Pratiche enologiche, dibattito fra scienza e tradizione

«Sebbene il vino venga considerato principalmente una bevanda tradizionale, la sua produzione è soggetta ai cambiamenti necessari dettati dalle nuove aspettative dei consumatori ed esigenze del mercato». Con queste parole Ulrich Fischer del Gruppo Esperti “Tecnologie del vino” dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, ha aperto i lavori del convegno “Le pratiche enologiche. Tecniche innovative: tra esigenze di competitività e trasparenza di informazione” tenutosi questa mattina alla Camera di Commercio di Siena in occasione della XIX Giornata Internazionale Vitivinicola. Il convegno, organizzato da Enoteca Italiana in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino e con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ha visto l’alternarsi di prestigiosi esperti internazionali del mondo enologico ed operatori di settore che si sono confrontati su un importante tema di attualità «con l’obiettivo – ha precisato Flavio Tattarini, presidente di Enoteca Italiana – della ricerca di punti di riferimento per una pari opportunità, per regole comuni che potranno avere un peso decisivo sulla competitività, ma anche un confronto per garantire la trasparenza di comunicazione al consumatore».

«La globalizzazione ha cambiato il quadro del settore vitivinicolo anche da un punto di vista legislativo» ha aggiunto Wolfgang Haupt, presidente del Gruppo Esperti “Diritto e regolamentazione” dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino; «progressi anche in ambito biologico – ha precisato M. Amadeu Peixoto De Menezes, presidente del Gruppo “Aspetti sociali del consumo del vino” dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino – ed il settore enologico ha bisogno oggi di nuove valutazioni anche sotto l’aspetto salutistico per la tutela del consumatore».

Dopo le relazioni scientifiche parola poi agli operatori. «Nell’ambito delle pratiche enologiche – ha affermato Renzo Cotarella, amministratore delegato di Marchesi Antinori – è necessario un equilibrio fra aspetto scientifico ed aspetto tradizionale di produzione perché altrimenti si rischia di fare il male del vino. Equilibrio, inoltre, la parola d’ordine anche nella comunicazione delle tecniche innovative che non sempre devono rappresentare la via da percorrere per le nuove sfide del mercato anche alla luce del fatto che il vino italiano ha sempre fatto della qualità e della tipicità i propri valori portanti». Parere favorevole quindi alle nuove tecnologie è stato espresso in generale dagli altri operatori, ma un fermo no all’innovazione che punta alla scomposizione del vino o alla riduzione di questo a semplice bevanda.

Le conclusioni di Teresa De Matteis, dirigente nella direzione generale dell’Ufficio Vino del Dipartimento delle Politiche Agricole e Agroalimentari, che ha affermato: «L’attuale panorama vitivinicolo richiede maggiore coesione fra richieste del mercato globale e innovazione; un percorso, questo, che però non può prescindere dalla storia e dalla tradizione che da sempre contraddistingue il vino italiano. E’ importante quindi continuare la ricerca nel settore così come è altrettanto fondamentale diffondere la conoscenza della ricerca per una produzione corretta e consapevole».

Cristian Lamorte

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