L’allarme ANBI: non piove più in Emilia-Romagna, ormai più arida che Israele

ROMA – Non piove più: gli effetti del cambiamento climatico colpiscono in modo evidente il territorio bolognese e romagnolo. A segnalarlo è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), sottolineando che le ultime, scarse precipitazioni cadute per lo più “a macchia di leopardo” in Romagna risalgono a 40 giorni fa. Dall’inizio dell’anno il totale delle piogge è di circa 170 millimetri, cioè la metà esatta della media del periodo ed inferiore di almeno il 40%  alle precipitazioni registrate nell’arido territorio di Haifa, in Israele!

È un trend, che si ripete dopo l’anno  più siccitoso in tempi recenti, cioè  il 2020, a conferma dello stabilizzarsi di una situazione di criticità idrica, accentuata dall’emergenza climatica.

Lo stato del fiume Po preoccupa per la precoce discesa del livello (oggi a circa il 30% della portata storica): è da lì, infatti, che trae origine il canale C.E.R., indispensabile “autostrada dell’acqua”, che trasporta risorsa idrica dal Ferrarese a Rimini lungo un tracciato di 135 chilometri; infatti, attualmente la somma delle portate dei fiumi appenninici della regione non arriva alla metà di quella del canale, oggi pari a 55.000 litri al secondo. Le rilevazioni più aggiornate segnalano che quest’anno il sistema C.E.R. ha già distribuito oltre 150 milioni di metri cubi d’acqua a servizio dell’agricoltura, nonché per i potabilizzatori di Romagna Acque e di Hera-Imola, per il termovalorizzatore dei rifiuti di Bologna (Hera), per l’industria (petrolchimico di Ravenna e primarie realtà agroindustriali), nonchè per oltre 4.000 ettari di zone umide, tra cui alcune di importanza internazionale (convenzione di Ramsar).

“E’ la più evidente dimostrazione della multifunzionalità, che possono assumere le opere idrauliche e che è alla base della nostra progettualità: dai 23 nuovi bacini previsti dal Piano di Efficientamento della Rete Idraulica ai mille laghetti medio-piccoli della proposta lanciata con Coldiretti” ricorda Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.

I danni della siccità sono comunque gravi: non tutte le aziende del territorio hanno risorsa idrica sufficiente e tecnologia irrigua, in grado di soddisfare le necessità incombenti, con conseguenti perdite produttive, che superano anche il 40%. All’assenza di piogge, prologo ad un’estate “rovente”, si aggiunge, infatti, l’incremento dei fabbisogni idrici, determinati dall’aumento delle temperature e quindi dell’evapotraspirazione. Per questo, il Consorzio di 2° grado C.E.R. – Canale Emiliano Romagnolo è costantemente impegnato in una pianificazione progettuale, mirata ad estendere le superfici irrigate.

“Gli scenari idrici, che si stanno disegnando – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – rappresentano una grandissima responsabilità per i Consorzi di bonifica ed irrigazione, perché anche solo un giorno di sospensione del servizio porterebbe a gravi danni per l’economia e l’ambiente.”

“Il cambiamento climatico accentua l’importanza dell’acqua per l’agricoltura e per gli altri usi, evidenziando il ruolo strategico del Canale Emiliano Romagnolo  per l’economia del territorio – conclude il Presidente del Consorzio C.E.R., Nicola Dalmonte – Stiamo accelerando la ricerca di soluzioni utili a rendere sempre più sicuro ed  efficiente il funzionamento degli impianti, avviato già dallo scorso 25 Febbraio; inoltre, nel centro di ricerca Acqua Campus, stiamo testando ulteriori innovazioni per ottimizzare l’utilizzo dell’acqua in agricoltura.”

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