Il mondo agricolo guarda al sorgo per rispondere anche alle sfide della sostenibilità

Un pubblico numeroso ed eterogeneo, composto da agricoltori, allevatori, veterinari nutrizionisti, operatori del settore, ha partecipato al convegno “Il sorgo, la risposta a un’agricoltura che guarda al futuro”, svoltosi presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna il 21 novembre scorso, evento  promosso dall’Organizzazione Interprofessionale Europea Sorghum ID.

“Sulla coltivazione del sorgo l’attenzione e l’interesse degli agricoltori è in continua crescita – ha spiegato introducendo i lavori Charles-Antoine Courtois, Responsabile del Progetto Sorghum ID – la nostra attività è quindi finalizzata a incentivare questo interesse per aumentare le superfici coltivate a livello europeo e di conseguenza i quantitativi prodotti. I numeri ci stanno dando ragione. Rispetto al 2018, gli ettari coltivati a sorgo granella nella UE 28 sono passati da 130.600 a 172.000  pari a +30%, con una produzione stimata di 936.000 tonnellate (nel 2018 sono state  714.000, +30%).  Andamento che registra un ulteriore  dato interessante se consideriamo anche il coinvolgimento di Russia e Ucraina: a una riduzione delle superfici coltivate, -25% sull’anno scorso,  fa riscontro una stima produttiva totale europea in crescita del 7%,  per una produzione complessiva di 1.256.000 tonnellate (1.168.000 tonnellate nel 2018).

Di qualità delle sementi e di agricoltori e allevatori informati ha parlato Frédéric Guedj, Responsabile tecnico della francese Euralis, sottolineando i notevoli passi avanti compiuti dalla ricerca scientifica sul miglioramento genetico del sorgo, grazie alla quale “dal 1970 al 2017 è stato possibile ottenere in media un aumento di 3 tonnellate/ettaro – ha affermato – con punte che in Ungheria, nel 2019, hanno toccato addirittura +12ton./ettaro. Il sorgo non deve essere considerato un ingrediente secondario nella razione alimentare zootecnica, bensì fondamentale come ottima integrazione al mais, rispetto al quale il risparmio idrico necessario per la sua coltivazione può raggiungere il 50%. La ricerca scientifica sul miglioramento genetico deve andare avanti e favorire una collaborazione tra enti pubblici e privati. I risultati fin qui raggiunti sono soddisfacenti ma esistono ancora ampi margini di intervento, non ultima la possibilità di anticipare le semine a periodi in cui la temperatura del terreno non supera i 7-8 gradi, a fronte dei 12 gradi richiesti oggi. Questo ci permetterebbe di estendere la coltivazione del sorgo verso i Paesi del Nord Europa”.

Andrea Formigoni, docente presso il Dimevet dell’Università di Bolognao, ha illustrato i risultati delle prove condotte in allevamenti di bovine da latte destinate alla produzione di Parmigiano Reggiano dove il sorgo granella, nella razione alimentare, è stato introdotto come unico cereale, o quello da foraggio ha sostituito il silomais. “I dati raccolti hanno dimostrato che il sorgo granella può sostituire il mais senza particolari inconvenienti – ha affermato Formigoni – possiede una notevole resistenza alle malattie fungine e una quota maggiore di lisina, metionina e lipidi monoinsaturi. Per quanto riguarda il sorgo foraggio i risultati hanno confermato alcuni aspetti molto importanti: fibra che si degrada più rapidamente, elevata quota di zuccheri, buona propensione all’insilamento. Pertanto non si può che affermare che il sorgo è il cereale con le caratteristiche più vicine a quelle del mais. Quando è stato utilizzato come unico cereale nella produzione di latte per Parmigiano Reggiano abbiamo ottenuto una percentuale di grasso pari al 3,33% (3.21% con mais-orzo); 3,04% di proteina (2.97%), mentre i riscontri ottenuti sostituendo silosorgo a silomais hanno dato risultati pressochè identici uno all’altro”.

Oltre all’alimentazione zootecnica il sorgo offre grandi opportunità anche per la produzione di biogas “Qui la scelta varietale – ha illustrato Mirco Garuti del Crpa di Reggio Emilia – si rivela cruciale in termini di resa di sostanza secca/ettaro. Sicuramente il sorgo da biomassa, alla luce degli studi fin qui condotti appare come il miglior fenotipo per la produzione di biometano, soprattutto quello definito avanzato. A questo riguardo, il Decreto del Mise che stabilisce l’elenco delle biomasse da utilizzare per la produzione di biocarburanti avanzati prevede anche la presenza del sorgo, inserito in cicli colturali in grado di aumentare l’efficienza d’uso del terreno migliorando la sostenibilità di un sistema che nel contempo può produrre cibo e bioenergia”.

Alimentazione zootecnica ma anche umana, rispetto alla quale durante il Convegno hanno preso la parola Luigi del Giudice, Antonio Boffa e Monia Caramma che a vario titolo hanno illustrato cosa si sta facendo in questo settore per sviluppare la produzione di alimenti a base di sorgo; ma anche produzione di biogas e, inevitabilmente, sostenibilità ambientale ed economica. Di questo si è occupato nella sua relazione Alessandro Ragazzoni, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna illustrando uno studio economico che ha messo a confronto gli indici di bilancio colturale di mais e sorgo. Ebbene, considerando i diversi parametri il valore euro/ha in termini di costi totali è stato di 1.798 euro per il mais e 1.238 per il sorgo, mentre il reddito d’esercizio netto  è stato di 546/ha per il mais e 541euro/ha per il sorgo ma, aspetto fondamentale, il punto di pareggio, quindi quantità euro/q si è fermato a 86,81euro per il mais e a 55,10 per il sorgo. Riguardo invece la sostenibilità ambientale, Ragazzoni ha messo in evidenza che “nel calcolo degli indici di redditività  i costi colturali necessari per il sorgo sono inferiori rispetto a quelli richiesti per il mais, senza trascurare il fatto che il ritorno energetico dell’investimento per un impianto a biogas alimentato a sorgo è molto più vantaggioso rispetto al mais: i kWh/ha prodotti sono  6.081,37 per il primo e  868,82 per il mais. Quindi non possiamo che affermare che con il sorgo la sostenibilità è molto più elevata, soprattutto se consideriamo che le colture a basso impatto ambientale come il sorgo producono circa la metà delle emissioni climalteranti: 3,29tonCo2/ha di gas serra per il mais  e 1,90tonCO2/ha per il sorgo”.

Intanto nei giorni scorsi l’Istat ha pubblicato i dati relativi alla produzione di sorgo in Italia nel 2019. Le superfici coltivate sono passate da 39.596ha a 46.692 (+17,92%) con una produzione che ha raggiunto le 325.871 tonnellate (+10,53% sul 2018 quando furono 294.805 tonnellate). L’Emilia Romagna, e soprattutto la provincia di Bologna, si conferma il territorio con la maggior produzione di questo cereale. Le superfici hanno raggiunto 27.664 ha (erano 22.712 nel 2018) con una produzione totale di 227.300 tonnellate a fronte di 206.931 del 2018: +9,84.

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