In Toscana allevamento con oltre 1 milione di chiocciole. Così mamma e figlia sono diventate le regine dell’elicicoltura italiana

PISA – Oltre 10 mila addetti del settore in Italia e un valore che supera i 350 milioni di euro all’anno. In Toscana è boom di allevamenti di chiocciole: sono più di ottanta quelli aperti negli ultimi 5 anni e la tendenza è in crescita.

Si chiamano Mariliana e Antonia, mamma e figlia, le protagoniste di uno degli allevamenti di chiocciole più importanti d’Italia. La loro azienda, Arcenni come il nome di famiglia, si trova a Capannoli, nell’Alta Valdera. Siamo in Toscana, nelle campagne della provincia di Pisa ed è qui che nasce la storia di questa realtà che al G20 di Firenze ha attirato l’attenzione dell’agricoltura mondiale presentandosi come un modello vincente. Oltre un milione le chiocciole allevate nei 2,5 ettari all’aperto della loro azienda. L’allevamento della famiglia Arcenni è tra i più grandi in Toscana per estensione e segue il metodo Cherasco.

«E’ sempre stato il sogno di mio padre e della mia famiglia – dice Antonia – un sogno nato 40 anni fa e che abbiamo concretizzato nel 2016 con l’obiettivo di allevare una chiocciola totalmente naturale e realizzare prodotti per la cucina di qualità legati alla tradizione toscana come sughi, patè ed altre specialità che offrono al settore della ristorazione e della gastronomia un’alternativa nutriente, completa e salutare».

Indispensabile, prelibata e preziosa sin dall’antichità con i greci che le dedicarono addirittura una speciale forchetta ed i romani che la consideravano un cibo di moda per quel tempo, passando per periodi di lunga popolarità a tavola e bisogni come durante le carestie, la Toscana si riscopre terra di chiocciole, allevamenti gourmet e tour tra i “filari” a passo di lumaca. La richiesta (+42%) è superiore all’attuale produzione tanto che per colmare il gap di produzione in cinque anni servirebbero quasi 600 ettari di allevamenti. Oggi solo il 10% della materia prima è Made in Tuscany, l’80% proviene dall’estero (dati dell’Istituto Nazionale di Elicicoltura Cherasco).

«Le nostre chiocciole – continua Antonia Arcenni – sono alimentare con carote, radicchio, cavoli, e girasole auto-prodotte dalla nostra azienda». Mamma e figlia si sono inventate anche un simpatico tour nell’allevamento, alla scoperta del mondo delle chiocciole, che si conclude con una degustazione di prodotti a tema e molti prodotti già pronti da portare in tavola come il sugò di chiocciola, la zuppa alla toscana o le chiocciole ai porri in bianco. «Per molti anni è stata un cibo snobbato – conclude Antonia – ma recentemente, anche grazie alla ristorazione, sta tornando sulle tavole delle famiglie».

Non è un caso che la Toscana rappresenti oggi una delle regioni con il più alto numero di aziende del settore, dopo il Piemonte. A dirlo è la Coldiretti Pisa che parla di ettari in forte espansione così come le aziende e le tante innovative ed originali esperienze che spaziano dall’utilizzo gastronomico al prodotto trasformato, dalla cosmetica ai dispositivi medici di base a bava di lumaca. Dal 2016 gli allevamenti aperti in regione sono 82, uno su dieci di quelli attivati a livello nazionale, mentre gli ettari destinati sono poco meno di 40 con una media di meno di un ettaro per azienda.

In Italia gli allevamenti sono 1.020 di cui 715 che seguono il Disciplinare “Chiocciola Metodo Cherasco” per un volume di affari da 350 milioni di euro e quasi 10 mila addetti nell’indotto.

 

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