Caccia: Cenni e Pd a difesa della Legge 157

Respingere ogni tentativo di stravolgere la legge 157 con le dieci proposte della maggioranza in discussione al Senato, rinnovare il rapporto tra Stato e Regioni e dare piena applicazione alla legge 157 per la gestione degli ungulati e, in particolare, dei cinghiali. Sono queste alcune delle proposte avanzate oggi, martedì 20 gennaio da Susanna Cenni, responsabile caccia e fauna del governo ombra del Pd nel corso del seminario “Caccia, fauna, territorio: le proposte del Pd” che si è svolto nella Sala Conferenze di Palazzo Madama a Roma e che ha visto la presenza, tra gli altri, di Ermete Realacci, ministro ombra dell’ambiente e dei rappresentanti delle regioni, delle associazioni venatorie, ambientaliste e delle organizzazioni agricole. Nel corso del seminario, è emerso un forte apprezzamento per l’iniziativa del tavolo comune che ha riunito rappresentanti del mondo venatorio, agricolo e ambientalista, sviluppando un lavoro concertato per migliorare le parti da aggiornare.

La gestione degli ungulati: le proposte del Pd – “Nella gestione degli ungulati – ha affermato la deputata, Susanna Cenni – dobbiamo intervenire chiedendo la piena applicazione della legge 157 e controlli adeguati sugli abbattimenti. Il Pd sta lavorando anche a proposte innovative per tutelare gli agricoltori dai danni causati dai cinghiali alle coltivazioni e per realizzare  piani di prelievo a scopo contenitivo, necessari per difendere gli equilibri naturali e la biodiversità. Accanto a questo, dobbiamo continuare a impegnarci per impedire e perseguire chi continua, ‘in barba alle norme’, ad immettere cinghiali, con il chiaro obiettivo di mercificare la caccia di alcune specie come i cinghiali, i caprioli e i bovidi”. Oggi, l’aumento dei numero di cinghiali rappresenta un problema significativo che sta provocando danni non solo all’agricoltura e al paesaggio, ma anche alla biodiversità e alle persone. E’ per questi motivi, che occorre valutare l’estensione della risarcibilità dei danni e, soprattutto, rafforzare i rapporti tra l’attività venatoria e il mondo rurale, per raggiungere soluzioni condivise”.

I limiti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – “Nel 2008 – ha aggiunto la deputata Pd – l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha sostituito l’Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs). Noi riteniamo indispensabile la presenza di uno strumento “super partes” che abbia al suo interno competenze scientifiche per esprimere pareri tecnici sulla programmazione venatoria e sulla riproducibilità della fauna. Occorre lavorare per recuperare dall’Ispra un istituto autonomo, in materia di caccia e fauna, dove sia prevista una presenza più adeguata di Regioni e enti locali e un collegamento funzionale con gli Osservatori regionali sulla gestione faunistico venatoria”.

Per un rinnovato rapporto tra Stato e Regioni in materia di gestione venatoria – “Un rapporto più solido tra Stato e regioni – ha continuato ancora Susanna Cenni ricordando anche la sua esperienza di assessore regionale alla caccia in Toscana – è fondamentale per gestire bene le politiche venatorie e per applicare al meglio la legge 157. Data l’intersettorialità della materia, riteniamo utile creare un Ufficio di governo della gestione faunistica nazionale presso Palazzo Chigi, che sia in grado di gestire le interazioni tra i ministeri competenti e le competenze regionali in sede di Stato-Regione, nel rispetto delle competenze esclusive”.

Risorse adeguate per la gestione della materia, a partire dalla legge 388 – “Una seria gestione della materia – ha aggiunto Cenni – presuppone risorse adeguate. E’ ancora senza risposta, la questione relativa all’applicazione delle legge 388 del 2000 che disponeva, al fine di favorire la realizzazione dei programmi di gestione faunistico ambientale sul territorio nazionale da parte delle Regioni, a decorrere dal 2004, la restituzione del 50% della tassa di concessione governativa per la licenza di porto d’armi. Ad oggi, sono stati stanziati 10 miliardi di vecchie lire per gli anni 2001, 2002 e 2003, mentre dal 2004 le Regioni non hanno ricevuto alcuna risorsa”.

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