Crisi suinicoltura. Confagricoltura, rilancio passa da aggregazione, strategie di filiera e made in Italy

La crisi pluriennale ha segnato pesantemente il comparto della suinicoltura in Italia. La consistenza del patrimonio suinicolo nazionale è passato, infatti, dai 9 milioni e 100 mila capi del 2010 a 7,6 milioni di oggi. In particolare sono diminuite le scrofe, oggi 531mila rispetto alle 631mila del 2010. Sono aumentati al contrario del 50% i suinetti importati da paesi Ue. A fare il punto della situazione su un comparto che negli ultimi anni ha perso potenziale produttivo il convegno organizzato a Fieragricola sul futuro della suinicoltura italiana.

Immagine«Gli allevatori di suini hanno chiuso un’annata positiva per la ripresa dei listini, ma non devono abbassare la guardia e smettere di pensare al futuro del settore, anche perché c’è un deficit strutturale della produzione suinicola di 1 miliardo di euro – ha sottolineato Guglielmo Golinelli rappresentante di Confagricoltura nell’Osservatorio sul mercato della carne della DG Agricoltura della Commissione europea, lanciando la ricetta per dare ossigeno al settore – Bisogna aumentare la produzione, per soddisfare le richieste di mercato, valorizzando le Dop e investendo sull’export. Servono nuove strategie di aggregazione e valorizzazione dell’offerta e vanno introdotte innovazioni mirate alla competitività».

«La via da seguire – ha concluso Golinelli – è quella dell’aggregazione per una concentrazione dell’offerta, che resta troppo frammentata, e per ottenere modalità più corrette di distribuzione del valore lungo la filiera suinicola. Anche sul piano della valorizzazione dell’offerta occorre fare di più, soprattutto sui mercati esteri; sono in corso iniziative di promozione del made in Italy, ma vanno incrementate».

 

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