Quando il lupo diventa cappuccetto rosso. Dal cartello di Radicofani ad un’esasperazione lunga trent’anni

La Nazione Siena del 5 ottobre 1996
Lupi impiccati a Radicofani (Si)
Lupi impiccati a Radicofani (Si)

Un gesto che ha provocato sdegno e ha scosso gli animi di chiunque abbia visto quei due lupi appesi al cartello all’ingresso di Radicofani (come riporta agenziaimpress.it) . Ma per quanto è accaduto c’è la magistratura che sta portando avanti le indagini.

Siamo in Val d’Orcia, nell’estremo sud della Toscana, in una zona tanto affascinante – patrimonio dell’Umanità dal 2004 -, accogliente e suggestiva quanto dimenticata da Dio. Sì perché da queste parti, all’ombra dell’imponente Rocca di Ghino di Tacco, se un ponte per la strada per Roma crolla, si ritorna a percorrere l’antico tratto della vecchia Cassia che saliva fino al centro abitato invece di rimettere a posto quel ponte stesso in tempi ragionevoli. E’ lo scotto che si paga ad essere estrema periferia, a circa 150 chilometri dal capoluogo di regione, e senza più una Provincia che faccia da ente di mezzo. Eppure sempre nella Cassia – fino a cinquanta anni fa arteria primaria fra Roma e la Toscana – prima del confine con il Lazio ci sono delle importanti aziende nazionali (trasformazione legname, cucine) che danno lavoro a tutta la zona. E poi c’è la pastorizia, soprattutto. Quella vera, fatta dagli allevatori che si spaccano la schiena ogni giorno della loro vita. Per lo più sono sardi di origine, trapiantati in queste zone quaranta anni fa. Il prodotto finale è un formaggio pecorino da applausi, pregiato e ricercato da consumatori e gourmet di tutto il mondo.

pecorino_2.jpgMa per farlo quel pecorino i pastori devono percorrere una strada lunga e lastricata di ostacoli. Il prezzo del latte che oscilla e che non sempre corrisponde alle aspettative di chi lo produce. Anche se con la qualità in fondo una remunerazione si trova sempre. E così il grande problema è dato dagli assalti dei lupi, spietati killer delle greggi di mezza Italia. Il dibattito nazionale che si era aperto un anno fa per il Piano Lupo si è arenato di fronte alla marcia indietro di gran parte delle Regioni (Toscana esclusa) sotto la pressioni delle lobby ambientaliste ed animaliste (leggi).

Negli ultimi tre anni in Toscana ci sono stati oltre 1500 attacchi di lupi alle greggi. Ma nessuna levata di scudi dalla società civile, normale così alla fine. Invece l’episodio del cartello di Radicofani è un pretesto per attaccare tutti gli allevatori indistintamente: la maggioranza di loro – accusa una associazione animalista – non rispetta le regole. Risponde la Cia Toscana: «Qualcuno getta fango sul lavoro quotidiano degli allevatori»

E proprio in questi giorni un altro caso simile a quello del sud senese: questa volta l’orribile visione agli occhi dei passanti di un lupo appeso ad una fermata del bus per le strade di Rimini. (Foto e notizia su Il Resto del Carlino)

La Nazione Siena del 5 ottobre 1996
La Nazione Siena del 5 ottobre 1996

Un problema solo degli ultimi anni come è stato detto? Falso. Basta guardarsi indietro e fare due parole con gli allevatori per sapere che è da almeno una trentina d’anni che il problema esiste ed è ancora irrisolto. Ne parlava ad esempio La Nazione nella cronaca di Siena nell’ottobre del 1996 (21 anni fa!!!!). Le parole sono le stesse, identiche delle cronache di oggi. Nelle campagne di Monteroni d’Arbia, l’allevatore Angelo Pes trova 12 capi di pecora sbranati dai lupi. E come ci ricorda il cronista, nei primi nove mesi di quell’anno, erano stati ben 800 i capi ovini uccisi dal predatore killer nella sola provincia di Siena.

Vent’anni dopo il sentimento comune verso il mondo ambientalista, animalista e verso stili di vita che sono una conseguenza di un benessere economico più diffuso fra la popolazione, è ormai comune. Così ci appassioniamo a battaglie “sociali” legate a stili alimentari integralisti (insomma se mangiamo solo cibi, ad esempio vegani, è perché oggi ce lo possiamo permettere), ad alberi sradicati in città, alla vita di singoli animali. Un malcostume che non ha lasciato indifferente neppure Papa Francesco, che non risparmiò questo commento (Il Fatto Quotidiano): “No a chi ama cani e gatti ma è indifferente verso il prossimo”

La rivolta social per il fattaccio dei due lupi di Radicofani giustificata dalla inutile violenza messa in atto, rientra però nel sentimento popolare di questa epoca. Oggi non c’è più il lupo cattivo. Se i fratelli Grimm avessero scritto oggi una delle favole più famose del mondo, Cappuccetto Rosso, probabilmente sul banco degli imputati sarebbero andati prima di tutto il cacciatore ma anche la nonna e la stessa Cappuccetto. Cambiano i tempi.

Invece la realtà è tutt’altra, nel silenzio dei social si sta svolgendo una mattanza quotidiana – che come abbiamo visto non è cosa nuova – che ogni giorno, in gran parte d’Italia vede come vittime predestinate, le povere pecore. Su Agricultura.it ce ne siamo occupati più e più volte (Leggi) . La Cia Siena per voce del presidente Luca Marcucci commentando l’episodio del 27 marzo scorso, aveva dichiarato: «Ora basta. Ormai siamo di fronte ad una strage continua gli allevatori si trovano soli ed indifesi, vedono messa a repentaglio la loro attività».

