Il numero uno di Wine Spectator, Giacomo Neri, racconta il suo speciale Vinitaly ad agricultura.it

“Il Vinitaly? Un appuntamento a cui non posso mancare, sono presente da oltre venti anni, ed è l’unica fiera del vino a cui partecipo”.

Lo dice – ad agricultura.it – Giacomo Neri, vignaiolo di Montalcino e soprattutto produttore del “Tenuta Nuova 2001”, di Casanova di Neri, riconosciuto come vino numero uno al mondo, nel 2006, secondo l’autorevole Wine Spectator. Ma anche lui è consapevole che quello che inizierà giovedì prossimo, 29 marzo, non sarà un Vinitaly qualunque.

Da quando la rivista americana lo ha incoronato a “re del vino”, l’attenzione nei sui confronti è salita alle stelle. Non che Neri ai grandi vini e ai tanti riconoscimenti non ci fosse abituato, ma essere il numero uno è qualcosa di unico e particolare. Intanto oggi Giacomo Neri è stato protagonista di una conferenza stampa organizzata dalla Provincia di Siena per la presentazione di un grande evento all’interno della kermesse scaligera, dove in una sola degustazione (sabato 31 marzo, ore 11, pad. 8 stand Regione Toscana) saranno presenti i 6 vini senesi che hanno conquistato la Top 100 di Wine Spectator (9 in totale gli italiani), proprio nell’anno in cui questo territorio è stato riconosciuto primo in Italia nella classifica de Il Sole 24 ore per la qualità della vita.

“In effetti – conferma il produttore di Casanova di Neri – c’è grande attesa intorno al primo Vinitaly dopo il riconoscimento; l’impegno sarà quello di gestire una situazione particolare nel migliore dei modi riuscendo a lavorare bene e con tranquillità come nel passato”. Il primo posto di Wine Spectator non lo ha cambiato, nel senso che continua a lavorare quotidianamente con professionalità e passione verso il vino e il territorio “semmai – assicura – adesso ci sono più responsabilità”.

Fino a ieri Neri si trovava negli Stati Uniti, uno dei suoi mercati di riferimento, visto che il 65% del suo Brunello finisce all’estero: “C’è sempre più attenzione verso il Brunello di Montalcino nel mercato Usa – dice ad agricultura.it -, ma credo che il nostro vino se la cavi bene, dopo alcune difficoltà degli anni scorsi, nella maggior parte dei mercati mondiali. Certo che bisogna fare attenzione a mantenere uno standard qualitativo sempre ai massimi livelli. E’ l’unica strada percorribile. L’importante è essere sempre presenti nei mercati, magari anche attraverso aggregazioni e con un sistema del vino compatto”. Ma anche facendo alta qualità non è scontato essere ai vertici: “Uno dei punti di forza – aggiunge – è avere un territorio straordinario, con un microclima eccezionale, un grande vitigno autoctono come il sangiovese ed avere amministrazioni pubbliche che sono attente al mondo produttivo e che impegnano risorse e politiche in questa direzione. Devo ringraziare la Provincia di Siena che mi ha messo in condizione di fare un prodotto eccellente, con fondi messi a disposizione e politiche ad hoc. Un ambiente come il nostro, la cultura, ed un territorio che fa la differenza danno quel valore aggiunto, poi, alla qualità della bottiglia. In pratica il nostro territorio fa si che nei diversi versanti di Montalcino nascano dei vini con caratteristiche differenti tra di loro, per questo da noi non ci sarà mai bisogno di “microzone” del vino come altrove, c’è già la qualità che differenzia le etichette ed un mercato attento ed esigente che sa distinguerle”. Nella filosofia di Giacomo Neri c’è la priorità di fare un grande vino, e non tanto altre strategie di marketing o pubbliche relazioni: “Ci vogliono entrambi – conclude –, ma credo che la qualità della bottiglia conti più dell’immagine. Personalmente continuerò a lavorare come sempre, con una grande attenzione sia in vigna che in cantina”. Insomma, la qualità non si improvvisa, parola di un numero uno.

 

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