Qualità del territorio nell’anteprima della vendemmia nell’astigiano

Qualcuno lo ha definito simile al ballo delle debuttanti, altri alla presentazione di una classe di bimbi un po’ monelli, ma con grandi potenzialità di crescita e successo. Sta di fatto che l’Anteprima Vendemmia organizzata da Confagricoltura Asti (partner tecnico Agrinsieme Moscato), che si è svolta venerdì 24 ottobre nell’aula magna dell’Università di Asti, con non solo dati e numeri della raccolta ma anche la degustazione guidata di Alta Langa, Barbera, Nebbiolo, Ruché e Moscato appena spillati dalle autoclavi, ha fornito numerosi spunti di riflessione sulla raccolta 2014 delle uve da cui si ottengono alcuni dei più importanti vini piemontesi. «Non fosse altro perché, per la prima volta, insieme a numeri e dati, abbiamo fatto assaggiare in prima assoluta quelli che saranno i vini piemontesi vinificati dai grappoli appena vendemmiati» ha fatto notare il direttore di Confagricoltura Asti, Francesco Giaquinta al quale è toccato commentare i dati raccolti su un significativo campione di viticoltori e Cantine vitivinicole dell’Astigiano che, giova ricordarlo, è tra le province italiane più vocate alla coltivazione della vite.

Due i parametri, strettamente legati tra loro, che, quest’anno più che mai, hanno condizionato la vendemmia: l’andamento climatico e le fitopatologie che hanno attaccato la vite a causa del maltempo. In questo senso i dati raccolti da Confagricoltura Asti indicano un vigneto che per il 72% ha sofferto del clima non favorevole. Per quanto riguarda le malattie della vite che hanno influenzato la vendemmia al primo posto c’è la Flavescenza dorata (12,24%) seguita, ma distanza, da altre due fitopatologie: Peronospora (5,20%) e Bodritis (3,07%).

Nonostante il meteo inclemente con un’estate “non estate” caratterizzata da temperature basse, piogge persistenti e malattie, la qualità della vendemmia astigiana è comunque da ritenersi ottima. Ha detto ancora Giaquinta: «Non siamo davanti ad una performance da Oscar, ma in ogni caso l’annata 2014 ha avuto una quantità e qualità di uva che meritano le tre stelle. Diverso il discorso per la quanto riguarda l’aspetto di sanità dei grappoli: compromesso da clima e malattie, la raccolta 2014 merita 2 stelle».

Una sola stella «e in rosso» per quanto riguarda la voce “soddisfazione economica”. Ha spiegato Giaquinta: «È il dente dolente della filiera. Ad oggi non abbiamo ancora una remunerazione adeguata delle uve che restano ancorate a prezzi determinate da variazioni di mercati e di congiunture che mettono ogni anno a dura prova la tenuta economica del sistema vigneto, fatto di gente che lavora e suda sotto il cielo e il cui lavoro è esposto a tanti, troppi fattori esterni».

I produttori – Andrea Faccio, produttore vitivinicolo con vigne nell’Astigiano (Canelli e Agliano Terme), ha parlato della vendemmia in Piemonte, una delle regioni più viticole d’Italia e della situazione dei vini sui mercati nazionale e esteri. «Per mesi, a torto, si è parlato di vendemmia problematica in Italia e in Piemonte. Non è stato così. Bisogna imparare a comunicare al meglio le nostre agroeccellenze». Quindi uno sguardo ai mercati nazionale ed esteri: «L’Italia al palo sconta la crisi economica. Dobbiamo fare sforzi per rilanciare i consumi. All’estero per fortuna va meglio. Ma anche qui gli intoppi non mancano. C’è da lavorare sul marketing, lanciare il nome Piemonte che è conosciuto. Fare squadra altrimenti si rischia di essere sorpassati da competitor più agguerriti e organizzati». Elio Pescarmona, enologo e direttore della Cantina Tre Secoli di Mombaruzzo, ha analizzato la vendemmia di due vitigni simbolo del Piemonte: Barbera e Moscato.«Per il Moscato non ci sono stati particolari problemi. Più articolato il discorso della Barbera. Tuttavia entrambe le vendemmia sono andate bene e daranno ottimi vini». Bruno Rivella, enologo e già presidente Onav, ha parlato della vendemmia di altre tre tipologie che fanno grande l’enologia piemontese: Nebbiolo, Ruché e Pinot e Chardonnay i vitigni che servono a fare l’Alta Langa. Rivella ha ricordato la storia del Ruché, vitigno quasi scomparso e celebrato più all’estero che in Italia; ha ricordato le caratteristiche del Nebbiolo, base di molti vini nobili come il Barolo e il Barbaresco; e lodato le enormi potenzialità dell’Alta Langa, lo spumante brut bianco che sta conquistando sempre più consensi: «Ma per favore non paragoniamolo allo Champagne o al Franciacorta – ha detto Rivella -. L’Alta Langa è frutto dell’imprenditorialità e della tecnologia piemontese che sa esportare in tutto il mondo. È questo che dobbiamo ricordarci sempre».

Istituto agrario – Infine c’è stata la degustazione guidata, curata dai ragazzi dell’Istituto Agrario “Penna” di Asti, dei cinque vini ottenuti dai vitigni vendemmiati. Pescarmona e Rivella hanno illustrato caratteristiche presenti e future di quello che diventeranno i prodotti della vendemmia appena entrati in cantina. Un’anteprima completa, dunque, per sbirciare già ora i vini che saranno sugli scaffali a partire dai prossimi mesi: il primo in assoluto sarà il Moscato d’Asti già disponibile per i brindisi natalizi e di fine anno. Seguiranno i rossi. L’ultimo l’Alta Langa, lo spumante metodo classico che può essere commercializzato dopo non meno di 30 mesi di affinamento in bottiglia o, nella versione Riserva, non meno di 3 anni. «Abbiamo valutato vini ancora in fasce, immaturi, ma che hanno già ben presenti le caratteristiche di quello che saranno quando diventeranno vini pronti, “adulti”: grandi eno-eccellenze piemontesi per far brindare tutto il mondo» ha concluso Rivella.

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