Grano duro, raccolto da record e prezzi in discesa

Tra i motivi che hanno favorito gli investimenti agricoli, si evidenziano gli elevati prezzi di mercato registrati lo scorso anno a livello globale, il recupero di terreni vocati alla produzione, il buon andamento climatico, il superamento del set aside. Le ultime stime Istat-Ismea relative all’ agosto scorso rilevano un volume produttivo di circa 5,8 milioni di tonnellate, che consente al bilancio cerealicolo nazionale di guadagnare un aumento del 45 per cento circa rispetto allo scorso anno. La superficie si attesta intorno ad 1,5 milioni di ettari.

Dato importante – Un dato molto significativo è rappresentato dall’ottimo andamento delle rese per ettaro in estese aree di produzione. Pur considerando le dovute eccezioni di zone colpite da difficoltà produttive, la variazione di resa ad ettaro segnalata da Istat-Ismea, in Italia ha fatto segnare un aumento del 33% rispetto allo scorso anno. Tale sensibile incremento di resa produttiva si è concentrato nel Sud Italia ( più 48 per cento circa), mentre nel Centro è stato indicato un più 3%, nel Nord-Est un più 1,1%  e nel Nord-Ovest una riduzione di resa del 10% circa.

Rese produttive – Inoltre, le ultime stime fornite dal Centro comune di ricerca della Commissione europea riferiscono di un deciso miglioramento delle rese produttive nell’intera Ue-27, con una resa media per ettaro di 3,09 tonnellate/ha, ovvero più 9% rispetto allo scorso anno e un ben più 12% nei confronti della media degli ultimi cinque anni. La resa si attende decisamente superiore, sempre rispetto agli ultimi cinque anni, soprattutto nel nostro Paese e a seguire in Spagna, Francia e Grecia.

Regioni – In base ai dati sulle superfici investite a grano duro nel 2008 fornite dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, l’incremento degli ettari a grano duro rispetto al dato 2006 è stato particolarmente elevato per l’Emilia Romagna (più 113 per cento), la Sicilia (più 56 per cento), la Basilicata ( più 42 per cento) e la Toscana (più 41 per cento).  Da rilevare ancora che la superficie totale italiana a grano duro nel 2008 si è attestata su livelli simili al 2004, ultimo anno di pagamento accoppiato prima della riforma Pac. Gli ettari in più a grano duro sono stati recuperati all’interno delle superfici precedentemente investite a foraggere avvicendate (che registrano nel 2008 una contrazione di 250.000 ha rispetto al 2006) ed a colture industriali (girasole, colza, soia, barbabietola da zucchero, tabacco: anche in questo caso la riduzione di ettari investiti è stata di circa 250.000 ha rispetto al 2006).

Importazioni – Nonostante l’annata decisamente favorevole all’approvvigionamento di materia prima italiana per la trasformazione industriale, la Cia ricorda che di recente è stato riscontrato l’arrivo nei porti pugliesi di ingenti quantitativi di grano duro e semiduro di non elevata qualità provenienti prevalentemente dal Messico. Nell’attuale condizione di mercato, con il prodotto italiano disponibile in quantità e qualità, ed una quotazione al ribasso presso le Borse Merci, la Cia si è rivolta al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia per intervenire, verificare, attraverso un’indagine conoscitiva, la reale portata del  fenomeno di importazione massiccia di prodotto dall’estero. Fenomeno che sul mercato italiano si riscontra ormai da numerosi anni.

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