Rischio lavoro nero. Serve sostituto voucher, in agricoltura e non solo

«A suo tempo -ricorda il presidente di Cia-Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna Antonio Dosi- avevamo affermato come eliminare totalmente i voucher fosse una decisione non condivisibile e molto deludente, nonostante per l’agricoltura non costituissero un elemento essenziale, anche se di una discreta importanza per un certo numero di aziende».

voucher_lavoro_accessorio_inps_2012.jpg«Oggi -prosegue il presidente Dosi- mentre si pensa di inserire nella manovra economica uno strumento sostitutivo ed a fronte di uno scontro che si sta riproponendo in termini quasi da ‘guerra di religione’, si segue l’intenzione di qualche sindacato e forza politica di far valere una sorta di ‘diritto di veto’ rispetto a tematiche che attengono il lavoro. Tematiche del lavoro sulle quali è bene che tutti quanti si torni a ragionare di ‘strumenti’ e di loro utilità, discutendone nel merito e non con secondi fini»

Corretto utilizzo «L’agricoltura -ricorda Dosi- pur essendo stato il primo settore a sperimentare i voucher nel 2008, ha dimostrato sempre un uso corretto dello strumento che non si poneva in contrapposizione con i rapporti di lavoro subordinato e ciò è dimostrato dai dati, che dal 2008 al 2015, ci dicono che il settore ne ha utilizzati il 4,8% rispetto al totale di quelli venduti, con un calo drastico nell’ultimo anno, che si è attestato all’1,8%. La cancellazione dei voucher sta però provocando delle conseguenze negative, in particolare per le realtà produttive meno strutturate e con più difficoltà a gestire la programmazione di attività stagionali che richiedono flessibilità, come nel caso delle raccolte dell’ortofrutta che stanno partendo in diverse aree della nostra Regione. Riteniamo utile e ragionevole che si adotti un nuovo strumento che possa sostituire i vecchi voucher, anche in agricoltura, settore per il quale erano nati e che, dati alla mano, ne ha fatto un uso pertinente ed appropriato»

Lavoro nero «Va poi considerato -conclude Dosi- che la mancanza di una norma rischia di riportare al nero una serie di lavori come quelli domestici ed i cosiddetti ‘lavoretti’, cosa che costituisce un danno per alcune fasce deboli della popolazione quali studenti, pensionati e percettori di prestazioni a sostegno del reddito»

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