Allarme ungulati: agricoltura toscana presa d’assalto dai cinghiali

Emergenza cinghiali ai massimi livelli in Toscana. La parola d’ordine è “sostenibilità” fra attività venatoria e agricoltura. L’allarme giunge, forte e chiaro, dalla Cia Toscana che in questi giorni si è rivolta all’assessore all’agricoltura della Regione Toscana, Susanna Cenni, per un rapido intervento che risolva un problema annoso. "Le produzioni toscane vengono continuamente falcidiate dalla fauna selvatica" denuncia la Cia, "ungulati in particolare, ormai una vera piaga per le nostre colture, ma anche lupi e cani selvatici che si accaniscono contro gli allevamenti ovini".
I numeri: si stima che nei boschi della regione vivano 300mila cinghiali, oltre 100mila caprioli, 20mila daini e 4.500 cervi. Davvero troppi per essere sostenuti dal sistema agricolo. "Occorre un intervento immediato e deciso – afferma il presidente della Cia toscana, Giordano Pascucci -, finalizzato a riportare le popolazioni di fauna selvatica ad un livello di sostenibilità per l’agro-eco sistema". Cosa occore fare secondo la Cia: "Prevedere una drastica riduzione del carico di ungulati attraverso un piano straordinario di abbattimenti – sottolinea il presidente Pascucci -, oltre ad un’opera di contenimento della presenza dei lupi e delle altre specie selvatiche che quotidianamente danneggiano i nostri allevamenti".
Abbastanza omogena la mappa dei danni provocati dagli ungulati: dalla Maremma al Chianti, fiorentino e senese, fino alla provincia di Arezzo. Il Mugello e i territori di Pisa e Livorno, cosi come nelle altre province, dalle zone della Lunigiana alla Lucchesia e alla Montagna pistoiese. Insomma è allarme in tutta la Toscana.
"La conferenza regionale sull’attività venatoria non dovrà limitarsi – aggiunge Pascucci – solo a riproporre un tema già affrontato più volte in passato; dovranno, invece, essere illustrate le azioni intraprese, i risultati ottenuti e le proposte concrete per superare definitivamente questa piaga della nostra agricoltura". La Cia Toscana guarda perciò con grande interesse alle opportunità che una gestione di parti del territorio ai fini faunistici può offrire al sistema delle imprese agricole nell’ambito dello sviluppo del proprio ruolo multifunzionale. "Ma sarà fondamentale – conclude il presidente Pascucci – il ritorno ad un equilibrio sostenibile tra fauna selvatica ed agricoltura, si tratta di un punto di partenza imprescindibile per un’integrazione virtuosa tra agricoltura ed attività venatoria". La Cia Toscana ha lavorato con grande determinazione in questi anni per una gestione condivisa del territorio, ricercando la collaborazione tra istitituzioni, il mondo agricolo, le associazioni venatorie e quelle ambientaliste. Ma, purtroppo, solo in alcuni casi ci sono stati risultati positivi, in altri la situazione attuale è addirittura peggiorata.

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