Riso, Coldiretti e Filiera Italia: Bene richiesta UE revisione clausola salvaguardia. Import sleale dimezza prezzi nei campi

ROMA – La richiesta di una clausola di salvaguardia efficace per limitare i danni causati dall’import selvaggio di riso è fondamentale per tutelare i primati della filiera nazionale, dopo il crollo dei prezzi pagati ai risicoltori italiani a causa degli arrivi di prodotto straniero che non rispetta gli standard produttivi e ambientali dell’Unione Europea.

A sostenerlo sono Coldiretti e Filiera Italia, che accolgono con favore la proposta di revisione del Regolamento sul Sistema di Preferenze Generalizzate (SPG) avanzata dall’Italia – tramite il sottosegretario al Masaf Luigi D’Eramo – al Consiglio Agrifish, trovando l’appoggio di Francia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Grecia, Bulgaria e Romania.

Un segnale importante – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – per la costruzione di una solida alleanza europea a difesa dei produttori agricoli e della sovranità alimentare.

Una clausola inefficace con soglie irrealistiche

Nel quadro della revisione del Regolamento SPG, Coldiretti e Filiera Italia esprimono forte preoccupazione per l’attuale versione del meccanismo di salvaguardia, che – pur essendo automatico – rischia di essere del tutto inefficace.

Il limite per l’attivazione, fissato a oltre 600mila tonnellate di riso lavorato, unito a una durata troppo breve della sospensione dei benefici, è ritenuto insufficiente e irrealistico.

Basti pensare che le importazioni storiche hanno raggiunto al massimo 560mila tonnellate, un livello che renderebbe di fatto inapplicabile la clausola, lasciando scoperti produttori e lavoratori italiani di fronte alla concorrenza sleale.

Prezzi dimezzati e crisi alle porte

A poche settimane dall’avvio della raccolta, l’aumento degli arrivi di prodotto straniero ha fatto crollare i prezzi del riso tricolore.

Per le varietà più pregiate, come Carnaroli e Arborio, le quotazioni all’origine sono quasi dimezzate, passando da 1–1,10 euro al chilo a 60–70 centesimi.

Una dinamica che non riflette un eccesso di produzione, ma un effetto diretto delle importazioni agevolate, che mettono in difficoltà migliaia di aziende agricole.

Importazioni agevolate e concorrenza sleale

Secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, nei primi sette mesi del 2025 le importazioni di riso straniero sono cresciute del 10%, raggiungendo 208 milioni di chili.

Il 60% del riso importato gode di dazi agevolati, e una quota pari al 50% arriva già confezionata, con un impatto negativo anche sulla trasformazione industriale nazionale.

Dal 2009, le importazioni legate all’iniziativa EBA (Everything But Arms) sono passate da 9 a quasi 50 milioni di chili, creando una distorsione di mercato aggravata da pratiche vietate in Europa, come l’uso di pesticidi non autorizzati e, in alcuni casi, sospetto sfruttamento del lavoro minorile.

Queste criticità potrebbero peggiorare con eventuali futuri accordi commerciali tra Ue e India, se non saranno introdotte regole di reciprocità su ambiente, lavoro e sicurezza alimentare.

Il primato del riso italiano

L’Italia resta leader europeo nella produzione di riso, con circa 1,4 miliardi di chili di risone l’anno.

Le principali aree di coltivazione si concentrano nel Pavese (83.000 ettari) e nelle province di Vercelli e Novara (100.000 ettari complessivi), che insieme coprono il 90% della superficie nazionale.

Alla filiera partecipano oltre 10.000 famiglie, tra imprenditori agricoli e lavoratori, in un comparto che rappresenta una colonna portante del Made in Italy agroalimentare.

Coldiretti e Filiera Italia: “Servono regole chiare e parità di condizioni”

“Serve una clausola di salvaguardia realmente operativa e criteri di reciprocità negli scambi commerciali”, affermano Coldiretti e Filiera Italia.

“Non è accettabile che il riso italiano, prodotto nel rispetto delle norme ambientali, sanitarie e sociali europee, venga messo fuori mercato da importazioni ottenute con standard più bassi e costi inferiori. Difendere il nostro riso significa difendere un intero territorio, la qualità e la dignità del lavoro agricolo”.

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