Petrini (Marche): una cultura d’aggregazione per rispondere alla crisi

Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Regione Marche Paolo Petrini

Assessore Petrini, come si chiude il 2010 per l’agricoltura della sua regione, faccia un breve bilancio.
In estrema sintesi si può affermare che nel corso del 2010 l’agricoltura regionale ha mostrato una sostanziale tenuta, pur dovendo affrontare come gli altri settori la profonda crisi dell’economica mondiale. In riferimento ai singoli più importanti settori produttivi si può evidenziare che: 
– il settore cerealicolo sembra aver superato la fase più acuta della crisi che si è verificata nel corso del 2009. I prezzi a quintale sono passati dai minimi di 14-15 euro/qle agli attuali 24-25 euro/qle. Tali valori sono in linea con i costi di produzione medi unitari e quindi consentirebbero di assicurare perlomeno la sopravvivenza delle aziende. Obiettivo del settore è quello di ottenere ovviamente prezzi più elevati, ma ancor di più quello di avere garanzie sulla stabilità dei prezzi che possa consentire una razionale programmazione dell’attività aziendale. La Regione incoraggia la realizzazione di accordi filiera in grado di perseguire tali obiettivi;
– il settore vitivinicolo nel suo complesso sembra reggere il confronto con il mercato, nonostante il continuo calo dei consumi di vino. Peraltro la situazione si presenta molto diversificata al suo interno. Le aziende che puntano sulla qualità delle produzioni e che hanno attivato incisive strategie commerciali, potranno chiudere in positivo il bilancio 2010. Al contrario le imprese che non dedicano sufficienti risorse alle politiche di qualità e di mercato risultano essere in profonda crisi economica. La Regione assicura un efficace sostegno al settore, specie con aiuti alla promozione dei vini;
– per quanto riguarda il settore dei bovini da carne, si è assistito ad una sostanziale tenuta dei prezzi per tutto il 2010, che si sono mantenuti ai livelli del 2009, nonostante all’inizio dell’anno la domanda sia risultata piuttosto debole. Grazie alla qualità delle produzioni regionali, infatti, ed alla organizzazione della relativa filiera, il mercato ha garantito prezzi sufficienti alla remunerazione dell’attività zootecnica. Il sostengo regionale si esplica attraverso azioni volte al potenziamento della filiera;
– il settore suinicolo in forte crisi all’inizio dell’anno, a causa di prezzi di mercato inferiori ai costi vivi di produzione, si è ripreso nella seconda metà dell’anno grazie ad un aumento di circa il 20% del prezzo delle carni (1,2 Euro/Kg contro 1,0 Euro di inizio anno). In questo settore è molto forte l’esigenza di valorizzare la produzione con incisive azioni a favore della qualità, che consentano di uscire dalla attuale logica di competizione sul mercato globalizzato;
– l’andamento del settore del latte bovino è stato analogo a quello dei suini: prezzi ad inizio anno non in grado di coprire i coti di produzione (0,32 euro/Kg); prezzi attuali appena sufficienti a coprire tali costi (0,36 Euro/Kg). Il prezzo pagato per il latte di alta qualità è di circa 1-2 centesimi superiore al latte standard, che garantisce però soltanto la copertura dei maggiori costi di produzione;
– l’attività di produzione del latte ovino risulta maggiormente remunerativa grazie al maggior valore aggiunto acquisito dall’allevatore con la trasformazione aziendale del latte in formaggio. Il settore della carne ovina, pur presentando un andamento di mercato sufficiente a garantire l’economicità dell’impresa, presenta margini di miglioramento legati ad una maggiore organizzazione della filiera;
– il settore dell’allevamento industriale (polli ed uova) ha retto la competizione del mercato, anche grazie alla concentrazione di impresa (polli) avvenuta nel 2009. La formula di allevamento della soccida, presente in maniera diffusa nelle Marche, unitamente ad efficaci strategie industriali di mercato, sembra quindi garantire ancora una importante alternativa produttiva per gli agricoltori marchigiani che hanno completamente perso nel corso degli ultimi anni la possibilità di produrre la barbabietola da zucchero;

