Politi nuovo presidente della Cia. Succede a Pacetti

Giuseppe Politi è il nuovo presidente della Cia. Eletto dall’Assemblea nazionale riunitasi a Roma e succede nella carica a Massimo Pacetti alla guida dell’organizzazione dall’ottobre del 2000. L’altro candidato alla Presidenza dell’Organizzazione è stato Giulio Fantuzzi, presidente della Cia Emilia Romagna.

Biografia – Ha 54 anni e  proviene  da una famiglia di coltivatori diretti, Politi nel 1976 inizia, dopo aver conseguito la laurea in Scienze Politiche e svolto un breve periodo di insegnamento, l’impegno nell’Alleanza regionale dei contadini della Puglia, ricoprendo l’incarico di responsabile regionale del settore sicurezza sociale e di coordinatore regionale del Patronato Inac e dell’Associazione dei pensionati.Partecipa  attivamente a tutte le fasi della Costituente contadina e nel congresso di fondazione, nel dicembre del 1977, viene  eletto nella Direzione nazionale. Dal 1983 al 1999 ha ricoperto l’incarico di presidente regionale della Confcoltivatori prima e della Cia dopo. Nel 1999 lascia la Cia della Puglia in seguito alla elezione alla Presidenza nazionale, con la responsabilità delle politiche dei settori produttivi e di mercato. L’Assemblea straordinaria dell’ottobre del 2000, lo conferma alla Presidenza nazionale, con la responsabilità delle politiche dell’organizzazione e finanziarie. Dal dicembre 2002 ricopre l’incarico di vicepresidente vicario nazionale.In rappresentanza della Cia, ricopre  l’incarico di presidente del Consorzio nazionale tabacchicoltori e successivamente dell’Unione italiana delle associazioni di produttori di frumento. Attualmente, sempre per conto della Cia, ricopre l’incarico di presidente dell’Ases (Associazione solidarietà e sviluppo). Rappresenta la Cia nel Consiglio direttivo dell’Istituto Cervi e nel Consiglio di amministrazione della Fondazione Cesar (Centro studi di economia sociale).

Le strategie e le scelte per lo sviluppo dell’agricoltura –  Intendo sviluppare – ha affermato Politi subito dopo la sua elezione a presidente – un programma di rinnovamento capace di mobilitare energie, competenze, idealità presenti in tutto il sistema Cia, a partire dagli associati, per avviare una nuova stagione di successi, di consolidamento della Confederazione, di presenza nella società, di progresso dell’agricoltura.

Tra le scelte prioritarie – Politi mette in risalto lo sviluppo del Mezzogiorno, la valorizzazione delle aree rurali più emarginate, l’innovazione e la competitività delle aziende agricole. Il Mezzogiorno del nostro Paese – ha sottolineato il neo-presidente della Cia – ha in sé potenzialità e capacità produttive in grado di incidere profondamente sul piano economico e dello sviluppo complessivo. Occorre far emergere e puntare decisamente sulle risorse inespresse e le potenzialità finora soffocate, per ridare al Sud un ruolo trainante.

Qualità, tipicità,valorizzazione – Una agricoltura che vuole caratterizzarsi per qualità e tipicità – ha aggiunto Politi – non può prescindere poi da una politica efficace di tutela delle aree rurali che rappresentano un vero ancoraggio al territorio e all’ambiente ed un valido strumento di valorizzazione di esperienze, tradizioni e sapienze antiche che hanno fatto grande il Made in Italy nel mondo. L’apertura di nuove frontiere e nuovi mercati, in un contesto di forte competizione e globalizzazione, impone, infine, un nuovo modo di porsi delle nostre aziende agricole che devono innovarsi sul piano strutturale e dei metodi produttivi per rispondere con più forza al mutato panorama economico.

Nuove sfide – La nostra agricoltura – ha detto poi il nuovo presidente della Cia – ha davanti a sé importanti sfide e scadenze, a cominciare dall’applicazione della Politica agricola comune e dal complesso negoziato commerciale Wto, che vanno affrontate con la massima determinazione e con l’azione puntuale e rigorosa del ministero e del governo nella sua collegialità. Non a caso, a più riprese, abbiamo chiesto che tutti questi argomenti vengano trattati, discussi e analizzati in una Conferenza nazionale sull’agricoltura. I grandi cambiamenti dell’ultimo decennio ormai la impongono senza ulteriori indugi. Dobbiamo progettare l’agricoltura del futuro. E per questo diciamo basta a provvedimenti sporadici e ad azioni scollegate. Siamo contro politiche di scarso respiro e diciamo un fermo ‘no’ alla logica del declino. Noi siamo per lo sviluppo e per politiche di ampio respiro.

Azione politica – L’azione del governo – ha concluso Politi – non ha saputo cogliere le nuove esigenze presenti nel territorio, ad iniziare dalle attività agricole e dalle imprese. Proprio l’assenza di una valida politica ha determinato situazioni di forte disagio economico e sociale degli imprenditori agricoli. In un quadro di convulsi e repenti cambiamenti la mancanza di azioni programmate e strategiche ha penalizzato la competitività delle nostre aziende agricole che hanno dovuto affrontare la nuova situazione da sole, senza il sostegno di riferimenti sia normativi che economici certi, con servizi inesistenti e nella più totale assenza di moderne infrastrutture. Ora è indispensabile imprimere una svolta positiva.

Nella foto Giuseppe Politi

 

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