Prevenzione contro gli incendi. Solo un Comune su due applica il catasto

La prevenzione è l’unica via possibile per combattere gli incendi. Ed i dati lo dimostrano: nel 2007 anno in cui in Italia si sono verificati oltre 10mila incendi, con decine di morti, una superficie boschiva di 115mila ettari andata a fuoco, e un danno economico di circa 650 milioni di euro, gli incendi nelle aree con una corretta gestione e pianificazione boschiva sono stati di poche centinaia di ettari. Inoltre andrebbe incentivata la legge che impone il catasto degli incendi messa in pratica solo dal 46% dei Comuni italiani. Lo sottolinea il Pefc Italia, il sistema di certificazione per la gestione forestale sostenibile, che analizza i dati dell’anno disastroso (il 2007) per gli incendi in Italia (l’80% dipendono da cause umane), da cui emergono esempi virtuosi in diverse aree boschive in tutta Italia.

Casi virtuosi – Si va dalle aree certificate Pefc del Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia dove nel 2007 il tasso di incendi è stato inferiore allo 0,01% della superficie forestale totale, al caso del Monte Amiata, nel sud della Toscana, dove non si verifica un incendio da 35 anni, ovvero dal 1973. Quando l’incendio è scoppiato – precisa Pefc Italia – anche con grandi mezzi non si evitano i danni se le condizioni meteorologiche sono avverse. Lo dimostra il caso Sardegna 2007: ci sono stati 1.100 incendi per 28mila ettari bruciati, esattamente come 30 anni fa, anche triplicando le forze aeree e il personale (4mila operatori antincendio e 6 elicotteri). Insomma, il numero delle forze in campo non è una garanzia di successo nella lotta agli incendi. 

Prevenzione "dal basso" – Non a caso dopo l’incendio alle porte di Roma dei giorni scorsi anche il sottosegretario Guido Bertolaso ha ribadito che gli incendi si prevengono “dal basso” ovvero facendo pulizia dei boschi “che quasi nessuno fa, tranne alcuni lodevoli esempi nelle regioni del Nord”. Da sottolineare come al nord l’estate 2007 sia stata particolarmente piovosa, ma i dati degli incendi si sono mantenuti in linea con gli anni precedenti. "Gestire i boschi – spiega Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia – è una attività che non si vede, è poco eclatante rispetto agli intervento di un Canadair, ma è la soluzione per combattere il fuoco, perché riduce la pericolosità di eventi catastrofici come frane, incendi e alluvioni. In boschi coperti da un piano di gestione forestale, sono pianificati i tagli per diradare le formazioni forestali troppo dense, le pulizie del sottobosco e il taglio dei rami bassi, la creazione di punti d’acqua intorno ad una viabilità forestale studiata ad hoc, cioè tutte attività che torneranno preziosissime nel caso di un incendio forestale".

Bene la pianificazione – Dove c’è pianificazione emerge una riduzione del pericolo d’incendi forestali: nelle regioni a più alto tasso di gestione forestale la superficie media di bosco incendiato è bassissima (1,2 ettari ad incendio in Veneto, 1,5 ettari in Trentino Alto Adige, 1,8 ettari in Friuli Venezia Giulia, 2,3 ettari in Toscana), al contrario di altre realtà, come le quattro regioni che nel 2007 hanno avuto le più estese superfici incendiate, cioè Calabria (22,9 ettari ad incendio), Campania (14,8 ettari ad incendio), Sicilia (37,0 ettari ad incendio) e Sardegna (26,0 ettari ad incendio).

La "ricetta" del Pefc – "La parola d’ordine è prevenzione – sottolinea Mario Broll, vicepresidente vicario di Pefc Italia -; che si traduce nell’informazione verso la cittadinanza per impedire che l’incendio possa scoppiare, nella efficacia della viabilità forestale nonché nella costruzione di infrastrutture come punti d`acqua e d`atterraggio per elicotteri e nel sostegno e mantenimento del capitale umano dei vigili del fuoco volontari, nel mantenimento della grande identificazione dei proprietari boschivi a tutela del proprio patrimonio. Insomma dove c’è prevenzione c’è bisogno di meno Canadair per rimediare a vere e proprie catastrofi ambientali. In Provincia di Bolzano, ad esempio, operano oltre 10mila vigili del fuoco volontari e sono presenti in tutti i Comuni della provincia e anche nelle piccole frazioni. Questo permette un monitoraggio costante e preventivo che porta a numeri di incendi praticamente inesistenti". E se nel bosco si aggirasse qualche malintenzionato, un continuo monitoraggio sul territorio da parte della popolazione locale e la già fitta “rete” di occhi sarebbero il migliore radar contro ogni principio di incendio doloso. "Gestire i boschi  – prosegue Broll – vuol dire anche fare azione di sensibilizzazione culturale verso i cittadini, che vengono coinvolti e fatti partecipe del fatto che il bosco, oltre a produrre legno e ossigeno e ad assorbire anidride carbonica, tutela l’assetto idrogeologico, crea turismo e mantiene in equilibrio l’ecosistema a valle, cioè quello delle città".

C’è poco catasto – Altro punto cruciale nella lotta agli incendi boschivi risiede nell’applicazione della Legge quadro 353/2000 sugli incendi che prevede il catasto delle aree percorse da incendio: "Purtroppo – precisa Brunori,– ancora oggi i Comuni italiani che fanno prevenzione sono meno del 50 per cento e ancora meno (il 46% secondo i dati del “Dossier Incendi 2008” di Legambiente-Protezione civile) hanno applicato la normativa che impone il catasto post-incendio e che permette di applicare tutti quei divieti necessari – come il cambio di destinazione d’uso dell’area non prima di quindici anni, il divieto di edificabilità per dieci anni e altre attività come il pascolo o la caccia per cinque anni -, che possono scoraggiare le cattive intenzioni". Una norma che modifica anche le logiche dei contributi, ed in parte contrasta il pericolo degli incendi dolosi: ad esempio, non si può fare rimboschimento con fondi pubblici nelle aree incendiate. In alcune aree, come nel Parco dell’Aspromonte in Calabria, i contributi vengono erogati in maniera maggiore se minori sono stati gli incendi. Ci sono ancora differenze fra le regioni più colpite dagli incendi estivi: nel 2006 il catasto era applicato in Liguria prima regione con il 61%, Toscana 43 %, ma anche Calabria, Sardegna e Lazio al 12%, Basilicata all’8% e Sicilia ancora non applicato (0%). La Campania è la regione dove si fanno più campagne informative, 42%; Calabria 3% e Sicilia 4%. La cura dell’ambiente è un elemento fondamentale per la prevenzione degli incendi, ricorda Pefc Italia: dalla viabilità e accessibilità nelle aree boschive, prevedere viali tagliafuoco e l’interruzione di vegetazione, predisporre i punti d’acqua naturali e artificiali necessari per spengere il fuoco (corsi d’acqua, invasi e vasche mobili).

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