Parmigiano-Reggiano, quotazioni al +19%. Cresce l’export (+12%)

Il mercato del Parmigiano-Reggiano si è chiuso nel 2010 senza record, ma per  ritrovare quotazioni analoghe occorre risalire al 2003, quando il prodotto registrò una media annua di 9,25 euro/kg. Da allora iniziò una progressiva flessione interrottasi solo negli ultimi due mesi del 2009, quando si è avviata una ripresa che a fine 2010 ha visto risalire i prezzi ad una media di 9,14 euro/kg, con un incremento del 19% sull’anno precedente e un +23,5% sul 2008, quando la media risultò pari a 7,40 euro/kg.

Crescita – I valori appaiono peraltro in crescita: se le quotazioni del 2010 riferite alla produzione 2009 sono andate oltre i 9 euro/kg, la produzione dei primi mesi 2010 commercializzata nello stesso anno ha fatto segnare una media di 10,34 euro/kg. “Dopo anni di quotazioni al di sotto dei costi di produzione – sottolinea il presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano, Giuseppe Alai – il 2010 ha finalmente segnato una decisa inversione di tendenza, ed è un evento tutt’altro che casuale: tre anni di flessione produttiva, l’ottimo andamento delle esportazioni e le azioni di ritiro effettuate nel 2008 e nel 2009 da parte dell’Agea, associate a quelle messe in atto dallo stesso Consorzio per le azioni promozionali sui mercati esteri (131.000 forme nel biennio), hanno consentito una forte riduzione delle scorte e il conseguente rilancio del mercato, confermando il fatto che una gestione ordinata dei flussi produttivi resta la più efficace arma per la tutela dei redditi dei produttori”.

Giacenze – Il buon andamento del Parmigiano-Reggiano è confermato anche da altri valori: le giacenze, a novembre, risultavano  in calo del 13,3% sull’anno precedente, e alla flessione dei consumi interni, pari all’1,2%, corrispondeva un incremento dell’export del 12%, ovvero cinque punti in più rispetto al 7% del 2009; la quota indirizzata oltre i confini nazionali sale così al 30%, ed incrementi record si sono registrati negli USA (secondo mercato dopo la Germania) con il 30% e in Giappone (+20%), mentre nella UE la crescita è stata dell’8,9%, del tutto analoga a quella del 2009.

Produzione – La produzione è intanto salita del 2,44%, portandosi a 3.018.260 forme: un numero sostanzialmente allineato con la produzione 2008 e in crescita di 72.000 unità rispetto al 2009. “Proprio su questo versante – spiega Alai – sono state assunte decisioni importanti da parte dell’ultima assemblea dei quasi 400 caseifici aderenti al Consorzio, che ha votato un prolungamento di piani produttivi che per il 2011 e nel successivo biennio prevedono un incremento annuo dello 0,8%: l’obiettivo è quello di assicurare maggiore stabilità al settore e, soprattutto, una difesa attiva del reddito dei produttori, vero parametro di riferimento per un comparto che già a metà del decennio scorso registrò, in tre anni, un aumento della produzione di 150.000 forme (il 4,5% della produzione),  cui ha però corrisposto un calo del valore del prodotto pari al 24%”. La stabilità del settore non è però legata solo alla “gestione ordinata della produzione”, così come il bilancio dell’annata non si riconduce alle sole cifre.

Strategie del Consorzio – “Nel 2010 – sottolinea Alai – si sono aggiunte decisioni e atti importanti per lo sviluppo del comparto e la tutela dei consumatori. Le riforme statutarie adottate ad aprile hanno ampliato il peso dei consorziati nel governo del Consorzio (già protagonisti della prima assemblea non più limitata ai soli delegati), con una maggiore corresponsabilità e più alti livelli di coesione sulle decisioni e sulle azioni che riguardano quasi 3.500 allevamenti; la creazione della società commerciale “I4S”, interamente controllata dal Consorzio, ha offerto uno strumento in più per la gestione dei rapporti con Agea (alla quale ha consegnato quasi 32.000 forme oggetto di ritiro) e con il mondo degli esportatori (con ritiri appositi di prodotto selezionato a 18 mesi col marchio EXTRA destinato all’estero), mentre le modifiche del disciplinare di produzione, che finalmente ha avuto il via libera dalla UE, aggiungono forti impegni dei produttori ad esclusivo beneficio della tutela dei consumatori e dell’immagine del prodotto”.

Novità – “Un insieme di norme giunte a buon fine dopo sette anni – sottolinea il direttore del Consorzio, Leo Bertozzi – che tra le novità più importanti registra il confezionamento del Parmigiano-Reggiano nella zona di produzione ed il rafforzamento del legame con il territorio sia per quanto riguarda l’alimentazione delle bovine (sale la quota di foraggio aziendale) che la loro provenienza, con una “quarantena” di quattro mesi per quelle provenienti da altre filiere produttive”. "Una misura cautelativa importante – osserva Bertozzi – per evitare l’introduzione, nella filiera del Parmigiano-Reggiano, di animali che potrebbero essere stati alimentati con prodotti non previsti o espressamente vietati dal disciplinare, quali, ad esempio, prodotti insilati. Viene inoltre ribadito il divieto di additivi e l’obbligo, nei caseifici, di utilizzare, anche per altre produzioni, esclusivamente latte prodotto secondo il disciplinare del Parmigiano-Reggiano". “Sul versante della tutela del consumatore – conclude Bertozzi – nel 2010 sono state effettuate 1.898 visite ispettive su strutture di distribuzione e di confezionamento, cui si sono aggiunti 227 campioni di Parmigiano-Reggiano grattugiato sui quali sono state effettuate analisi di laboratorio e 869 verifiche sui caseifici”.

Caseifici e forme: variazioni 2009-2010

Bologna
Caseifici – 2009: 10 – 2010: 10
Forme – 2009: 66.752 – 201064.950 – var%: -2,70

Mantova
Caseifici – 2009: 28 – 2010: 27
Forme – 2009: 306.399 – 2010: 316.942 – var%: 3,44

Modena
Caseifici – 2009: 83– 2010: 81
Forme – 2009: 577.576 – 2010: 595.624 – var%: 3,12

Parma
Caseifici – 2009: 176 – 2010: 166
Forme – 2009: 1.091.705 – 2010: 1.108.092 – var%: 1,50

Reggio Emilia
Caseifici – 2009: 112 – 2010: 108
Forme – 2009: 903.952 – 2010: 932.652 – var%: 3,17

Totale
Caseifici – 2009: 409 – 2010: 392
Forme – 2009: 2.946.384 – 2010: 3.018.260 – var%: 2,44

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