Pac post 2020. Confagricoltura chiede che rimanga politica europea. sgravando gli oneri burocratici

«La Pac deve restare a tutti gli effetti una politica europea. Come abbiamo avuto modo di manifestare in occasione del recente vertice straordinario a Bruxelles della giunta esecutiva, siamo contrari a qualsiasi forma di rinazionalizzazione». Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti commentando la presentazione ufficiale, al Consiglio agricolo europeo, della comunicazione della Commissione su ‘Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura’, con la quale è stato avviato il confronto sulla prossima riforma della Pac.

PAC.jpgQuestione di concorrenza «Affidare alle singole amministrazioni nazionali, come ha proposto la Commissione, la scelta delle misure da attuare per conseguire gli obiettivi comuni, può condurre a gravi e inaccettabili distorsioni di concorrenza tra imprese e settori produttivi – ha proseguito Giansanti -. Condividiamo in pieno con la Commissione l’esigenza di aggiornare gli obiettivi della Pac, in relazione alle esigenze espresse dalla collettività, ma occorre sanare un’evidente contraddizione. In più occasioni – ha spiegato – il commissario Hogan ha rilevato che i pagamenti diretti della Pac rappresentano una parte importante di qualsiasi rete di sicurezza, a sostegno del reddito degli agricoltori nel contesto della crescente volatilità dei prezzi sul mercato globalizzato. Però, in aperto contrasto con tale impostazione, la Commissione propone ora di fissare un tetto (il cosiddetto “plafonamento”) sull’ammontare dei pagamenti alle singole imprese; o di ridurre i trasferimenti in funzione delle dimensioni aziendali». «In pratica – ha puntualizzato il presidente di Confagricoltura – la Commissione propone di penalizzare proprio le imprese in grado di dare il massimo contributo nella lotta al cambiamento climatico, al rilancio degli investimenti, alla diffusione delle più moderne tecnologie da cui dipendono la competitività e la creazione di nuovi posti di lavoro. Siamo anche contrari a fissare, sia pure in modo progressivo, un pagamento unico per tutti gli Stati membri. È vero, come sostiene la Commissione, che gli agricoltori nella UE sono chiamati a fronteggiare le medesime sfide. Ma è altrettanto vero che esistono profondi divari in termini di costi, da quelli fondiari al costo del lavoro».

Altri tagli in vista Sulla questione finanziaria, Massimiliano Giansanti ha rilevato in particolare: «È difficile discutere sul futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione senza conoscere la dotazione di bilancio che sarà assegnata alla nuova Pac. C’è anche da sottolineare che le anticipazioni che arrivano da Bruxelles danno come inevitabile un taglio delle risorse dopo il 2020, per far fronte alle conseguenze della Brexit e per finanziare nuove iniziative. Una Pac ambiziosa, in grado di rispondere alle giuste attese della collettività richiede almeno la conferma della vigente dotazione di bilancio – ha concluso il presidente della Confagricoltura -. Il rilancio della UE impone l’aumento delle risorse proprie, piuttosto che il taglio delle risorse destinate al settore agricolo che ammontano a meno di mezzo punto percentuale sul Pil europeo».

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