Un Sistema di qualità nazionale per le uova. E’ (quasi) realtà dopo tre anni di attesa. Tutela per il consumatore

Tre anni. Tanto è durato l’iter burocratico che ha portato al riconoscimento del marchio Sqn (Sistema qualità nazionale) uova e cereali da parte del ministero per le Politiche agricole, oggi comunque ancora al vaglio delle osservazioni di Bruxelles, indirizzato alla valorizzazione della produzione italiana e voluto da Assoavi (Associazione uovo italiano). Un riconoscimento che per il settore arriva in un momento molto delicato, caratterizzato dalla decisione di numerose catene della Gdo di non vendere più uova prodotte da galline allevate nelle gabbie arricchite.

uovagallinaconfezione.jpgLe esigenze del consumatore Di questo, e soprattutto delle strategie di valorizzazione delle uova italiane si è parlato questa mattina a Forlì, nel corso dell’ultimo giorno di Fieravicola (5-7 aprile) alla presenza dei maggiori esponenti del settore e della politica nazionale. «Dobbiamo superare il concetto che le produzioni agroalimentari siano una commodity – ha affermato il presidente di Fiera Forlì, Gianluca Bagnara introducendo l’incontro – concentrandoci viceversa sulla necessità di rispondere alle esigenze dei consumatori con una differenziazione dell’offerta capace di comunicare correttamente la filiera, per favorire quel rapporto di fiducia oggi sempre più indispensabile». «Tre anni per ottenere un marchio che qualifichi le uova italiane – gli ha fatto eco Stefano Gagliardi, direttore di Assoavi – sono un tempo lunghissimo. Il cammino non è ancora terminato e anche per scongiurare un ulteriore, pesante ritardo circa la possibilità di utilizzarlo in tempi brevi, abbiamo registrato altri due marchi che potremmo sfruttare in alternativa, anche se noi ovviamente puntiamo sull’Sqn»

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Il convegno a Fieravicola

Disciplinare rigoroso Freschezza, salubrità e aspetti nutrizionali caratterizzano il Disciplinare di produzione del Sistema qualità nazionale. «Riguardo la freschezza – ha sottolineato Vito Mastrangelo, consulente Assoavi – abbiamo ridotto da 10 a 7 i giorni che devono intercorrere dalla deposizione al consumo delle uova di categoria A, e a 3 quelli legati alle extrafresche. Relativamente alla salubrità abbiamo reso obbligatoria la vaccinazione delle ovaiole contro Salmonella enteriditis e sugli aspetti nutrizionali abbiamo stabilito che l’alimentazione preveda una quota di cereali superiore al 60%, che i sottoprodotti non provenienti da cereali non superino il 10% e che vengano utilizzati solo coloranti naturali. Infine, riguardo il benessere animale, abbiamo aggiunto una settimana ai 21 giorni già previsti per il cosiddetto vuoto sanitario. «Il nostro impegno nella stesura dell’Sqn uova e cereali è stato totale – gli ha fatto eco Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna – e lo dimostra anche lo stanziamento finanziario previsto dai Psr per il settore che abbiamo previsto, pari a 10,5 milioni di euro». Una obiettiva autocritica sui tempi legati all’approvazione da parte del Mipaaf dell’Sqn è arrivata da Luigi Polizzi, dirigente Politiche di filiera presso il Ministero che ha ricordato quanto scarsa sia purtroppo la conoscenza del consumatore rispetto ai marchi Dop e Igp. «Solamente il 18% ne conosce la differenza – ha sottolineato – e questo dimostra quanto ancora ci sia da lavorare per fidelizzare un consumatore che spesso è invece disorientato da una miriade di marchi che anziché chiarirgli le idee lo confondono. L’adozione del marchio Sqn uova e cereali, che però deve ancora superare il vaglio definitivo di Bruxelles, può invece aiutare il mercato a individuare un prodotto che in ogni caso, sia che provenga da galline allevate in gabbie arricchite o a terra, sono ugualmente di ottima qualità».

Qualità prima di tutto Una panoramica di quanto avviene negli altri Paesi europei è stata illustrata da Christian Marinov, direttore della Confederazione avicola francese, che ha ricordato come nel mondo gli allevamenti di galline ovaiole in gabbia coprano l’89% del totale, mentre solo il 7% riguarda quelli a terra. «In Europa invece – ha dichiarato – la diffusione degli allevamenti a terra è in espansione, soprattutto in Italia. Riguardo i marchi Francia, Germania, Olanda, Regno Unito si sono dotati da tempo di strumenti che valorizzano la loro produzione di uova». Secondo l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, sarebbe fuorviante focalizzare l’attenzione sul tipo di allevamento da cui provengono le uova «perché l’emergenza vera è la strategia che adotterà la Gdo rispetto la vendita. L’Sqn, per quanto importante, non può risolvere questo problema che invece va affrontato con strumenti straordinari come può essere una comunicazione migliore e più efficace. La situazione a mio avviso è preoccupante, ma auspico che alla fine con la Grande distribuzione si possa trovare un punto di incontro ragionevole».

E se nell’uovo, come ha rimarcato Filippo Cerulli Irelli, vicepresidente di Assoavi, troviamo i migliori elementi dei piatti che rendono il made in Italy famoso nel mondo, per Loris Zanelli, esperto di marketing e ad di Publione è importante che un marchio di qualità trasmetta al consumatore un segnale tranquillizzante in termini di sicurezza alimentare.

Contrasto alla disinformazione A Giuseppe Castiglione, sottosegretario del ministero per le Politiche agricole, è toccato il compito di concludere l’incontro con una serie di riflessioni che non potevano non riguardare i recenti attacchi mediatici indirizzati alle produzioni zootecniche. «L’Sqn uova e cereali rappresenta un ulteriore sforzo verso il mercato che chiede qualità, sicurezza, tranquillità. Siamo però consapevoli che non può bastare. Per questo abbiamo costituito un Comitato scientifico nazionale per affrontare scientificamente i temi legati alle produzioni di carne, latte, uova. Apriremo focus di discussione che coinvolgerà anche la Gdo, verrà istituito un portale web, ci concentreremo sulla comunicazione. L’agrozootecnia italiana è un sistema imprenditoriale innovativo e gestito da autentici professionisti che nel tempo hanno saputo coniugare perfettamente l’esperienza con una tecnologia sempre più evoluta».

 

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