Manzato (Veneto), prodotti di eccellenza e innovazione per crescere ancora. Pac bocciata

Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Regione Veneto Franco Manzato

Assessore Manzato, che 2011 è stato per l’agricoltura della sua regione, faccia un breve bilancio.

Un bilancio definitivo richiede dati definitivi che ancora non ci sono. E in ogni caso, oggi, quello che conta davvero non è quanto si è prodotto ma se le imprese agricole hanno avuto reddito, se questo si è alzato o se sono andate in perdita. Perché l’agricoltura non è una questione di quantità ma di sopravvivenza delle imprese di fronte alla crisi e con la concorrenza mondiale ‘sregolata’ che gioca al puro ribasso, in mano più alle borse che a chi lavora la terra. Fatta questa premessa, l’andamento complessivo è a chiaroscuri, con punte di eccellenza e ottime prospettive per il vino e problemi ad esempio nel settore frutticolo, specialmente la peschicoltura, e nella zootecnia bovina, mentre è crisi nera per la pesca, segmento produttivo che è dentro il sistema primario. La vera brutta notizia riguarda le prospettive della PAC, che non solo sottraggono risorse, come era prevedibile, ma ipotizzano regole di assegnazione calate dall’alto che non hanno nulla a che vedere con la realtà del nostro sistema produttivo e che assecondano di fatto la quantità e ben poco la qualità. E forse invitano anche a non produrre.

Cosa le piace e cosa non le piace della proposta di riforma della Pac, presentata recentemente (12 ottobre) dalla Commissione Europea, per quanto riguarda la sua regione?

Le problematiche create dalla proposta sono di gran lunga superiori alle soluzioni che la stessa avrebbe dovuto assicurare. E questa è una brutta premessa. In agricoltura non vale il sistema del “chiodo scaccia chiodo”: non elimino un problema creandone di nuovi. Di massima non mi piace la concezione stessa con cui si cala la PAC oggi, quasi ultimo baluardo di dirigismo in una economia libera che però in questo segmento va tutelata a livello territoriale perché nessuno può rinunciare all’agricoltura. La proposta affronta la questione dei pagamenti diretti attraverso uno spacchettamento in cinque componenti. Questo potrebbe avere degli effetti positivi se fosse prevista anche una maggiore elasticità nel declinare, a livello territoriale, sia il peso finanziario da attribuire ad ognuna di queste componenti, sia gli impegni da assolvere per ricevere il pagamento. Allo stato attuale della formulazione, gli unici due aspetti che ritengo abbiano un impatto positivo sono l’istituzione di un regime per piccoli agricoltori e l’aver previsto un finanziamento,pari al 10% del massimale nazionale per gli aiuti accoppiati che ora rappresenta il 3,5%.

Quali sono i principali punti di forza e le maggiori criticità della “sua” agricoltura?

Tra i punti di forza primi spiccano la presenza di prodotti di qualità e l’elevata vocazionalità del territorio per molte produzioni agroalimentari. Vi è inoltre una forte specializzazione delle imprese con consolidati sbocchi produttivi, accompagnata da una significativa vocazione all’export, supportata da risorse umane professionalmente preparate, soprattutto negli ambiti più dinamici. Tra i punti deboli vanno segnalate le difficoltà nel ricambio generazionale all’interno delle imprese che hanno una debole struttura aziendale e finanziaria e che presentano un limitato utilizzo dei moderni strumenti di informazione e comunicazione e delle innovazioni. A questo si associa una insufficiente organizzazione del prodotto dal campo al mercato che si traduce in una sua inadeguata valorizzazione. Peraltro, lo scenario competitivo a medio termine, alla luce della evoluzione dei mercati e degli orientamenti di politica economica a livello comunitario e internazionale, offre interessanti opportunità di affermazione delle produzioni regionali. In particolare, la crescente attenzione posta agli aspetti della sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale accentuano l’importanza della ricerca della qualità di prodotto e di processo, rafforza potenzialmente un orientamento già presente in molte imprese del settore. D’altro canto, tale tendenza viene suffragata anche dall’evoluzione dei consumi, sia comunitari sia internazionali, che privilegia i prodotti di qualità, con elevato contenuto di servizio e con un buon rapporto qualità/prezzo, dinamica che esalta la specializzazione di molte imprese ed, in particolare, di quelle orientate all’export. In questo quadro trovano particolare attenzione i prodotti tipici con forti legami territoriali e con le tradizioni, presenti nell’offerta regionale. L’internazionalizzazione dei mercati espone le imprese a rischi concreti di perdita di competitività. Particolarmente rilevante è la minaccia proveniente dai paesi emergenti che possono contare su minori costi di produzione, in particolare quelli della manodopera e parafiscali. Anche la più efficiente organizzazione dell’offerta, che si riscontra in taluni paesi industrializzati e regioni comunitarie, che si concretizza in un forte legame tra produzione primaria e GDO, minaccia di sottrarre significative quote di vendita del prodotto veneto sia sul mercato domestico che su quello di esportazione. Il crescente peso dei vincoli ambientali, particolarmente rilevante per un territorio come quello veneto caratterizzato da un lato da importanti situazioni critiche dal punto di vista ambientale e dall’altro da vaste aree sensibili da un punto di vista ambientale, costituisce per l’economia delle imprese un ulteriore elemento di difficoltà in quanto le espone a forte limitazioni della loro operatività con aggravi di costi e conseguenti perdite di competitività.

