RIMINI – Il mondo della patata sta affrontando sfide cruciali, a partire dal cambiamento climatico, che impatta direttamente la produzione e la qualità del prodotto.
Questi temi sono stati al centro del The International Potato Symposium, un evento che si è svolto al Macfrut con la partecipazione di oltre 400 esperti globali e 35 relatori provenienti dai principali Paesi produttori di patate.
Un mercato globale in evoluzione
Oggi, la produzione globale di patate si attesta a circa 375 milioni di tonnellate all’anno. La Cina guida il mercato con 95 milioni di tonnellate, seguita dall’India (56 milioni) e dall’Ucraina (21 milioni). In Europa, nel 2023, i Paesi dell’Unione Europea hanno prodotto circa 48,5 milioni di tonnellate, con la Germania (24%), la Francia (18%) e i Paesi Bassi (14%) come principali produttori. Nonostante la forte domanda, la disponibilità di patate sta diminuendo a causa di fattori climatici, con un aumento dei prezzi sia in Europa che nel resto del mondo.
Le sfide e l’innovazione in Europa
Luciano Trentini, coordinatore del Simposio, ha evidenziato come l’innovazione stia guidando il settore pataticolo in risposta alle sfide agronomiche e fitopatologiche. “Quest’anno, uno degli sviluppi più significativi è l’introduzione di Ocm (Organizzazione Comune di Mercato) per la pataticoltura, che consente alle organizzazioni produttive italiane di accedere a programmi operativi, simili a quelli previsti per l’ortofrutta, per rinnovare i processi produttivi”, ha dichiarato Trentini.
Le minacce alla produzione: parassiti e malattie
Tra le principali minacce al settore, Trentini ha citato il parassita Agriotes spp. (il “ferretto”), che danneggia i tuberi, e la Ralstonia solanacearum, batterio che colpisce anche il pomodoro da industria. A queste si aggiungono le problematiche legate al Cipero, una pianta infestante inclusa fra gli organismi di quarantena a livello europeo.
Italia: un mercato non autosufficiente
Nonostante la qualità delle patate italiane, l’Italia è ancora dipendente dalle importazioni. “Circa il 40-50% delle patate consumate in Italia proviene dalla Francia, ma anche dalla Germania e dai Paesi del Mediterraneo”, ha spiegato Trentini. Per ridurre questa dipendenza, sono in corso ricerche per sviluppare nuove varietà italiane. Tra le varietà più promettenti ci sono la Fiorella, che permette una conservazione più lunga dei tuberi, e la Morisa, una varietà ibrida con una resa superiore, che può produrre fino a 500 quintali per ettaro.
L’importanza della qualità e dell’innovazione
Le cultivar innovative, presentate durante il Simposio, rappresentano il futuro della pataticoltura italiana, che punta a un mercato di nicchia ma di alta qualità. Con ben sei denominazioni di origine, l’Italia sta lavorando per valorizzare le sue eccellenze locali, rispondendo alla crescente domanda globale di patate trasformate e sostenibili.