Pesca e mercati. Il comparto ittico veneto in chiaro scuro

Luci ed ombre per il comparto ittico veneto nel 2016. Tanti infatti i segni negativi dal lato produttivo, ma fortunatamente cresce il numero delle aziende e degli occupati e rimane stabile la consistenza della flotta marittima. È questa la fotografia che emerge dal report annuale di Veneto Agricoltura che analizza gli ultimi dati disponibili (2016) riguardanti il comparto ittico regionale.

pesca1Nel dettaglio La produzione locale veneta, giornalmente sbarcata nei sei mercati ittici regionali (Venezia, Chioggia, Caorle, Pila, Scardovari e Porto Viro), ha registrato nell’anno preso in considerazione una perdita produttiva del -15,5% (20.149 tonnellate di prodotto), mentre ha tenuto il fatturato con un +5,1% (54,8 milioni di euro). Ad incidere maggiormente sulla diminuzione dei quantitativi pescati è stata la produzione di pesce azzurro (alici e sardine), calata del -21% netto, con i mercati di Chioggia e Pila fortemente penalizzati. Bene la flotta peschereccia veneta che nel 2016, con 659 unità rilevate, è rimasta invariata rispetto all’anno precedente, interrompendo così la contrazione del numero delle imbarcazioni che aveva caratterizzato una lunga fase precedente. L’allevamento ittico ha registrato purtroppo delle perdite. Nel 2016 la produzione regionale della venericoltura è stata infatti pari a 13.030 tonnellate, con un calo del -17% netto rispetto all’anno precedente. Buona, invece, la ripresa della produzione della mitilicoltura veneta, dopo il deciso calo registrato nel 2015 causato da una fortissima mareggiata verificatasi durante l’inverno: la produzione complessiva è stata di 20.561 tonnellate segnando un rialzo del +191,1%. Con ben 4.864 tonnellate registrate nel 2016, i Co.Ge.Vo. (Consorzi di Gestione e Valorizzazione dei Molluschi) vedono salire la propria produzione del +16,3% rispetto al 2015, con le vongole di mare in aumento del +22,1%. Il buon rialzo produttivo è dovuto all’oculato prelievo della risorsa da parte dei due Co.Ge.Vo. veneti, che nel corso dell’anno si sono autoimposti ben quattro mesi di fermo biologico. Anche nel 2016 è risultata in perdita la produzione di fasolari (-5,2%), conseguenza della volontà da parte della O.P. I Fasolaridi non eccedere coi prelievi, per una chiara politica di stabilizzazione del prezzo. Come accennato, buone notizie arrivano anche dal fronte delle imprese della filiera ittica veneta che nel 2016 hanno segnato un leggero aumento (+1,5%), pari a 3.752 unità, come pure il numero degli occupati che sale del +4,4%.

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