Nutriscore. Nuova bocciatura dei Georgofili per l’etichetta a semaforo

FIRENZE – Un recente studio del centro comune di ricerca della Commissione europea (JRC) ha stabilito che l’etichetta a semaforo sugli alimenti (Nutriscore) è da preferire a quella a batteria (Nutrinform Battery) in quanto più immediata alla comprensione dei consumatori.

La tesi è che “le persone preferiscono informazioni semplici e colorate fronte pacco”.

L’Accademia dei Georgofili ha già espresso la propria posizione sull’etichettatura degli alimenti, in un documento fruibile liberamente sul sito dell’Accademia (https://www.georgofili.it/Media?c=7a645adf-7bea-43db-8eac-41c50549878e), realizzato da un apposito gruppo di lavoro formato da Paolo De Castro, Paolo Fantozzi, Andrea Ghiselli, Michele Pasca-Raymondo e Marcello Ticca, che definisce il Nutriscore fuorviante. “Un’etichetta fronte pacco può essere utile per i consumatori, soprattutto per i meno informati e poco educati, a condizione che comporti un’informazione chiara, fruibile, oggettiva e non ingannevole che insegni al consumatore il concetto di porzione e lo aiuti a effettuare scelte adeguate e consapevoli, senza delegare semplicisticamente la scelta a un’impressione visiva di carattere istintivo”.
Poiché i risultati del report JRC verranno presi in considerazione per la definizione del nuovo regolamento sull’etichettatura fronte pacco obbligatoria dei prodotti, che la Commissione europea dovrà varare al più tardi nel 2023 per promuovere un’alimentazione sana e ridurre l’incidenza di patologie come diabete, malattie cardiovascolari e cancro sul Vecchio Continente, i Georgofili ritengono opportuno ribadire ancora la propria posizione, scientifica e super partes, pur consapevoli del fatto che la politica potrà non tenerne conto.

Il Prof. Paolo Fantozzi, coordinatore del Comitato Consultivo dei Georgofili sulle Tecnologie Alimentari commenta: “Ricordando il preambolo nutrizionale sul quale l’Accademia dei Georgofili ha basato la sua posizione sulla questione Etichetta fronte-Pacco, mi domando: quanto è giusto sacrificare sull’altare della semplicità la correttezza scientifica? Cosa può indurre i politici europei a ritenere che i consumatori siano degli ignoranti non capaci di interpretare correttamente le altre numerose proposte di sistemi di etichettatura sul tappeto?  Forse l’essere meno immediati e colorati ma certamente più esaustivi e veritieri viene considerato come un difetto?

A questo punto, anche a nome del Gruppo di lavoro che mi onoro di coordinare, mi sento di dover concludere che, in mancanza di una reale strategica combinazione di interventi, sia veramente più conveniente non procedere alla ufficializzazione di una ulteriore aggiuntiva etichetta volontaria europea, piuttosto che forzatamente accettarne una palesemente insoddisfacente, perché non possiede nessuno dei fondamentali e corretti requisiti richiesti dalla UE (obiettività, comprensibilità, non ingannevolezza, non negoziabilità, etc.)”.

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