Bollicine autoctone. I consumatori dicono sì. Tre su quattro disposti a pagarle di più

Il Soave Durello in degustazione

Nove consumatori su dieci si dicono disposti ad acquistare uno spumante “alternativo” (un prodotto di nicchia, spesso fatto con vitigni autoctoni) e di questi il 76% è disponibile anche a versare un sovraprezzo rispetto a quanto oggi pagato in media per una bottiglia di bollicine. Questo quanto emerso dall’ultima indagine di Wine Monitor, curata dalla società di studi economici Nomisma e commissionata dal Consorzio di Tutela del Lessini Durello al fine di identificare il consumatore tipo dello spumante berico-scaligero. I risultati sono stati presentati in occasione di Durello&Friends, il festival delle bollicine di Verona e Vicenza, che quest’anno si è tenuto a Roma.

Il Soave Durello in degustazione
Il Soave Durello in degustazione

Quando è alternativo L’indagine, svolta su un campione di circa 1.000 consumatori di vino in età compresa tra 18 e 65 anni attraverso la somministrazione di un questionario a prevalente risposta chiusa tramite metodologia CAWI, ha confermato che ancora pochi italiani (2 su 10) conoscono il Durello, che però gode di spazi di mercato e prospettive di crescita assolutamente uniche in quanto spumante alternativo. Tre secondo i consumatori intervistati sono le caratteristiche che uno spumante deve avere per definirsi “alternativo”, ovvero zona di produzione circoscritta, appartenenza ad una Denominazione e produzione da vitigni autoctoni. La diffusione limitata e la scarsa riconoscibilità del marchio non risultano, invece, discriminanti e possono trasformarsi in un valore aggiunto.

Durello and FriendsMercato favorevole Alla luce di quanto emerso dall’indagine di Wine Monitor, si può dunque affermare che il Lessini Durello gode oggi di uno scenario di mercato favorevole, a cui contribuisce certamente anche lo “sdoganamento” dello spumante, che da vino delle occasioni particolari sta assumendo sempre più i connotati di un vino adatto a tutte le stagioni e ai diversi momenti della giornata, dall’aperitivo a tutto pasto. Una tendenza, quest’ultima, che si sta consolidando sia in Italia che all’estero e che ha permesso al nostro paese di diventare il primo esportatore mondiale di vini sparkling, arrivando oggi a pesare per il 40% nei volumi di tutti gli spumanti commercializzati nel mondo.

Obiettivi Lo studio, voluto dal Consorzio per comprendere meglio il fenomeno degli spumanti di territorio e per tratteggiare il profilo di questo specifico consumatore, prosegue di fatto un ampio lavoro di analisi svolto tre anni fa, in collaborazione con AIS, e focalizzato invece sulla figura del sommelier.

 

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