Quattro anni dopo il primo caso di mucca pazza, più 20% dei consumi

Riduzione di quasi dieci volte nel numero di animali malati grazie alle misure di prevenzione e ritorno della fiducia con un aumento del 20% nei consumi di carne bovina, ma soprattutto una vera rivoluzione nell’atteggiamento dei cittadini e l’arrivo di severe norme per garantire la sicurezza alimentare che vanno dall’istituzione dell’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare alla rintracciabilità obbligatoria contro i rischi per la salute determinati da emergenze sanitarie alimentari, entrata in vigore con il primo gennaio 2005. E’ questo il bilancio tracciato dalla Coldiretti, a quattro anni dal primo caso di mucca pazza scoperto in Italia il 13 gennaio 2001, nel sottolineare che anche a causa di questa emergenza la manipolazione e la contaminazione degli alimenti è divenuta una delle principali paure nazionali tanto che secondo l’ultimo rapporto Censis a quasi 8 italiani su 10 fa piu’ paura delle epidemie, degli incidenti, della povertà, della perdita del lavoro e degli immigrati extracomunitari. Si tratta di una preoccupazione – precisa la Coldiretti – giustificata dalle emergenze che si sono verificate proprio a partire da mucca pazza, (dal pesce al mercurio ai polli brasiliani all’antibiotico, dai maiali dal Belgio alla diossina fino ai coloranti cancerogeni). Allarmi per difendersi dai quali è entrato in vigore il Regolamento comunitario N.178/2002 che ha obbligato tutti gli operatori – precisa la Coldiretti – a rendere disponibili le informazioni sul processo costruttivo di un alimento per individuare il punto esatto della filiera agroalimentare dove si è verificato un pericolo e, quindi, di eliminarlo rapidamente. Un provvedimento che fa seguito peraltro all’entrata in vigore il 18 aprile 2004 dei Regolamenti CE 1829/2003 e 1830/2003 relativi all’obbligo di etichettatura e tracciabilità degli alimenti geneticamente modificati (OGM) e alle norme adottate per l’indicazione della varietà, qualità e provenienza dell’ortofrutta fresca, al codice di identificazione delle uova del primo gennaio 2004 e dal primo agosto 2004 l’obbligo di etichettatura anche per il miele. Un percorso di trasparenza nel quale – sottolinea la Coldiretti – l’Italia si è posta all’avanguardia con l’approvazione della Legge 204/2004 che prevede l’obbligo di riportare l’origine dei prodotti agricoli contenuti in tutti gli alimenti. Una misura di salvaguardia introdotta per la prima volta il 1° gennaio 2002 proprio per fronteggiare l’emergenza mucca pazza con – spiega la Coldiretti – un sistema obbligatorio di etichettatura completa delle carni bovine che consente di conoscere l’origine della carne acquistata con riferimento agli Stati di nascita, di ingrasso, di macellazione e di sezionamento. Accanto a questo è stato previsto il divieto dell’uso delle farine animali nell’alimentazione del bestiame, il test obbligatorio su tutti i bovini di età superiore a 24 mesi e su tutti i capi malati o sottoposti a macellazione d’urgenza e all’eliminazione degli organi a rischio BSE dalla catena alimentare, che hanno portato a solo 7 il numero di casi di encefalopatia spongiforme bovina (BSE) in Italia nel 2004 rispetto ai 31 del 2003, ai 36 del 2002 e ai 50 individuati nel 2001. Si tratta di un trend positivo che – sottolinea la Coldiretti – apre la strada al ritorno della fiorentina sulle tavole degli italiani nel 2005 con la fine del bando iniziato dopo che il Consiglio dei Ministri agricoli della Unione Europea il 29 gennaio 2001 ha deciso di eliminare la colonna vertebrale dai bovini di età superiore a dodici mesi, condannando dal 31 marzo 2001 la tradizionale bistecca con l’osso ottenuta dalla macellazione di capi di età compresa tra i 18 e i 22 mesi. Una novità positiva che spingerebbe ulteriormente i consumi di carne bovina degli italiani che sono già aumentati del 20 % rispetto ai livelli minimi registrati con il primo caso di mucca pazza.. Nel 2004 – conclude la Coldiretti – gli acquisti domestici di carne bovina delle famiglie italiane del panel Ismea-AcNielsen sono risultati oltre le 400.000 tonnellate (23 chili per famiglia acquirente) per un importo di 3,5 miliardi di Euro.

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