Suinicoltura: valorizzazione e ricerca per uscire dalla crisi

La via d’uscita dalla crisi della suinicoltura italiana deve passare anche attraverso la valorizzazione, la ricerca e l’informazione. Sono i punti chiave del convegno “Strumenti e politiche per la valorizzazione delle carni suine: esperienze europee a confronto”, organizzato presso la Sala B del Padiglione 11/12 da Fieragricola in collaborazione con il Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere agricole). All’incontro erano presenti, tra gli altri, Gabriele Canali, direttore del Crefis, Maurizio Gallo (Anas) e Lorenzo Fontanesi, presidente Opas e Unapros. L’argomento è più che mai attuale: la filiera suinicola italiana è da tempo in difficoltà, schiacciata dal graduale impoverimento del patrimonio zootecnico, dalla concorrenza straniera e da un cronico calo delle quotazioni.

Casi
– L’analisi è partita da due esempi europei, quello spagnolo e quello britannico. Il caso iberico è stato presentato da Juan Luis Criado, esperto del settore suinicolo locale, che ha messo l’accento sull’importanza delle produzioni Dop spagnole. In particolare, Criado ha illustrato le soluzioni messe in campo negli ultimi anni dall’Asici (Asociación Interprofesional del Cerdo Ibérico). Il rilancio del prosciutto iberico è passato attraverso un rigoroso programma, che ha incluso l’adozione di un sistema di etichettatura appropriato, un piano di tracciabilità e l’avvio di un “tavolo del Suino iberico” con la partecipazione di consumatori, produttori e trasformatori. Un sistema, quello dell’Asici, finanziato equamente da allevatori e macellatori, che reinveste nella promozione la fetta più vasta dei propri fondi (l’80 per cento), con il restante 20 per cento suddiviso nel settore ricerca (rivolta al miglioramento della qualità) e nell’osservatorio, che si occupa di sviluppare report di mercato e supportare il processo decisionale. Il caso inglese, illustrato dalle ricercatrici del Crefis Isabella Casella e Maria Giovanna Righetto, è partito dall’analisi della crisi interna del 2008 per arrivare fino alle più recenti iniziative mirate a valorizzare la suinicoltura locale. Il Regno Unito, caratterizzato dall’assenza di produzioni Dop e da una scarsa presenza di Igp (appena tre i prodotti certificati), ha scelto la strada del sostegno alla produzione nazionale, adottando progetti mirati ad aumentare la trasparenza verso i consumatori (anche attraverso la citazione dell’origine regionale in etichetta) e ad incentivare la collaborazione di filiera. Dopo gli esempi stranieri, è toccato a Maurizio Gallo, direttore dell’Anas (Associazione nazionale allevatori suini), analizzare le criticità della filiera italiana. Gallo ha da subito messo l’accento sull’importanza della corretta selezione genetica, individuata dal direttore dell’Anas come “uno strumento determinante per proteggere la suinicoltura italiana e contrastare la logica dello schiacciamento del prezzo verso il basso”. Il rilancio della suinicoltura, ha evidenziato Gallo, dovrà necessariamente passare da una maggiore valorizzazione dei prosciutti Dop, per evitare il rischio della “sostituibilità” dei prodotti certificati con quelli generici. Sarà inoltre fondamentale raggiungere un livello più alto di efficientamento della filiera, che oggi scarta un quarto del prodotto complessivo a causa dei difetti riscontrati in fase di lavorazione.

 

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