Fra i problemi del mondo agricolo la forse eccessiva burocrazia: quali sono le principali azioni fatte in questa direzione e quelle in programma? 

Abbiamo affrontato di petto, e sono intervenuto direttamente, la questione della burocrazia in agricoltura. Le strategie hanno riguardato il piano normativo (le regole), il piano organizzativo (attori e ruoli), il piano strumentale (e-government e ICT). Sul piano delle regole, e nel rispetto dei molti vincoli imposti dalla normativa comunitaria, si è cercato di trovare ogni possibile percorso di semplificazione, partendo dalla adozione del fascicolo aziendale come riferimento unico per tutti i procedimenti di settore, fino alla recente revisione e sostanziale snellimento delle procedure per il riconoscimento della qualifica di IAP. Il tutto portato avanti con una procedura concertata con le organizzazioni e gli operatori di settore.
Sul piano dell’organizzazione, il “modello veneto” ha scelto una strada originale nel panorama italiano, individuando in AVEPA il principale gestore di provvidenze per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, mantenendo in capo alla Regione il ruolo di governo, coordinamento e indirizzo e investendo in un sistema di sussidiarietà che vede i Centri di Assistenza agricola avere un ruolo fondamentale di affiancamento della PA nell’avvicinare l’amministrazione alle esigenze delle imprese. La recente costituzione degli Sportelli Unici Agricoli presso AVEPA, presenti in ogni capoluogo di Provincia completa questo disegno, garantendo una gestione unitaria e  luogo unico cui gli agricoltori possono rivolgersi per i procedimenti di loro interesse. Sul piano degli strumenti, sono state utilizzate le tecnologie informatiche per favorire il rapporto diretto tra gli operatori, siano imprenditori o tecnici, e pubblica amministrazione. L’attivazione del Portale Integrato per l’Agricoltura Veneta (PIAVe) garantisce l’accesso guidato ai servizi e alle informazioni e la trasparenza dei procedimenti amministrativi, in quanto chi ne ha titolo può accedere ai dati e allo stato di avanzamento delle proprie pratiche potendo quindi contare su uno sportello telematico dedicato all’agricoltura. Per il futuro, vogliamo proseguire con la revisione dei procedimenti, per tagliare ogni possibile passaggio o documento superfluo. Vogliamo inoltre razionalizzare ulteriormente la struttura organizzativa, ottimizzando il rapporto tra Regione e Enti strumentali agricoli

Infine, dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura del Veneto.

Siamo consapevoli che l’agricoltura veneta ha grandi possibilità. Alcune le stiamo sfruttando, ad altre ci stiamo preparando nel desiderio di cogliere tutte le opportunità che il mercato offre. Quindi il voto che darei è 8, testimoniato dall’eccellenza dei nostri prodotti e dalla voglia di crescere sotto gli aspetti dell’innovazione e dell’orientamento al mercato delle nostre aziende.

Lorenzo Benocci

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