E circa un anno fa abbiamo anche intervistato un allevatore di cani Pastore della Sila, che sembra essere un antidoto efficace contro il lupo ed in grado di difendere il gregge (Leggi)

Pecore uccise e pecore rimaste vive all'allevamento di Scansano (Gr)Basta fare una semplice ricerca online per rendersi conto che è davvero una carneficina in cui è sempre il gregge, è sempre la pecora (ma a volte anche capi di bovini) a soccombere. Ne abbiamo scelti solo alcune di notizie del genere, ma i casi sono purtroppo molti, molti di più.

La Rassegna stampa degli attacchi dei lupi nel 2017 in Italia (una sintesi)

A Norcia gli allevatori non hanno avuto pace nemmeno dopo il terremoto dello scorso anno. Così nel novembre 2016 i lupi sbranano le pecore nelle stalle terremotate (come riporta CacciaIn)

A Piuro (Sondrio), cinque pecore sono state trovate sbranate dal lupo e altre ferite e gli esperti temono anche per l’incolumità delle persone, come riporta il 23 gennaio Il Giorno.

Come riporta il Corriere di Viterbo lo scorso 31 gennaio a Ischia di Castro c’è stata una vera e propria carneficina. Un gregge di pecore è stato sterminato dai lupi con ben 27 capi uccisi

Dalle cronache de La Stampa del 17 marzo si legge di un attacco a Monastero di Lanzo (Torino) dove i lupi sbranano sette pecore vicino alle case. In questo caso paura non solo per gli animali come ha spiegato al quotidiano piemontese il propeietario Bruno Boggiatto: “Sono state azzannate al collo: ora temo anche per i miei nipotini che giocano spesso proprio lì”

Alle porte di Siena, Quercegrossa, strage di pecore dopo l’attacco di un branco di lupi. Lo riporta RadioSienaTv il 29 marzo.

Nel Volterrano (Pisa) il 29 maggio si sono avuti nuovi attacchi di lupi a greggi di pecore nel e gli allevatori pensano a ronde, riporta l’AdnKronos

Il 6 giugno il giornale IL CENTRO di Teramo parla di 150 pecore sgozzate da lupi.

«Forse non lavoreremo più» è lo sfogo di un allevatori di Fivizzano (Massa Carrara) dopo l’ennesima strage di pecore avvenuta all’interno del suo allevamento, come riportato dalla cronaca locale de La Nazione del 20 luglio

La zona di Passo Fedaia, Porta Vescovo e Padon, al confine tra la Provincia autonoma di Trento e quella di Belluno, è stata teatro di una strage di pecore a seguito dell’attacco del lupo – probabilmente di un branco date le modalità e il numero di bestie uccise e ferite coinvolte. Lo riporta il 27 luglio Opinione News.

A Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, i lupi sbranano una ventina di pecore, come racconta Rete8 l’1 agosto.

“Due attacchi di lupi in quattro giorni: ho perso 14 pecore sambucane”. Parla un pastore con l’alpeggio vicino alla cima Ar Pendù a Peveragno: uccisi quattro animali, dieci dispersi. Insomma l’ennesima strage, raccontata da La Stampa di Cuneo del 4 agosto.

Nel Cuneese cinquanta vitelli e pecore sono stati uccisi dai lupi. A riportarlo è la Repubblica cronaca di Torino l’8 agosto, e per la Coldiretti “Il rischio è che gli allevatori abbandonino gli alpeggi per evitare il pericolo”

Sempre l’8 di agosto ci spostiamo in provincia di Bergamo per una notte di  Paura a Foppolo dove sono state sbranate 30 pecore, come scrive Bergamonews

La Nazione di Grosseto del 24 agosto riporta la notizia del terzo attacco di lupi nel giro di pochi mesi per la stessa azienda. Questa volta sono cinque le pecore sbranate, altrettante disperse.

Il 3 settembre Il Corriere delle Alpi “Il lupo ha fame, altre tre pecore uccise” per l’allevatore del Col Visentin (Belluno-Treviso) si tratta dell’ennesimo attacco al proprio gregge.

A Dego in Valbormida – scrive ilvostrogiornale il 4 settembre – nuovo attacco di un branco di lupi: uccise undici pecore e capre.

In provincia di Imperia, capre e pecore sbranate dai lupi, ed arriva il grido d’allarme della Cia che denuncia anche il sovrannumero dei cinghiali, come informa Riviera24 il 7 settembre.

Ancora il 7 settembre ci spostiamo a Pennabilli (Rimini) dove gli attacchi di lupi provocano l’ennesima strage di pecore, denuncia la Coldiretti locale.

E’ l’8 settembre e OggiTreviso ci fa sapere che un gregge è stato attaccato dai lupi sul massiccio del Grappa, sbranate più di dieci pecore.

Nel Piacentino si racconta dell’ennesimo attacco di lupi, con sei pecore sbranate, racconta La Gazzetta di Parma il 28 settembre.

“Possiamo continuare a lavorare così?” è lo sfogo di allevatori di Terranuova Bracciolini (Ar) nel Valdarno dopo l’ennesimo attacco dei lupi nell’azienda: questa volta sono 13 le pecore uccise, come riportato da valdarnonews il 30 settembre.

Sempre il 30 settembre La Stampa cronaca di Aosta ci racconta di tre greggi attaccati dal lupo nella zona del Gran Paradiso, e le pecore uccise questa volta sono state docici.

E anche se andiamo poco oltre confine, in Svizzera, a Maienfel nel Cantone dei Griogioni, la situazione non cambia. Come ci racconta RSI News11 ottobre -, lupo uccide 17 pecore in un alpeggio.

 

 

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