Vino, Forum Cia. Il Piano nazionale di settore sia compatibile alle specificità regionali

Il settore vitivinicolo mostra risultati soddisfacenti per gli operatori del settore con una capacità di export rilevante, siamo il primo Paese produttore al mondo. Intorno al vino si è costruito un asset socio-economico fondamentale. Balzano agli occhi i 5,6 miliardi di euro generati delle vendite all’ estero e i circa 50 milioni di ettolitri di vino prodotti nell’ultima vendemmia. Tale attitudine è accompagnata da un buono impianto della OCM (Organizzazione comune di mercato) unica che prevede per il settore vino un Piano costruito su misure nazionali che dovrebbero concretizzarsi però su base regionale.  Infatti, quello che manca, ed è doverosa una sollecita definizione, è proprio la declinazione di come le misure incideranno sulle varie realtà vitivinicole italiane, tanto diverse tra loro.  E’ questo il tema emerso dal Forum vitivinicolo nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, che si è tenuto a Montepulciano, ospitando le riflessioni di molti addetti ai lavori, e da cui si è sintetizzata l’esigenza di una “Strategia Nazionale Unica per la promozione, valorizzazione e tutela del vino Made in Italy”. Strategia, appunto, che dia valore alle potenzialità ed affronti le criticità.

IMG_0201 «In primo luogo – ha evidenziato il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino – c’è la questione relativa alla dematerializzazione dei registri di cantina, innovazione opportuna, ma introdotta in un in sistema Sin-Agea che svilisce il ruolo degli operatori del settore”.  Accanto a questo chiediamo – ha aggiunto Scanavino – una revisione del funzionamento delle regole sulle accise, che vanno adeguate alle esigenze degli operatori del settore e una Ricerca per il vino non solo privata, per evitare una involuzione, su argomenti cruciali come la transgenesi, i vitigni resistenti, le tecniche di vinificazione».

 

«La viticoltura si è affermata come settore strategico e volano economico – ha detto Luca Brunelli, presidente Cia Toscana -, grazie all’innovazione. Proprio l’innovazione è il pilastro del presente e del futuro, perché rende questa viticoltura sostenibile dal punto di vista ambientale e dal punto di vista economico, rendendo possibile la razionalizzazione dei processi e dei costi. Abbiamo bisogno di fare innovazione anche nella burocrazia, in questo senso c’è da fare un passo in avanti».

IMG_0198Il Forum della Cia è stato, inoltre, propedeutico per l’avvio di una profonda riflessione sull’opportunità di promuovere e tutelare un paniere di prodotti del Made in Italy. Una nuova governance per innovare i Consorzi di Tutela, strumenti questi che hanno fatto la storia delle DO ed IG, ma che potrebbero diventare una criticità se viene a mancare il giusto equilibrio, tra gli interessi rappresentati, al loro interno.

Una   Strategia Nazionale Unica per la «Promozione, Valorizzazione e Tutela» che – è stato sottolineato nel corso del Forum della Cia – aggredisca con vigore su alcune inefficienze quali le nuove autorizzazioni all’impianto di vigneti, aspetto ingestibile che non consente nemmeno il recupero di quella quota di potenziale, che annualmente viene persa per abbandono. Oppure Il tentativo di eliminare l’etichettatura transitoria, errore reiterato dalla Commissione Europea e considerato inaccettabile per i produttori italiani. Al pari di quello di arrivare a chiedere di indicare i valori nutritivi in etichetta, misura giudicata dai produttori di vino non efficace ne utile per una corretta informazione del consumatore. I partecipanti al Forum della Cia si sono confrontati su quale modello adottare per l’Italia vitivinicola per contribuire alla creazione di valore nel territori vitivinicoli, offrendo soluzioni adeguate alle strumentazioni e tecnologie di un agricoltura 4.0.che “se non verrà colta come opportunità rischia di diventare un freno nelle competizione mondiale”.

Per il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Piero Di Betto: «Attenzione con la telematizzazione del registro di cantina perché da strumento utile ad alleggerire il peso della burocrazia rischia di diventare un aggravio sia in termini economici che dei tempi lavorativi per i piccoli e medi produttori».

IMG_0195Wine Monitor Vino italiano che deve fare i conti con un cambiamento di consumi in atto: nei primi anni Novanta il 14% dei consumatori beveva oltre mezzo litro di vino al giorno, oggi sono meno del 5% del totale, ha evidenziato Denis Pantini, responsabile Wine Monitor Nomisma. Fra i consumatori ‘Millenials’ (nati dagli anni Ottanta) il 55% consuma vino fuori casa, mentre la generazione precedente lo consuma in casa per il 78%. Millenials che incidono per l’11% sui consumi italiani di vino e che ritengono che fra le caratteristiche del vino che creeranno nuovi trend di consumo ci siano i “vini da vitigni autoctoni” per il 31%, i “vini sostenibili” per il 26% e “vini biologici” per 18%.

IMG_0190«A preoccuparci – ha detto Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti -, prima ancora degli ingenti danni climatici che possono coinvolgere le nostre colture, è un sistema burocratico contro cui ci dobbiamo scontrarci quotidianamente. Un freno per la nostra economia e per le nostre aziende che soccombono sotto i colpi di insostenibili procedure. Non dobbiamo mai dimenticarci che l’80% delle nostre aziende è rappresentato da piccole e medie imprese che hanno bisogno di snellezza e velocità, sono aziende che non hanno uffici commerciali, né uffici di amministrazione, sono aziende dove è l’imprenditore stesso ad assolvere tutti questi compiti e quindi dobbiamo venire incontro alle loro esigenze riducendo quello che è il sistema burocratico».

 

 

Informazione pubblicitaria