La pizza napoletana è patrimonio dell’umanità. L’Unesco incorona l’arte, i gesti e i suoni dei pizzaiuoli partenopei

Il pizzauiolo napoletano è patrimonio dell’umanità. «Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo», scrive su Twitter il ministro Maurizio Martina. È proprio il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a rendere noto che il comitato per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco ha iscritto “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano” nella lista degli elementi dichiarati Patrimonio dell’umanità.

IMG_2445Gesti, canzoni, impasti La candidatura è stata avviata dal Mipaaf nel marzo 2009 ed è stata condotta da una specifica task force di esperti guidata dal professor Pier Luigi Petrillo. Per l’Unesco, si legge nella decisione finale, «il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale».

IMG_3061Grande soddisfazione «Il Made in Italy ottiene un altro grande successo – afferma il Ministro Maurizio Martina – È la prima volta che l’Unesco riconosce quale patrimonio dell’umanità un mestiere legato ad una delle più importanti produzioni alimentari, confermando come questa sia una delle più alte espressioni culturali del nostro Paese. È un’ottima notizia che lancia il 2018 come anno del Cibo. L’arte del pizzaiuolo napoletano racchiude in sé il saper fare italiano costituito da esperienze, gesti e, soprattutto, conoscenze tradizionali che si tramandano da generazione in generazione. È un riconoscimento storico che giunge dopo un complesso lavoro negoziale durato oltre 8 anni, che premia l’impegno del Ministero al

fianco delle associazioni dei pizzaiuoli. Ringrazio le istituzioni locali, la Regione Campania, gli esperti del Ministero e tutti quelli che col loro impegno hanno reso possibile questo risultato che ribadisce il ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nel valorizzare la propria identità enogastronomica».

I precedenti Nel 2010 è arrivata la proclamazione della Dieta Mediterranea, primo elemento culturale al mondo a carattere alimentare iscritto nella lista dell’Unesco; nel 2014, il riconoscimento della coltivazione della “Vite ad alberello” di Pantelleria, primo elemento culturale al mondo di carattere agricolo riconosciuto dall’Unesco. Ora “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano”. Dei 6 elementi italiani riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità, 3 sono riconducibili al patrimonio agroalimentare, a conferma che in Italia il cibo e l’agricoltura sono elementi caratterizzante la cultura del Paese.

 

 

LA RICETTA DELLA VERA PIZZA NAPOLETANA SECONDO GINO SORBILLO

I COMMENTI

Confeuro, ecco la strada da seguire – «L’iscrizione da parte dell’Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano nella lista degli elementi dichiarati patrimonio dell’umanità – dichiara in una nota il presidente nazionale Confeuro, Andrea Michele Tiso – rappresenta un riconoscimento importante per l’enogastronomia campana e italiana, nonché un chiaro segnale su quale evoluzione deve avere il settore primario nostrano nel prossimo futuro. Come Confeuro – prosegue Tiso – siamo assolutamente certi del valore della qualità delle produzioni agroalimentari del Bel Paese; ed è per queso che insistiamo sulla necessità di avere politiche agricole nazionali ed europee che guardino a questo aspetto più che a quello della quantità delle derrate alimentari prodotte. Ci teniamo inoltre a sottolineare – conclude Tiso – che riteniamo ancora valida la nostra proposta di istituire una carta delle migliori produzioni agricole regionali. Il riconoscimento da parte dell’Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano conferma infatti il valore culturale e sociale delle produzioni locali italiane e il grande potenziale, ancora inesplorato, che si cela dietro di esse».

Mara Carfagna (Fi) «L’arte dei pizzaioli napoletani era già nella storia da oltre un secolo ma con il riconoscimento a patrimonio immateriale dell’umanità viaggerà nel mondo con la dignità che merita il popolo napoletano, diffondendone l’indotto e la sapienza». Cosí sui social Mara Carfagna, deputato e consigliere comunale a Napoli di Forza Italia.

Coldiretti – «Un risultato straordinario alla vigilia di un 2018 che è stato proclamato l’anno internazionale del cibo italiano nel mondo» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che «l’Italia è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e l’arte della pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale con circa 5 milioni di pizze sfornate al giorno». La tutela dell’Unesco è stata riconosciuta – spiega la Coldiretti – per «il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità».

Confagricoltura «La pizza napoletana è un patrimonio di tutti noi – commenta L’Organizzazione degli imprenditori agricoli -. Un prodotto unico al mondo per bontà e qualità dei suoi ingredienti, simbolo per eccellenza del made in Italy agroalimentare». Confagricoltura sottolinea che sono quattro i prodotti di eccellenza della nostra agricoltura – grano, pomodoro, olio extravergine d’oliva e mozzarella – che compongono gli ingredienti della pizza napoletana e che, uniti al genio italiano, hanno contribuito a questo importante risultato. «Il riconoscimento dell’Unesco – continua Confagricoltura – è il riconoscimento dello stile italiano, del connubio tra agricoltura, cultura, arte e tradizione gastronomica, come parte di un universo unico».

Luca Zaia – «E’ per me davvero una grande soddisfazione apprendere che l’Unesco ha inserito l’arte dei pizzaiuoli napoletani nella lista dei beni immateriali dell’umanità. Un riconoscimento che assegna piena e totale dignità a un prodotto fortemente identitario, simbolo di una gastronomia la cui genuinità si basa sui prodotti tipici del territorio».

 

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