Donne ad Agraria è boom. +21,4 % dal 2000 ad oggi

Dal 2000 al 2008 è cresciuta del 21,4% la percentuale di donne che frequentano corsi di laurea del gruppo agrario, portando la presenza femminile a quasi la metà degli studenti totali (45 per cento). Lo ha reso noto il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento al convegno su “Le facoltà di agraria per lo sviluppo del Paese” organizzato dalla Conferenza dei presidi delle Facoltà di Agraria.

Trend – E’ un aspetto – ha aggiunto – di cui va tenuto conto, insieme ai molti altri, quali ad esempio la flessione nelle immatricolazioni e la insoddisfazione dei laureati nei riguardi ai successivi sbocchi professionali nonostante si stia assistendo ad un crescente interesse per la "vita country" con un giovane su quattro di età compresa tra i 25 ed i 34 anni che fa l’orto o il giardinaggio, quasi due milioni di under 35 che scelgono di trascorrere le vacanze in campagna, otto ragazzi su dieci che acquistano prodotti alimentari tipici a denominazione di origine e biologici e il sogno di aprire un agriturismo che è sempre piu’ ricorrente tra le nuove generazioni.

Cambiamento – Anche l’Università deve saper interpretare – ha evidenziato il presidente della Coldiretti – il cambiamento in cui è impegnata l’agricoltura verso un nuovo modello di sviluppo, all’interno di uno scenario di politiche agricole e ambientali europee e di un sistema di compatibilità internazionali in continua evoluzione. Facendo riferimento al progetto lanciato dalla Coldiretti per il Paese “Una filiera agricola tutta italiana”, Marini ha sostenuto che esso richiede una ricerca “agricola”, perché sia utilizzabile dalle imprese agricole, una ricerca libera, svolta in collaborazione con le imprese, e non dominata, come in passato, solo dalla logia dell’industria, della distribuzione e delle multinazionali, perché non sono questi i soli portatori della modernità. Ma il progetto – ha proseguito – necessita anche di una ricerca “italiana”, che sia in grado di approfondire, affermare, sviluppare il made in Italy nella grande arena della globalizzazione e della competizione internazionale, di una ricerca legata alla valorizzazione del territorio e della qualità, come strada maestra per proiettare con successo le imprese e i prodotti locali nella dimensione internazionale”.

Analisi – Solo andando in questa duplice direzione – secondo Marini – “si possono, almeno in parte, respingere le critiche rivolte al fatto che in Italia ci sono troppe facoltà di Agraria, ben 23, un numero elevato per le dimensioni dell’agricoltura e della popolazione italiana. Non sono troppe, ma diventano una risorsa – ha puntualizzato il presidente della Coldiretti – se diventano luoghi di valorizzazione dell’enorme potenziale delle risorse agricole locali nella loro intrinseca differenziazione, se sviluppano una ricerca che punti alla crescita del made in Italy, all’esportazione del nostro modello di sviluppo, alla diffusione delle migliori tecnologie per l’agricoltura locale.

Risorse umane – Il capitale umano – ha detto ancora Marini – è oggi la risorsa fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura e per uscire dalla crisi economica; non credo che sia un caso che molti giovani imprenditori della Coldiretti, tra cui coloro che hanno recentemente partecipato al concorso Oscar Green, premio per l’innovazione realizzato con l’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica – siano laureati in agraria. Un riposizionamento delle facoltà di Agraria verso i settori innovativi che partono dall’agricoltura e integrano le opportunità offerte dall’ambiente, dalla qualità, dalle nuove frontiere dell’alimentazione, dalle energie rinnovabili e dalla tutela del territorio è essenziale per contribuire allo sviluppo umano e professionale dei giovani imprenditori, dei professionisti che operano nella nuova agricoltura e della dirigenza nel nostro Paese. Nel progetto di Coldiretti per il Paese – ha concluso Marini – abbiamo chiesto alla politica “di promuovere la diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività dei sistemi economici, privilegiando le progettualità che dimostrino una chiara ricaduta sul tessuto socio-economico locale, a vantaggio dei produttori agricoli e della filiera agricola tutta italiana” . In questo senso, il nostro interesse per lo sviluppo delle facoltà di Agraria è una componente importante nella nostra strategia sindacale”.

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