Biologico. AssoBio, anche il Bio rientri nelle misure del Pnrr

ROMA – Le istanze del settore biologico arrivano con AssoBio direttamente ai tavoli di lavoro del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), dove in questi giorni si decide il futuro del settore in Italia, paese leader a livello europeo e mondiale nel “bio”.

È l’impegno che l’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici ha portato avanti, in occasione della presentazione del “Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici” e in rappresentanza del mondo biologico italiano al tavolo di partenariato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Quest’ultimo incontro ha illustrato lo stato di attuazione del PNRR, che in ambito agricolo prevede quattro linee di investimento: lo sviluppo del sistema logistico, del parco agrisolare, innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare, resilienza dell’agrosistema irriguo.

AssoBio saluta con favore l’inedita apertura del Ministero alle associazioni del biologico ed ha partecipato all’incontro accanto alle organizzazioni generaliste nazionali e ai sindacati, anche in rappresentanza di FederBio.

E’ stata l’occasione per ripercorrere l’impegno ed il lavoro condotto da parte delle associazioni del biologico, AIAB, AssoBio, Associazione Biodinamica, sul PNRR sia nei confronti del Governo che del Parlamento con l’invio di idee e proposte per il biologico.

L’impegno del mondo del bio aveva già ottenuto un primo risultato con gli emendamenti in Parlamento al decreto legge N.59 del 6 maggio 2021 sul Fondo complementare al PNRR sul quale di 1,2 miliardi di euro destinati ai contratti di filiera e distrettuali nel settore dell’agroalimentare, il 25%, in pratica 300 milioni di euro distribuiti in un arco temporale di 5 anni, è stato destinato esclusivamente alle produzioni biologiche accogliendo così una delle proposte fondamentali fatta dalle associazioni del bio.

“Purtroppo il Pnrr contempla solo limitatamente strategie e interventi per l’agricoltura biologica, e  AssoBio confida che l’attenzione prestata dal Ministero in questa occasione possa aprire una  nuova fase”, è la questione sollevata da Nadia Monti, Direttore operativo di AssoBio, al tavolo sul Pnrr. “Il biologico conta oltre 86mila imprese certificate, 2,2 milioni di ettari di superficie agricola coltivata o in conversione e attrae imprenditoria giovanile, investimenti e genera nuova occupazione. Può inserirsi perfettamente nell’ambito di un’economia più circolare e ‘verde’, come elemento di punta della “transizione ecologica” del sistema agricolo e alimentare, a tutela della biodiversità e del territorio e contro il dissesto idrogeologico. Coerentemente con i suoi obiettivi, il Pnrr dovrebbe quindi dedicare una strategia e interventi dedicati a questo asse, dalle molteplici ricadute economiche, occupazionali, ambientali, sociali e che peraltro vede l’Italia leader in Ue per la produzione, la trasformazione e l’esportazione”.

Adesso l’apertura del tavolo di partenariato da parte del Ministero alle associazioni del biologico rappresenta un fatto importante, utile per fare il punto sull’attuazione della linea di finanziamento dedicata a filiere di Made in Italy Bio e di distretti biologici e per rilanciare le altre proposte delle associazioni del biologico come la richiesta di investimenti in ricerca e innovazione per il settore, una maggiore spinta verso la digitalizzazione e una fiscalità finalizzata ad agevolare le attività, i prodotti e i servizi che hanno un impatto positivo sull’ambiente.

Misure che dovrebbero integrarsi con quelle proposte da AssoBio per il Piano d’azione sul biologico, il documento triennale previsto dalla legge sul biologico approvata un anno fa e sollecitato anche dal Piano d’azione europeo 2021-2027, derivato dalla strategia Farm to Fork.

“Il dialogo istituzionale si è aperto in modo vantaggioso e proficuo con il Ministero, ma secondo AssoBio sono quattro le azioni strategiche da adottare per favorire lo sviluppo del ‘bio’ in Italia – dichiara Nicoletta Maffini, Vicepresidente dell’Associazione -. Primo, investire in comunicazione per incrementare l’aumento del consumo di prodotti biologici, valorizzando allo stesso tempo il Made In Italy; secondo, la creazione di una piattaforma di tracciabilità, validata dal Ministero sia sui prodotti italiani sia su quelli stranieri, per garantire la massima trasparenza dal campo alla tavola; terzo, il credito di imposta sui costi di certificazione per le aziende, che si riverbera su produttori, trasformatori e distributori, fino al prezzo finale, in modo da aiutare i consumi e favorire la conversione delle superfici; quarto, la riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti freschi (frutta e verdura in particolare). In merito a questi ultimi due  punti, vale la pena ricordare che la strategia Farm to Fork prevede la possibilità di incentivi fiscali che promuovano la transizione verso un sistema alimentare sostenibile e incoraggino i consumatori a scegliere regimi alimentari sani e sostenibili”.

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