Una mostra per Ezio Marchi, il padre della Chianina

Ezio Marchi, il mentore della razza bovina Chianina, che era un tempo soltanto una buona razza da lavoro e soltanto grazie a una serie di miglioramenti apportati proprio col contributo del professore, è diventata oggi un’ottima razza da carne nota e apprezzata in tutto il mondo, è stato il protagonista della mostra fotografica che si è tenuta nei giorni scorsi a Bettole, sua città natale, in provincia di Siena. Ottimamente organizzata dalla curatrice Angela Barbetti, la mostra si è avvalsa anche del contributo del fotografo Daniele Duca, che si è occupato con grande cura e precisione della scansione, del restauro e della stampa del materiale provenienti dall’Archivio Storico del Circolo Culturale Ezio Marchi di Bettolle relativi alla “Missione Zootecnica nella Colonia Eritrea”.

Un moderno zooiatro –  L’Associazione amici della Chianina di Bettolle ha voluto dedicare la IV manifestazione, La Valle del Gigante Bianco, al suo illustre concittadino Ezio Marchi, nel centenario della sua scomparsa, con mostre, convegni e premi speciali a coloro che hanno proseguito nella sua opera di selezione genetica della razza Chianina. Uno degli omaggi ad Ezio Marchi è rappresentato appunto dalla mostra fotografica ospitata presso la scenografica cantina, gentilmente concessa dal Marchese Francesco Puccio Prefumo Serra, a Bettole.

Materiale fotografico – L’esposizione intende offrire al pubblico una scelta fra i materiali fotografici provenienti dall’Archivio Storico del Circolo Culturale Ezio Marchi di Bettolle relativi alla “Missione Zootecnica nella Colonia Eritrea” conferita al Marchi dal Governo italiano a partire dal gennaio 1907 e per i successivi sei mesi. Lo svolgimento del suo incarico si basò sull’individuazione delle razze degli animali domestici della colonia, la valutazione delle loro funzioni economiche, le pratiche e i sistemi di allevamento, i metodi destinati al miglioramento.

La mostra – La mostra si apre con l’immagine emblematica di Ezio Marchi che saluta sollevando il cappello, sintesi di una personalità palesemente umile ed estremamente colta che non si sentì mai un “colonizzatore”. Il percorso espositivo prosegue con le immagini riguardanti la realtà eritrea, le varie tipologie di animali locali, tori, vacche, capre, pecore, asini, cavalli, dromedari, seguono alcuni aspetti legati all’allevamento, i metodi di domatura, mungitura, abbeveramento, stalle, ma anche vedute, paesaggi, villaggi, usi e costumi degli indigeni. Importante il contributo e l’abilità del fotografo Daniele Duca che si è occupato con straordinaria generosità ed entusiasmo di restaurare e stampare le immagini in modo da renderle ancora più suggestive per il pubblico.

Barbara Maccari

 

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