La Conferenza delle Regioni e Province autonome ha recentemente presentato un documento unitario sulla riforma della PAC: quali sono le aspettative principali dalla prossima Politica Agricola Comune per le Marche?
Il documento delle Regioni e Province autonome rappresenta uno dei contributi dei vari Stati Membri alla costruzione della nuova politica agricola comune. La stessa Commissione Europea ha pubblicato un proprio documento nel quale propone soltanto alcune opzioni politiche generali, al Parlamento Europeo ed al Consiglio. È quindi sicuramente prematuro cercare di comprendere quali saranno gli effetti reali della PAC 2014-2020 sulla nostra Regione, non avendo ancora a disposizione neanche le bozze di regolamento, che si prevede saranno disponibili a metà 2011. Le scelte sostanziali, peraltro, si faranno solo dopo le decisioni sulle prospettive finanziare UE 2014-2020, che potrebbero determinare tagli notevoli alle risorse per il primo pilastro della PAC.
Tuttavia possiamo avanzare alcune ipotesi sulla direzione in cui andrà la riforma:
– la novità più importante è sicuramente rappresentata dalla modifica del Pagamento Unico Aziendale. Sino ad oggi tale contributo è stato erogato sulla base delle attività storicamente svolte da alcune aziende, mentre dal 2014 tale pagamento sarà in parte suddiviso tra tutti gli agricoltori, con una maggiorazione per le aziende di montagna ed in parte sarà erogato a fronte di servizi ambientali erogati dalle imprese. L’impatto sulle aziende regionali sarà notevole per tutte quelle aziende che storicamente basavano gran parte del proprio reddito su tale premio unico. Queste dovranno necessariamente rivedere le proprie strategie produttive riorientandosi al mercato e garantendo l’erogazione di servizi ambientali. Le aziende montane e delle altre aree svantaggiate potrebbero d’altro canto ricevere un sostengo apprezzabile;
– uno spunto positivo presente nel documento della Commissione Europea è poi rappresentato dalla volontà di sostenere soltanto gli agricoltori attivi, eliminando le attuali distorsioni che hanno portato in alcuni casi al finanziamento delle posizioni di rendita legate al possesso del terreno e non alla vera attività agricola;
– è inoltre indicata la volontà di sostenere maggiormente le imprese che garantiscono un elevato impiego di manodopera con prevedibili positivi riflessi sul mantenimento dell’occupazione;
– una novità di rilievo è quindi rappresentata dalle misure di mercato, attraverso le quali si intende fronteggiare la crescente volatilità dei prezzi agricoli, attraverso il miglioramento del funzionamento delle filiere agroalimentari e la creazione di fondi per la gestione del rischio; 

Quali sono le principali criticità e gli attuali punti di forza del settore nella sua regione?
Schematizzo di seguito alcune delle criticità che mi sembrano più rilevanti:
– nonostante un parziale riorientamento produttivo degli ultimi anni, vi è ancora un eccessiva specializzazione cerealicola che come è noto è soggetta alle forti fluttuazioni dei prezzi mondiali;
– forte frammentazione della base produttiva composta da decina di migliaia di aziende agricole di piccola dimensione;
– scarsa capacità di aggregazione e di organizzazione dell’offerta che consenta di ottenere un sufficiente peso decisionale all’interno della filiera;
– basso livello medio della capacità imprenditoriale degli agricoltori anche a causa della loro elevata età media. Il mancato ricambio generazionale, rallenta gli investimenti e l’innovazione aziendale, sia a livello di produzione che di commercializzazione dei prodotti;
I punti di forza (in alcuni casi ancora solo opportunità):
– un territorio ancora molto ben preservato, che garantendo un elevato livello qualitativo del paesaggio, può rappresentare una risorsa in termini di turismo rurale e di legame positivo in termini di immagine con le produzioni locali;
– la presenza ancora notevole di tradizionali produzioni di qualità;
– una adeguata capacità imprenditoriale dei giovani imprenditori di nuovo insediamento;
– il progressivo affermarsi di una cultura di aggregazione, quale risposta alle difficoltà di mercato ed al mutamento della politica agricola comunitaria 

Infine, dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura delle Marche.

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Speciale bilancio 2010 con gli assessori regionali

agricultura.it

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