ROMA – Il Piano Mattei, nato con l’obiettivo di rafforzare il partenariato tra Italia e Africa, si concentra su progetti innovativi e sostenibili nei settori chiave dell’economia.
Tuttavia, per garantire il successo a lungo termine e un impatto positivo su vasta scala, è fondamentale includere nel piano anche le imprese medio-piccole e i singoli imprenditori che già operano sul campo con passione e visione non predatoria e conoscenza diretta del territorio.
Un esempio illuminante è quello di Giovanni Bargigia, presidente di Contoterzisti Uncai di Pavia, che da anni vive un’esperienza encomiabile in Senegal.
In collaborazione con un socio locale, Mor Sylla, nel corso di vent’anni Bargigia ha acquistato circa 40 ettari di terreno vicino alla cittadina di Diana, a 30 chilometri da Saint Louis. Qui si coltiva riso, cereali locali e ortaggi (cipolle, patate, fagioli, peperoncini, agrumi, meloni, angurie), si allevano mucche da carne e capre ed è previsto anche uno spaccio per il pesce.
Ogni cosa è destinata esclusivamente ai mercati della regione. Questo approccio differisce nettamente dalla strategia di alcune multinazionali, che spesso sfruttano migliaia di ettari per produrre beni destinati al commercio internazionale, a scapito dell’economia locale.
Il modello di Bargigia ha il nome della sua azienda agricola senegalese, TFS – Terre Fertile Sarl, ed è innovativo e sostenibile: l’imprenditore ha realizzato un avanzato sistema di fertirrigazione a goccia di precisione sui suoi terreni, trasferendo conoscenze e competenze direttamente alle comunità locali. Inoltre, i lavoratori senegalesi sono spesso ospitati in Italia per formazione, acquisendo tecniche che poi riportano nel loro Paese d’origine.
Questo scambio non solo migliora le capacità locali, ma crea un legame profondo basato su valori di onestà, inclusione e rispetto. Tra i progetti in cantiere c’è di avviare una collaborazione con le scuole locali per permettere agli alunni che lo desiderano di apprendere l’agricoltura direttamente in campo.
“Quaranta ettari possono sembrare pochi rispetto alle vastità agricole africane, ma per il contesto del Senegal rappresentano una risorsa significativa”, afferma Bargigia. Non sorprende che nel giugno del ‘24 il ministro dell’Agricoltura senegalese, Mabouba Diagne, abbia visitato la sua azienda, definendola “un gioiello per il Paese”.
Perché non aprire il Piano Mattei a imprenditori come Giovanni Bargigia? La sua storia dimostra che è possibile costruire relazioni autentiche con il continente africano, portando soluzioni tecnologiche e conoscenze utili, portando prima di tutto se stessi, lasciando un impatto tangibile e positivo. Inoltre, l’inclusione delle imprese medio-piccole nel Piano potrebbe rafforzare il concetto stesso di “sistema Paese” retto proprio da realtà imprenditoriali medio-piccole, mettendo in risalto il valore delle eccellenze italiane, non solo a livello industriale, ma anche umano.
“Siamo perfettamente consapevoli che prima di tutto sia necessario formare i formatori e creare incentivi affinché chi si forma in Italia sia incoraggiato a tornare nel proprio Paese, arricchendo la comunità locale”, insiste Bargigia, forte della sua esperienza. Questo approccio rappresenta una strada percorribile per valorizzare la capacità imprenditoriale italiana e promuovere una crescita condivisa.
Ampliare il Piano Mattei significherebbe riconoscere che il futuro dell’Africa non si costruisce solo con grandi investimenti, ma anche con il contributo sincero e personale di chi, come Bargigia,non solo ha già sviluppato un progetto agricolo sostenibile e innovativo nel paese africano, considera l’Africa una seconda casa.





























