Vincoli urbanistici, morsa dei Comuni alle aziende agricole

"Nelle aree rurali si sta assistendo ad una sorta di concorso a premi da parte dei Comuni, su chi si inventa il vincolo ambientale e paesaggistico più creativo, sempre a scapito dell’azienda agricola".
Una battuta di Marco Failoni, della presidenza della Cia Toscana, sintetizza alla perfezione la situazione attuale dell’agricoltura toscana alle prese con le normative della Regione Toscana in fatto di territorio e paesaggio. Se ne è discusso a Firenze, in un convegno organizzato dalla Cia Toscana. Molti i disagi “denunciati” dagli imprenditori agricoli in tutta la regione: c’è chi si è sentito chiedere 150mila euro di fidejussione dal proprio Comune per aprire una serra florovivaistica (ASCOLTA l’intervista); chi, invece, si è visto negare la concessione per installare i pannelli solari in un’azienda agricola che è adiacente ad un complesso industriale. Causa? Per “impatto ambientale”. Insomma la Cia Toscana su una tematica calda come il governo del territorio, vuole vederci chiaro, in particolare è sotto accusa l’articolo 41 della Legge Regionale 1 del 2005: "Vogliamo portare avanti una strategia di governo del territorio rurale – ha sottolineato Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana – in grado di coniugare sostenibilità economica, ambientale e sociale, proponendo priorità di sviluppo e aggiornamenti dell’attuale quadro normativo regionale. Lottiamo per tutelare il reddito di chi fa impresa, e non la rendita di qualche immobiliarista. E’ assurdo che alcuni principi che giudico positivi della Legge regionale vengano applicati dai Comuni in modo opposto. E’ giusto invece che le imprese agricole abbiano la stesse attenzioni da parte degli enti pubblici, rispetto ad aziende di altri settori. E presto, per fare chiarezza ulteriore, presenteremo un dossier dettagliato sulle “ingiustizie” di vario livello subite dalle aziende agricole da parte dei Comuni. Chiediamo intanto un’immediata moratoria delle norme che prevedono le fideiussioni sulla costruzione degli annessi agricoli". In primis la norma regionale già ricordata. Sono tre i punti su cui la Cia Toscana chiede una revisione: "Su tutti la modifica delle norme relative all’obbligo di rimozione degli annessi agricoli – ha spiegato Marco Failoni della presidenza Cia -, individuando soluzioni alternative, che mantenendo la giusta finalità di impedire modifiche di destinazione di fabbricati realizzati per finalità produttive, eliminino impropri oneri finanziari e burocratici che penalizzano l’impresa agricola". Quindi: una migliore definizione di scenario della pianificazione delle aree rurali, che tenga conto delle esigenze adattando gli strumenti della pianificazione ai nuovi fabbisogni energetici ed idrici. E poi una più marcata distinzione, nella definizione di vincoli ed opportunità inerenti la costruzione di manufatti agricoli, tra le esigenze degli imprenditori professionali e quelle di altre figure che operano in agricoltura.
"Con la conferenza regionale dell’agricoltura dello scorso anno – ha ricordato l’assessore regionale all’agricoltura Susanna Cenni – abbiamo avviato un percorso di ulteriore impegno dell’agricoltura verso politiche di sostenibilità e qualità, ma con una precisa richiesta di reciprocità ed attenzione rivolta a tutta la politica toscana ed alla società in generale. Per questo è opportuno confrontarci anche sul terreno delle politiche del territorio e lavorare per tutelare e dare opportunità di sviluppo alle imprese agricole e contemporaneamente salvaguardare il paesaggio senza però ingessarlo". "Possiamo ipotizzare un “dossier” per capire le reali distorsioni nell’interpretazione delle norme attuali nei confronti dell’agricoltura toscana, – ha aggiunto Riccardo Conti, assessore al territorio ed alle infrastrutture della Regione Toscana –; e contemporaneamente sono favorevole ad aprire un tavolo di confronto sulle semplificazioni delle normative che interessano da vicino le aziende agricole". Il futuro delle aree rurali – conclude la Cia Toscana – dipende dalla capacità di tutti gli attori, istituzionali, economici e sociali, di valorizzare ciò che è stato sapientemente costruito proseguendo in un percorso di innovazione coraggiosa, all’altezza delle esigenze attuali.

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