Vini dolci della Toscana: eleganza e femminilità per un mercato in crescita. Le proposte di Donne del Vino per il futuro

TREQUANDA (Siena) – Donatella Colombini Cinelli, in occasione della presentazione del suo super Passito BIO da uve Traminer, ha deciso di puntare l’obiettivo sui vini dolci toscani.

Sono vini dalla storia antica portati sulla costa Toscana dai greci, come l’Aleatico. Vini conosciuti e apprezzati fino dal Rinascimento come il Vin Santo. Oppure vini già esportati a Parigi e Londra nel 1685 come il Moscadello di Montalcino di cui scrive Francesco Redi.

Prodotti ai quali ogni cantina dedica tante energie e professionalità ma dalle quantità minime sia a causa delle difficoltà tecniche di produzione, sia perché i costi sono altissimi.

Da qui è partita l’idea lanciata da Donatella Cinelli Colombini per un momento di confronto che coinvolgesse produttrici dell’Associazione Donne del Vino della Toscana di cui è Presidente, un nutrito gruppo di giornalisti del settore e la presenza, per conto della Regione Toscana e dell’Assessora all’agricoltura, di Roberto Scalacci direttore dell’ambito Agricoltura e Sviluppo Rurale, per recepire le necessità del comparto e cercare di trovare soluzioni adeguate sul piano normativo.

È stata la passione di Carlo Gardini (marito di Donatella) a dar vita al Passito BIO da uve Traminer ed è con la vendemmia 2018 che esce la prima versione definitiva sul piano del packging e della comunicazione perché su quello qualitativo ha già ottenuto tanti riconoscimenti.

E Donatella Cinelli non si è smentita in quanto a originalità e sensibilità comunicativa visto che ha anticipato molte delle conclusioni cui è giunto il confronto portato avanti nel corso della degustazione dei seguenti 12 vini:

  1. Badia a Coltibuono Vin Santo DOC 2013
  2. Banfi Florus Moscadello di Montalcino DOC 2019
  3. Capezzana Vin Santo di Carmignano DOC Riserva 2016
  4. Castello di Querceto Vin Santo del Chianti Classico DOC 2018
  5. Castello Sonnino Red Label Vin Santo del Chianti DOC 2015
  6. Dei Vin Santo di Montepulciano DOC  2016
  7. Donatella Cinelli Colombini Passito IGT Toscana 2018
  8. Fattoria Aldobrandesca Aleatico Sovana DOC Superiore 2022
  9. Fattoria Le Pupille Passito Solalto IGT Toscana 2019
  10. Tenuta di Artimino Vin Santo di Carmignano DOC Occhio di Pernice 2012
  11. Tenuta Il Corno Vin Santo 2004
  12. Villa di Vetrice Vin Santo del Chianti Rufina DOC 2005

Gianni Fabrizio (giornalista eno-gastronomico) che ha guidato la degustazione ha affermato tra l’altro che: “O si ha una massa critica per essere più presenti nel mercato (cosa che però con questi vini appare produttivamente impossibile) oppure si punta ad essere una rarità e come tale la si deve comunicare”.

E infatti il super Passito BIO 2018 è prodotto alla Fattoria del Colle di Trequanda (Siena) in sole 364 bottiglie da 0.375 litri, numerate una per una e confezionate in un elegante cofanetto azzurro che contiene anche un certificato simile a quello usato per le opere d’arte e per i gioielli. In esso si potranno registrare i passaggi di proprietà della singola bottiglia qualora l’acquirente iniziale non coincida con chi la aprirà. Un oggetto prezioso per sottolineare qualità, rarità ed esclusività di questo vino. Bottiglie destinate ad appassionati e collezionisti di vini rarissimi che ne sanno comprendere il costo direttamente legato al livello qualitativo e alla difficoltà di produzione.

Ed ecco le 7 proposte delle Donne del Vino toscane scaturite durante il confronto:

  1. Il Vin Santo e gli altri vini dolci vengono venduti soprattutto nel luogo di produzione grazie al loro storytelling che affascina i visitatori. Quindi, se da un lato sarebbe auspicabile la creazione di un “itinerario di vini dolci toscani” che ne incentivi la conoscenza e le vendite, dall’altro la particolarità del loro sistema produttivo, la rarità e la territorialità di questi vini rafforzano l’appeal turistico delle cantine rispetto a un viaggiatore sempre più attratto da ciò che è raro e autentico. Inoltre, come ha ben sottolineato Roberto Scalacci, il Vin Santo può essere prodotto solo in Toscana e quindi costituisce un’esclusiva di questa regione.
  2. Queste tipologie di vino soffrono per l’abbondante presenza nel mercato di bottiglie a basso costo probabilmente prodotte con sistemi diversi da quelli tradizionali. Questi vini costituiscono una concorrenza sleale e allontanano i consumatori dalle tipologie migliori. Su questo punto le donne del Vino hanno chiesto in coro un intervento istituzionale.
  3. I grandi vini dolci toscani sono prodotti in piccolissime serie di qualche migliaio di bottiglie ogni anno. Il loro volume complessivo non arriva alla massa critica sufficiente a giustificare azioni di marketing sia regionali che individuali. Da un punto di vista della comunicazione potremmo dire che non hanno voce.
  4. Vista l’impossibilità di aumentare i volumi, a causa dei costi e delle difficoltà dei processi produttivi, l’unica strada percorribile è aumentare i prezzi di vendita, anche per rendere più credibile l’eccezionalità dei vini.  Per quanto riguarda il Vin Santo la resa massima dall’uva al vino finito, previsto dal disciplinare, è il 35%, ma tutte le Donne del Vino hanno dichiarato di non superare il 15/20%. Già questo elemento, oltre al processo produttivo manuale, ingenera costi di produzione enormi.
  5. Il packaging andrebbe resto più attuale e più attraente rispetto a nuovi target quali i giovani oppure i collezionisti. Inoltre dovrebbe tenere presente che spesso il vino dolce è da regalo.
  6. Il gusto dei consumatori sta cambiando e si sta orientando su vini meno dolci. Sarebbe dunque auspicabile tenerne conto o comunque indirizzare questi prodotti verso mercati come quello asiatico dove il gusto dolce è parte della cultura culinaria
  7. Le modalità di consumo dei vini dolci potrebbero variare spostando la loro proposta fuori pasto o come apericena, in abbinamento con formaggi erborinati e stravecchi, preferibilmente della stessa zona, in modo da offrire un’esperienza territoriale. Altra alternativa potrebbe essere con il paté di fegato dei crostini neri o con i risotti. Infatti, escluso in UK, l’uso di concludere il pasto con dessert e vini dolci sta sparendo quasi ovunque nel mondo.

Donatella Cinelli aveva già capito che è essenziale proporre un nuovo stile di abbinamento e infatti ha approfittato dell’occasione proporre il suo super Passito BIO 2018 come antipasto con i formaggi stagionati scelti da Andrea Magi DeMagi, super premiato selezionatore: gli erborinati Superbia di Bufala e Puffarello di Pecora e il Maledetto Toscano. Come dessert invece non più l’orribile connubio con i cantucci, ma piuttosto dolci realizzati da pasticceri competenti come “Vibrazioni dell’aria”, creato appositamente dal campione del mondo Rossano Vinciarelli e servito al termine del pranzo che ha seguito l’evento. Donatella Cinelli ha anche proposto di collaborare per la commercializzazione di questi vini con caseifici o affinatori al fine di fare promozione insieme ai formaggi toscani.

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