Flussi. Uila, Ok decreto bis ma urge riformare politiche attive lavoro in agricoltura

ROMA – “Non è possibile arrivare tutti gli anni alla metà di Marzo per accorgersi che c’è una necessità dell’agricoltura che invece è strutturale. E allora fermo restando il decreto bis sui flussi, noi chiediamo al Governo di aprire un tavolo di confronto con le parti sociali per affrontare il tema delle politiche attive nel settore, in cui ragionare dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro  dei progetti formativi che sicuramente devono valere per coloro che sono  residenti in Italia ma anche per tutti i lavoratori stranieri che arrivano dalle altre parti del mondo.”

Mantegazza di Uila ricorda che i Paesi che maggiormente garantiscono occupabilità sono Romania, Marocco, India e Albania. “Cominciamo da lì” prosegue “con accordi con gli Stati per fare della formazione in loco per insegnare i primi rudimenti della lingua italiana e anche formare le professionalità che servono”.

“Al di là di scelte più strutturali che sono indispensabili, anche le modalità con cui i lavoratori stranieri possono candidarsi per inserirsi nel mercato del lavoro del nostro paese tramite i decreti flussi vanno urgentemente modificate. Attualmente la domanda viene presentata dal datore di lavoro per ogni singolo lavoratore insieme a una sorta di “promessa di assunzione” non vincolante” spiega ancora il segretario generale. “Un sistema ormai consolidato di intermediari italiani e dei paesi di origine, recluta questi lavoratori dietro pagamento di quote molto elevate (anche 10.000 euro) che comprendono la “promessa di assunzione, il viaggio in Italia e l’alloggio nella fase di attesa del perfezionamento della promessa di assunzione. È indispensabile rivedere queste procedure e superare queste modalità che fanno dell’intermediario una specie di caporale che si presta, dietro pagamento a sfruttare il lavoratore fin dalla sua venuta in Italia.”

“Secondo Mantegazza “invece di questa procedura, si potrebbe concordare con gli stati di provenienza, la messa a disposizione nel paese di origine di una piattaforma a cui i lavoratori interessati a migrare in Italia per lavoro si iscrivono (senza pagare intermediari) nei numeri stabiliti dalle quote deliberate. I datori di lavoro interessati individuano i lavoratori di loro interesse tramite la proposta di un contratto stagionale con modalità definite tra le parti sociali. La formazione in loco a partire dell’autunno fino alla primavera consentirebbe di impartire le basi della lingua italiana e garantire una professionalità minima che potrebbe crescere di anno in anno. A conclusione del contratto stagionale, il lavoratore deve continuare a risultare iscritto ad una lista utilizzabile dai vari datori di lavoro anche per gli anni successivi, fino alla sua stabilizzazione con il riconoscimento di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

“Sembra difficile ma non lo è” conclude infine il segretario generale Uila. “È semplicemente un mondo migliore dove le istituzioni e le parti sociali tagliano l’erba sotto i piedi ai caporali, alle aziende si garantiscono lavoratori formati e alle persone più trasparenza e certezza di salario e di tutele”.

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