti e la proprietà».

 

Informazione pubblicitaria