Il recupero e la valorizzazione della cultura contadina

Si è tenuta lo scorso 5 e 6 aprile a Rivanazzano, fiorente centro agricolo delle prime colline dell’Oltrepò pavese, la sesta edizione della manifestazione “Fiera d’Aprile. Il paese è in festa”. Sono state organizzate bancarelle lungo le vie del paese, percorsi del gusto, giochi e soprattutto si è tornati a parlare della vacca Varzese, in via d’estinzione e del pane miccone, prodotto tipico della zona con una lavorazione lunga e complessa.

Storia – La fiera d’aprile è nata nella metà dell’800 come fiera del bestiame. Per quattro giorni allevatori e mediatori si davano appuntamento nella località ai piedi della valle Staffora, dando vita ad un importante momento per il commercio e la cultura locale. La manifestazione ha iniziato a perdere d’importanza dopo oltre cent’anni, con l’avvento del trattore e della meccanizzazione dell’agricoltura, e nei primi anni ‘70 si è tenuta l’ultima edizione. Nel 2003 l’associazione Occasioni di Festa ha deciso di farla rivivere come momento di recupero e di valorizzazione della storica cultura contadina.

La vacca Varzese – E’ stato organizzato un momento di approfondimento sulle tematiche dell’allevamento e della preservazione delle razze autoctone. Alcuni esemplari di vacche di razza Varzese (razza autoctona in via d’estinzione) sono stati esposti lungo la via principale di Rivanazzano, e altre razze bovine, ovine ed equine sono state ospitate nei cortili antichi e rappresentativi del paese.

Il pane miccone – Si è parlato anche di pane con il concorso per panettieri, organizzato per stabilire il miccone più rappresentativo dell’Oltrepò pavese. Gli ingredienti per fare il miccone di Strabella sono, acqua, farina tipo 0 o tipo 00, lievito di birra, sale, farina maltata. Per la preparazione occorre unire nell’impastatrice la farina, l’acqua ed il lievito di birra e lasciare amalgamare gli ingredienti per circa dieci minuti. Il prodotto che si ottiene, denominato “biga”, viene estratto dall’impastatrice e lasciato riposare per 10, 12 ore. Successivamente la “biga” viene reintrodotta nell’impastatrice per essere nuovamente lavorata per circa dieci minuti con aggiunta di altra acqua e farina. Si lascia nuovamente riposare l’impasto per ulteriori tre ore, dopo di che lo si lavora ancora una volta con l’impastatrice per circa venti minuti, aggiungendo ancora acqua, sale, lievito di birra e farina maltata. L’impasto ottenuto viene passato nel laminatoio per essere poi spezzato e lavorato a mano sino a quando assume la forma caratteristica del miccone di Strabella. A questo punto, occorre un’ulteriore lievitazione di circa un’ora su appositi telai. Prima di procedere alla cottura viene effettuata, con apposito taglierino, un’incisione su tutta la lunghezza del pane.

Barbara Maccari

Informazione pubblicitaria