Natale 2021, il pranzo costerà di più. In aumento prezzi carni (vitello +15%), uova (+10%) e latte (+30%)

ROMA – Il pranzo di Natale costerà di più per gli italiani quest’anno.

Le elaborazioni UnioncamereBMTI sui dati rilevati dalle Camere di Commercio confermano una chiusura d’anno caratterizzata da diffusi rialzi dei prezzi all’ingrosso dei prodotti agroalimentari, con molti prodotti che mostrano una crescita a doppia cifra rispetto allo scorso anno.

In aumento i prezzi delle carni sostenuti dal buon andamento della domanda. Nello specifico, i prezzi all’ingrosso delle carni bovine hanno registrato un prolungato aumento nella seconda parte dell’anno, conseguente anche alla ripartenza del canale Ho.re.ca., tornando al di sopra sia dei livelli del 2020 che del 2019. L’incremento annuo registrato a metà dicembre si attesta su un +15% sia per la carne di vitellone che per la carne di vitello. Confermati i rialzi anche per la carne di pollame, iniziati a inizio novembre. Nello specifico, si rileva un +13% per la carne di pollo e +17% per la carne di tacchino, rispetto al 2020 e +32,4% per il pollo e +6,7% per il tacchino, rispetto al 2019.

Le festività natalizie e il conseguente aumento della richiesta hanno portato i prezzi delle uova ad un aumento del 10% rispetto ad un anno fa. I prezzi rilevati dalla CUN (Commissione Unica Nazionale) si sono attestati questa settimana su 1,40 €/Kg per le uova allevate in gabbie arricchite in natura e su 1,54 €/Kg per le uova allevate a terra in natura.

Sostenuti dalla minore disponibilità di prodotto proveniente dalla Germania (principale produttore a livello comunitario) e dal buon andamento della domanda, i prezzi del latte hanno registrato una fase di aumento nell’ultimo trimestre dell’anno, con i prezzi del latte spot di origine nazionale attestati a metà dicembre a ridosso della soglia dei 0,50 €/kg, livello superato solo una volta nell’ultimo decennio e più alto di oltre il 30% rispetto ad un anno fa.

Tra le materie grasse, raddoppia rispetto al 2020 (+122%) il prezzo del burro a causa della ridotta disponibilità di prodotto a livello comunitario.

Nonostante i prezzi del grano abbiano assunto, a partire da novembre, un andamento maggiormente stabile, i prezzi all’ingrosso della semola e della farina rimangono estremamente elevati rispetto ad un anno fa (rispettivamente +89% e del +28%).

 

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