RAVENNA – Annata difficile per le Cooperative Agricole Braccianti della provincia di Ravenna: la raccolta di grano duro, tenero e orzo segna un calo del 24,5% rispetto al 2024, con rese scese da 6,52 a 4,92 tonnellate per ettaro.
Le piogge eccezionali e persistenti nel periodo invernale e primaverile – fino a 700 millimetri – hanno infatti determinato gravi complicazioni e ritardi nelle semine, con un conseguente stravolgimento dei piani colturali e riduzione significativa delle superfici dedicate.
Nonostante le difficoltà, la qualità dei cereali resta molto elevata: alto contenuto proteico e ottimo peso specifico, risultato dell’impegno di tecnici e lavoratori che hanno saputo valorizzare al massimo i terreni coltivabili.
Quest’anno le CAB, aderenti a Legacoop Romagna, hanno coltivato 2.672 ettari complessivi contro i 3.519 dello scorso anno, a seguito del disimpegno delle superfici a favore di altre colture, laddove le condizioni dei terreni lo hanno consentito. In particolare, 1.240 ettari sono stati dedicati a frumento tenero, con una produzione di 4,69 tonnellate per ettaro; 1.331 ettari a frumento duro, con una produzione di 5,09; e 101 ettari a orzo, per 5,63 ton/ha. In generale, nel 2025, le CAB hanno prodotto 5.816 tonnellate di grano tenero, 6.775 di grano duro e 569 di orzo, che, per la maggior parte, saranno destinati alla filiera sementiera italiana di alta qualità.
Dal 1974 le Cooperative Braccianti ravennati monitorano le proprie produzioni cerealicole: i dati mostrano come i progressi tecnici abbiano migliorato le rese fino all’impatto crescente – e oggi drammatico – dei cambiamenti climatici, che negli ultimi anni hanno compromesso praticabilità, fertilità e struttura dei terreni.
Le aziende continuano dunque ad affrontare maggiori costi per uomini e mezzi senza vederli compensati. “Per l’ennesimo anno i costi di produzione non sono coperti dai prezzi di mercato – sottolinea Stefano Patrizi, presidente di Promosagri –. Una condizione inaccettabile per chi ha a cuore la sostenibilità e la sovranità alimentare del Paese e dell’Europa. Occorrono nuovi interventi politici che diano potere negoziale agli agricoltori e alle loro organizzazioni sui mercati internazionali”.
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