BARI – Nei primi sei mesi del 2025 le esportazioni di macchine agricole italiane negli Stati Uniti calano del 42,4%. Lo sottolinea Federunacoma alla vigilia di Agrilevante, al via domani 9 ottobre alla Fiera di Bari.
Il clima d’incertezza e la frammentazione dei mercati che caratterizzano l’economia mondiale si riflettono sulle esportazioni italiane, che dopo il calo complessivo registrato nel 2024 (-15%) anche nel primo semestre dell’anno in corso segnano indici negativi. I dati Istat sul commercio estero – diffusi questo pomeriggio a Bari da FederUnacoma, alla vigilia di Agrilevante – indicano nella prima metà dell’anno una flessione complessiva dell’export italiano di macchine e attrezzature agricole pari al 10,4%. Molto accentuato il calo sul mercato USA, dove le tecnologie made in Italy scontano l’effetto dazi e perdono nel semestre il 42,4% delle proprie esportazioni (da 480 a 276 milioni di euro).
“La politica dell’attuale amministrazione americana – ha detto la presidente di FederUnacoma Mariateresa Maschio – è molto penalizzante per il nostro settore, che lo scorso anno aveva negli Stati Uniti il primo mercato di esportazione (14% del totale delle nostre esportazioni), con una domanda prevalentemente centrata su trattrici, macchine operatrici e attrezzature per le colture specializzate, oltre che su mezzi per l’irrigazione e la fienagione”.
“I nuovi assetti commerciali – ha aggiunto la Presidente dei costruttori italiani – inducono le nostre imprese a cercare sbocchi in quei Paesi che registrano uno sviluppo dell’economia agricola e che hanno dunque una crescente domanda di macchinario, vedi quelli del Sud Est asiatico (Indonesia, Thailandia, Vietnam, Filippine) e quelli dell’area mediterranea ai quali è specificamente dedicato l’evento di Agrilevante”.
L’industria italiana delle macchine agricole si pone come partner strategico per i Paesi del bacino del Mediterraneo, che anche in una fase non positiva per la meccanizzazione agricola a livello globale, mostra una migliore tenuta: a fronte del calo del 10,4% delle esportazioni italiane complessive, l’area mediterranea segna una flessione molto più contenuta (-3%), mantenendo l’Italia quote di mercato molto significative in tutta la regione.
Attualmente l’Italia è il principale fornitore di tecnologie agromeccaniche per Albania, Grecia, Turchia, Israele e Tunisia, e il secondo per Francia, Slovenia, Bulgaria, Giordania, Libano, Algeria, Libia e Marocco. L’Italia è altresì al terzo posto nelle forniture in Spagna, Ungheria, Croazia e Serbia. Tra il 2021 e il 2024 il valore dell’export italiano nell’area mediterranea è cresciuto del 15%, passando da 1,93 a 2,21 miliardi di euro, e arrivando a rappresentare il 36,2% del valore totale delle esportazioni di settore.
Se l’area mediterranea appare complessivamente promettente, ancora più interessante si prospetta quella del Nordafrica e dell’Africa subsahariana, regioni che hanno enormi potenzialità e che dovrebbero esprimere negli anni prossimi una crescente domanda di tecnologie. Il continente africano sta conoscendo infatti uno sviluppo demografico imponente (nel 2050 conterà circa 2,5 miliardi di abitanti) e già oggi non è in grado di garantire la sicurezza alimentare per la popolazione (l’Africa ha importato in questi anni cibo per circa 35 miliardi di dollari l’anno, ma si prevede che a fine 2025 il valore delle importazioni balzerà a 110 miliardi.
“Nel prossimo futuro la domanda di alimenti crescerà anche in termini qualitativi, per il progressivo affermarsi di una classe media con stili di consumo più avanzati e con una maggiore capacità di spesa – ha detto infine Mariateresa Maschio – e alla meccanizzazione si chiede non soltanto di incrementare la produttività, di preservare le risorse naturali, di ottimizzare i consumi idrici, ma anche di razionalizzare l’intera filiera che comprende il trasporto, la conservazione e la prima trasformazione dei prodotti.