L’inflazione fa aumentare i prezzi. Crollano i consumi di pane, frutta e carne

La corsa inarrestabile dell’inflazione fa crollare i consumi alimentari. Davanti ad una spesa che è cresciuta, in giugno, del 6,1 per cento, nel primo semestre dovrebbe registrarsi una flessione negli acquisti domestici di circa il 2 per cento. Una diminuzione  che conferma il trend al ribasso del primo trimestre, quando, sulla base delle rilevazioni Ismea, si era avuta una diminuzione dello 0,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007. E’ quanto si ricava dalle prime proiezioni effettuate dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori in relazione ai dati Istat sui prezzi che fanno segnare un’impennata, a giugno, del 3,8 per cento. I prodotti più penalizzati nel primo trimestre sono -ricorda la Cia- i derivati dei cereali (meno 4,3 per cento, con il pane che ha  una flessione di circa il 5,5 per cento), la carne bovina (meno 3,4 per cento), gli ortaggi (meno 5,5 per cento), la frutta (meno 1,8 per cento) e l’olio d’oliva (meno 5,0 per cento). Unici settori in controtendenza, la carne avicola (più 1,6 per cento), il latte e i derivati (più 3,5 per cento), il vino e gli spumanti (più 2,2 per cento). Un andamento che dovrebbe confermarsi anche per i primi sei mesi dell’anno. Secondo le proiezioni della Cia, i derivati dei cereali dovrebbero avere, rispetto allo stesso periodo del 2007, un calo del 5 per cento (solo per il pane è prevista una flessione superiore al 6 per cento,  con un aumento del prezzo al consumo del 13 per cento),  la frutta del 2,2  per cento ( il prezzo è cresciuto del 7,6 per cento), gli ortaggi del  6,2 per cento (più 3,2 per cento il prezzo al dettaglio), la carne bovina del 3,5 per cento (più 5 per cento l’incremento del prezzo), l’olio d’oliva del 3-4 per cento.  Sono, invece, destinati a crescere (più 3 per cento) gli acquisti domestici di latte e derivati, in particolare yogurt,  di pollame (più 1,5 per cento) e vino e spumanti (più 2,5 per cento). Di fronte a questo scenario, la Cia rinnova le sue proposte per frenare l’inflazione: doppio prezzo (origine e dettaglio) per una reale tracciabilità, rapporti più stretti nella filiera agroalimentare, anche attraverso adeguati accordi, come quello intervenuto nelle scorse settimane tra la stessa Cia e la Confesercenti.

 

 

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