Pesca, il caro gasolio affonda il settore ittico

Nel giro di un anno il caro gasolio nel settore ittico ha bruciato 35 milioni di euro aggravando una situazione già difficile per le marinerie italiane a causa del crollo della produzione. L’allarme viene da Coldiretti ImpresaPesca sulla base di una analisi al primo trimestre 2011 che evidenzia un aumento del 40 per cento in un anno dei prezzi del carburante per i pescherecci.

Aumento degli aiuti – E’ dunque positivo – sottolinea Coldiretti impresa Pesca – l’invito venuto dal Parlamento europeo che ha sollecitato la Commissione Ue e prevedere un’apposita misura per elevare l’importo massimo degli aiuti de minimis all’impresa da 30mila a 60mila euro per almeno tre anni. “L’elefante europeo si è mosso – sottolinea Tonino Giardini, responsabile di Coldiretti ImpresaPesca – e ora sperando in un sollecito riscontro della Commissione, l’onere passerà alle amministrazioni nazionali e regionali che dovranno raccogliere l’invito del Parlamento UE mettendo a disposizione  le risorse necessarie per sostenere la produzione ma anche per riequilibrare la filiera ittica”. Una soluzione – secondo Coldiretti Impresa Pesca – potrebbe venire anche dal CIPE. “I quindici milioni destinati alla pesca nel riparto delle risorse del Fondo infrastrutture per la rete commerciale vanno destinate senza indugio a queste finalità – spiega Giardini– per cercare di tamponare una situazione ormai gravissima dove il mercato e la rete commerciale rappresenta un anello debole del sistema e del reddito di impresa”.

I numeri – Nei primi mesi del 2011 si è registrato un crollo del 50 per cento delle quantità di pescato in Adriatico, mentre le importazioni di prodotto straniero sono aumentate dell’11 per cento in valore, secondo i dati Istat sul commercio estero relativi al mese di febbraio. Da qui la richiesta avanzata da Coldiretti ImpresaPesca di un fermo da attuarsi a breve termine, accolta dal Ministero delle Politiche Agricole, che ha annunciato l’intenzione di promuovere uno stop alle attività di 45 giorni per consentire il ripopolamento delle risorse. “Un provvedimento necessario – sottolinea Giardini – anche se è chiaro che la politica della pesca non può limitarsi al fermo, ma deve prevedere altre misure, a partire dalla realizzazione dei distretti di pesca, per dare una governance al sistema produttivo, al migliore accesso al credito per le imprese ittiche ed allo sviluppo di forme assicurative dell’attività e delle strutture di impresa, da tempo richieste in particolare dall’acquacoltura”.

Le richieste – Coldiretti ImpresaPesca chiede anche il rafforzamento della tracciabilità della filiera dell’ittico in maniera più chiara soprattutto per i prodotti di importazione anche con i “menù della ristorazione”, avviando progetti di promozione del Made in Italy secondo i principi del km.0. Le stesse organizzazioni dei produttori devono fare da anello di congiunzione tra produzione e mercato. Occorre poi – conclude ImpresaPesca Coldiretti – chiudere in termini brevi con Bruxelles le questioni in ballo sul Piano Nazionale Pesca, in particolare per la deroga per le distanze operative dalla battigia per lo strascico in Tirreno e per le draghe idrauliche in genere, ed inoltre la soluzione dell’attesa problematica con l’Ue per la tolleranza nelle confezioni nella selezione meccanica dei molluschi-bivalvi in riferimento ai limiti della taglia minima.

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