Diritti di impianto, questione cruciale per la nostra vitivinicoltura

"Il futuro dei diritti di impianto vitivinicoli costituisce una questione strategica che riguarda uno dei comparti chiave della nostra agricoltura e da affrontare con grande attenzione nell’ambito del negoziato della riforma della PAC ‘verso il 2020’". É questa la posizione di Confagricoltura ribadita a Vinitaly 2013, dove l’argomento é stato affrontato nell’ambito della Federazione vitivinicola di ieri e del seminario organizzato oggi dal ministero delle Politiche agricole dove Confagricoltura é pure intervenuta.

Attenzione – "Non sono concesse disattenzioni per uno strumento di politica di settore essenziale per un comparto che garantisce ricchezza ed occupazione al Paese e che non possiamo mettere a repentaglio – afferma Confagricoltura -. Siamo sempre più convinti che l’attuale sistema dei diritti di impianto sia quello che consente di gestire al meglio il potenziale vitivinicolo, come ritiene anche il Parlamento europeo, e che ogni cambiamento rispetto a questa baseline deve essere attentamente valutato in quanto a possibili conseguenze sulle capacità produttive del settore e sul reddito dei vitivinicoltori".
"Abbiamo uno scenario negoziale che vede da un lato l’ipotesi del Parlamento europeo di una proroga dell’attuale sistema sino al 2030 e, dall’altro, la posizione di compromesso del Consiglio UE che già prefigura un sistema di "autorizzazioni” a termine che sostituirebbe dal 2019 l’attuale regime basato sui diritti prevedendo un possibile aumento dei nuovi vigneti sino all’uno per cento l’anno e con una liberalizzazione degli investimenti a partire dal 2024".

No liberalizzazioni – "Non possiamo cedere alla liberalizzazione delle produzioni perché abbiamo assolutamente bisogno di una regolamentazione del potenziale rispetto al mercato – ha stigmatizzato Confagricoltura – e dobbiamo valutare con ogni cautela tutte le possibili ripercussioni derivanti da un eventuale superamento dell’attuale regime. Occorre poi porre la massima attenzione all’aumento degli investimenti consentiti e alla gestione regionale delle autorizzazioni. Altrettanta attenzione va poi posta ai meccanismi di accesso che devono garantire un’equilibrata gestione dell’offerta e l’espansione delle produzioni per le imprese che vogliono crescere ed investire in nuovi impianti vitati. "Pur comprendendo le difficoltà del negoziato comunitario, Confagricoltura chiede che queste istanze siano prese tutte in serie considerazione nel seguito della trattativa. Perché deve essere chiaro che ogni allentamento può mettere a repentaglio uno dei comparti di punta per l’agricoltura e per l’export nazionali."

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