Mercato macchine agricole. Federunacoma: quadro disomogeneo, cresce l’export di macchinario italiano. Previsioni negative per i primi mesi del 2020

Il mercato mondiale delle trattrici ha presentato nel 2019 un andamento disomogeneo. Gli Stati Uniti registrano una crescita del 3,6% nelle vendite a fronte di 245 mila unità. A sottolinearlo il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti nel corso di una conferenza stampa svoltasi questo pomeriggio a Verona a Fieragricola.

Ed anche l’Europa comunitaria chiude l’anno con un incremento significativo, pari all’8% in ragione di 178 mila trattrici immatricolate, pur evidenziando differenti performance da Paese a Paese. La Francia chiude con un attivo consistente (+16% in ragione di 34.600 macchine immatricolate) – ha precisato Malavolti – ed anche la Germania chiude con una crescita significativa (+4,7% per 29.000 unità), così come il Regno Unito che registra un attivo del 5,4%, mentre la Spagna segna un attivo del 6,8%.

Fieragricola 2020

Tra i Paesi che esibiscono un trend positivo si segnala anche la Russia, che nel mese di ottobre marciava con una crescita del 15% e che si ritiene abbia chiuso l’anno con un significativo incremento (sia pure relativo ad un numero di macchine limitato – circa 25 mila – per un Paese di quella estensione). Diversa intonazione hanno i mercati di India, Cina e Turchia. Il consuntivo relativo al mercato indiano – diffuso dall’associazione nazionale dei costruttori TMA – indica per il 2019 un totale di 723 mila trattrici, in calo del 10% rispetto all’anno precedente, ma comunque tale da confermare il Subcontinente come il mercato di gran lunga più consistente al mondo in termini di unità.

Il calo registrato in India viene letto dagli analisti come un assestamento fisiologico dopo l’incremento imponente che ha caratterizzato gli ultimi anni, e le prospettive per il colosso asiatico restano positive anche per gli anni prossimi in considerazione dei cospicui piani di sostegno all’economia agricola messi in campo dal Governo. Più critica la situazione del mercato cinese – ha sostenuto il Presidente dei costruttori italiani – che si stima abbia registrato nell’anno un calo nell’ordine del 20%, a causa, oltre che del rallentamento complessivo dell’economia, delle difficoltà specifiche del settore agricolo (produttività insufficiente per via delle modeste dimensioni aziendali e riduzione dei sussidi pubblici per l’acquisto di macchinario agricolo). Non si arresta la fase negativa in Turchia, innescata da una combinazione di fattori politici, economici e monetari, che nei primi nove mesi del 2019 segna un calo del 54%, dopo quelli già molto consistenti avuti lo scorso anno. Il positivo andamento nel 2019 dei mercati di Stati Uniti, Francia e Germania, che sono i tre principali sbocchi per le macchine agricole prodotte in Italia – ha illustrato Malavolti – si riflette positivamente sulle nostre esportazioni. Nei primi dieci mesi del 2019 – secondo i dati ISTAT sul commercio estero – queste risultavano complessivamente in crescita del 2,5% in valore rispetto allo stesso periodo 2018, anche se con un differente andamento per le trattrici, che segnavano un calo di poco inferiore all’1%, e per le altre macchine agricole che risultavano invece in crescita del 3,7%. Il fatturato complessivo delle esportazioni di macchinario italiano nei dieci mesi ammonta a quasi 4 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le prospettive per l’anno in corso, l’osservatorio previsionale di Agrievolution così come il Business Barometer del comitato dei costruttori europei CEMA indicano un calo del mercato a livello generale, almeno nei primi mesi dell’anno. Oltre all’Estremo Oriente e all’Europa sono previsti in contrazione anche il mercato nordamericano e quello dell’Europa dell’Est. Insieme alle trattrici, la flessione dovrebbe riguardare anche le altre tipologie di macchine e le attrezzature, vedi ad esempio i mezzi per la lavorazione del terreno e quelli per la protezione delle colture che il CEMA prevede in flessione nel continente europeo. Sul fronte orientale una variabile importante è costituita dall’epidemia in corso in Cina, le cui conseguenze sull’economia primaria e sugli scambi commerciali sono ancora tutte da valutare.

 

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