Allarme peronospora: i consigli dell’esperto

La tanta umidità della primavera appena trascorsa – afferma Roberto Cipresso in esclusiva ad agricultura.it – ci pone di fronte all’elevato rischio di infezione peronosporica. si tratta della peronospora della vite, il flagello che annualmente allarma tutti gli agricoltori produttori di uva. Un micidiale parassita che si sviluppa quando nell’ambiente vi è un’elevata percentuale di umidità; è un fungo parassita, originario dell’America, che attacca prima tutte le parti verdi della pianta e poi va ad aggredire i grappoli d’uva facendoli diventare secchi. Quando un vigneto viene colpito lo si riconosce subito dalle foglie che in breve tempo diventano di colore grigio per poi cadere a terra. La conseguenza primaria è una riduzione drastica del grado zuccherino dell’uva. Il parere di un esperto può sicuramente aiutare gli addetti ai lavori a prevenire e combattere questa minaccia. L’enologo agrario Roberto Cipresso, consulente di numerosi produttori sparsi in tutto il mondo: "La peronospora della vite si è diffusa in Europa dal 1878 per l’importazione di portainnesti resistenti alla filossera e oggi rappresenta la più grave malattia crittogamica che colpisce la vite. L’intensità degli attacchi in Toscana varia da un anno all’altro e in condizioni meteorologiche favorevoli la malattia può causare danni gravissimi fino alla perdita dell’intera produzione. Piogge persistenti, elevata umidità e temperature medie superiori a 13-14°C sono elementi favorevoli allo sviluppo del patogeno. Il fungo – continua Cipresso – prosegue la sua azione nelle foglie colpite e cadute a terra sotto forma di oospore resistenti alle basse temperature. A primavera, al verificarsi di condizioni idonee, rispondenti alla regola dei tre 10 (10 mm di pioggia in 24-48 ore, temperatura minima superiore ai 10°C, germogli della lunghezza media di 10 cm), le oospore germinano e producono dei piccoli elementi detti macroconidi che, trasportati dal vento, si depositano sulla giovane vegetazione (infezione primaria), invadono il tessuto e, dopo un periodo di incubazione, danno luogo alla malattia si manifesta con una muffa biancastra sulle parti infette. Da questa si staccano i microconidi che rappresentano unità di propagazione per ulteriori infezioni che si verificano ogni volta che pioggia o rugiada bagnino le parti verdi. Alla temperatura di 25°C è sufficiente un tempo di bagnatura fogliare di circa 2 ore perché l’infezione abbia inizio. A fine stagione sulle foglie infette il micete produce oospore che permettono alla malattia di superare l’inverno. Per una corretta difesa – conclude Roberto Cipresso – è necessaria la conoscenza del periodo di incubazione e si deve intervenire tempestivamente uno o due giorni prima che questo si concluda. Ciò presuppone un costante monitoraggio dei parametri meteorologici quali temperatura, piovosità e umidità dell’aria. Per correlare tali parametri con il ciclo biologico del patogeno, sono stati messi a punto modelli previsionali in grado di fornire indicazioni sulle fasi di maturazione delle oospore e sull’evoluzione delle infezioni primarie e secondarie. Per la lotta si utilizzano prodotti a base di rame, ammessi anche in agricoltura biologica. Bisogna tenere in considerazione il fatto, però, che questi prodotti esplicano la loro attività in maniera preventiva.

Cristian Lamorte

cristian.lamorte@agenziaimpress.it

Informazione pubblicitaria