Vitigni resistenti ai funghi. Come difendersi senza uso di fitofarmaci

Vitigni resistenti ai funghi. Quali metodi per ridurre l’uso di fitofarmaci in agricoltura. Domani Veneto Agricoltura presenta (spazio Regione Veneto Pad. 4 – Stand 4, ore 11.00) i primi risultati di un’interessante attività di ricerca e sperimentazione orientata alla riduzione dell’utilizzo dei fitofarmaci in viticoltura. Il progetto, denominato “PIWI” (acronimo di pilzwiderstandfähig, ovvero vitigni resistenti ai funghi) punta ad individuare soluzioni ad un problema serio per i viticoltori, specie di fronte agli evidenti mutamenti climatici in atto, ed agli orientamenti dei consumatori che sempre più preferiscono prodotti frutto di un’agricoltura sostenibile e a basso impatto ambientale.

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foto presa da “La vite è bella” BLOG

Seguirà una degustazione guidata di alcuni vini prodotti da vitigni resistenti, in particolare con le varietà Bronner, Sauvigneir Gris, Muscaris, Solaris (a bacca bianca) e Cabernet Cortis (nera).

La selezione delle piante resistenti attuata dai tecnici dell’Agenzia regionale segue uno schema abbastanza semplice: si fanno gli incroci, si ottengono le piantine da seme, le si mettono alla miglior esposizione al fungo e si selezionano quelle più resistenti che verranno poi valutate dal punto di vista enologico. Oggi, è possibile integrare questa selezione con quella assistita da marcatori che, su piante piccole, possono o meno evidenziare i genotipi con i geni della resistenza.

La ricerca e sperimentazione in Italia vede particolarmente attive, assieme a Veneto Agricoltura, la  Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario San Michele all’Adige, l’Università di Udine, Innovitis (Istituto privato con sede a Bolzano) e il CRA-Vit di Conegliano (TV), che ha iniziato un lavoro di selezione per produrre vitigni resistenti a partire dalla Glera e dal Raboso Piave.

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