Rabboni (Emilia Romagna), sistema agricolo ai vertici europei, ma questa Pac non mi piace

Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Regione Emilia Romagna Tiberio Rabboni

Assessore Rabboni, che 2011 è stato per l’agricoltura della sua regione, faccia un breve bilancio

Le stime dell’annata agraria appena conclusa indicano un aumento della produzione lorda vendibile di circa tre punti percentuali sull’anno precedente  che registrò un ottimo + 11%. Sono andate bene le produzioni di cereali (+14%), gli allevamenti (+10%) e il vino (+9%); male invece gli orticoli (-11%) e soprattutto la frutticoltura (-22%). I migliori andamenti di prezzo all’origine si sono verificati per frumento duro, barbabietola, vino, carni e latte; i peggiori per patate, cipolle, cocomeri, fragole, pesche, nettarine, susine e pere. L’ortofrutta e’ stata penalizzata dalla psicosi della Eschirichia Coli e da una vera e propria congestione di prodotto immesso sul mercato nel ristretto periodo del consumo estivo. Un fenomeno non nuovo, che evidenzia l’incapacita’ dei produttori di regolare l’offerta e la qualità del prodotto commercializzato, nonche’ dell’Europa di offrire agli agricoltori validi strumenti di prevenzione delle crisi e di stabilizzazione dei redditi.

Cosa le piace e cosa non le piace della proposta di riforma della Pac, presentata recentemente (12 ottobre) dalla Commissione Europea, per quanto riguarda la sua regione?

Non mi piacciono molte cose: il criterio della superficie per la determinazione dei budget nazionali, il greening cosi’ come e’ stato proposto, la mancanza di sostegni all’agricoltura di qualita’, il fatto che le politiche per la stabilizzazione del reddito (assicurazioni e fondi mutualistici) siano collocate nelle attivita’ di sviluppo dei territori rurali in competizione con altre priorita’ e non nei pagamenti diretti alle imprese, la inadeguatezza delle cosiddette politiche di mercato,di quelle per il contrasto alla volatilita’ dei prezzi internazionali o, ancora, il silenzio sul riequilibrio dei rapporti tra agricoltura e Grande Distribuzione. Tutto il resto mi piace. Obiettivamente pero’ non e’ molto. La proposta Ciolos va cambiata profondamente, a partire innanzitutto dalla vecchia idea che la ispira. Quella per la quale il budget agricolo va giustificato agli europei con finalita’ squisitamente ambientali dal momento che l’approvvigionamento del cibo puo’ essere assicurato dal mercato mondiale a prezzi inferiori. Non e’ piu’ vero. Nel mondo si sta aprendo una forbice drammatica tra domanda e disponibilita’ di cibo. La PAC deve porsi l’obiettivo di concorrere attivamente al ridimensionamento di questa forbice e dunque premiare la crescita ambientalmente sostenibile delle produzioni agricole ed alimentari e non la mera propieta’ o il disimpegno produttivo.

Quali sono i principali punti di forza e le maggiori criticità della “sua” agricoltura?

Tra i punti di forza sicuramente l’alta qualità delle produzioni, la loro distintivita’ ed affidabilita’, la stretta compenetrazione con le attivita’ di conservazione, trasformazione e valorizzazione commerciale, un elevato livello di adesione  alle reti d’impresa per la commercializzazione, assistenza tecnica e l’innovazione,  una grande realta’ cooperativa e una significativa presenza di distretti produttivi agroalimentari. I principali punti di debolezza sono la piccola dimensione delle imprese, l’elevata eta’ media dei conduttori e una ancora insufficente coesione dentro le filiere e tra le reti di impresa e i gruppi cooperativi per una più efficace regolazione dell’offerta, la ottimizzazione dei costi di struttura, l’innovazione e l’internazionalizzazione.

Fra i problemi del mondo agricolo la forse eccessiva burocrazia: quali sono le principali azioni fatte in questa direzione e quelle in programma?

Lo scorso 7 dicembre l’Assemblea legislativa regionale ha approvato, su nostra proposta, un provvedimento di semplificazione in agricoltura che riduce i controlli in azienda, introduce per alcune procedure meccanismi di silenzio-assenso e la possibilità per gli agricoltori di trasportare i contenitori vuoti di fitosanitari senza dover ricorrere a ditte specializzate. La novità più importante è sicuramente l’istituzione del Registro Unico dei Controlli (Ruc) che per la prima volta in Italia chiama la Regione, le Province, le Comunità Montane-Unioni di Comuni, l’Agenzia per i pagamenti agricoli, i servizi veterinari delle Usl e l’Arpa ad avvalersi di un unico archivio informatizzato in cui registrate i controlli svolti e quelli programmati con l’obiettivo di razionalizzare le attività di ciascuno e di evitare duplicazioni. L’archivio una volta avviato potrà essere allargato ad altri soggetti pubblici deputati ai controlli aziendali a partire da quelli statali, quali INPS, INAIL, Ispettorato del Lavoro. Da un paio d’anni è inoltre possibile gestire da casa le pratiche agricole attraverso internet e l il dispositivo di firma digitale.

Infine, dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura dell’Emilia Romagna.

Obiettivamente ci collochiamo ai vertici europei per professionalità degli addetti, distintività ed affidabilità delle produzioni, diffusione dei sistemi organizzati d’impresa. Da questo punto di vista il voto non può che essere alto. Tuttavia se mi si chiede di considerare tra gli indicatori anche il grado di turn-over generazionale, l’età dei conduttori, la redditività media dei capitali impiegati, le tendenze agricole delle nostre montagne allora il voto si abbassa di parecchio. Sono problemi che condividiamo con il resto d’Italia e per questo ci sentiamo determinati a reclamare una PAC 2014-20 all’altezza della situazione e delle aspettative.

Susanna Danisi

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