Lucca approva la filiera corta e dice “no” alla cucina etnica

Lucca tra filiera corta e divieti alle cucine etniche. E’ stato firmato questa mattina il protocollo di intesa, per la nascita di due farmer’s market in primavera. La Filiera Corta promuove tutte le attività che prevedono un rapporto più diretto tra la produzione agricola e i consumatori finali. Il sistema del farmers’ market, accanto al vantaggio di un contenimento del costo del prodotto relativo all’assenza di passaggi intermedi tra il produttore e il consumatore,  offre un altro importante beneficio, quello della riduzione – fino alla totale eliminazione – degli imballaggi. Questo comporta una forte riduzione del prezzo, dato che spesso le confezioni dei prodotti in commercio hanno un costo maggiore rispetto al prodotto stesso, ma, contemporaneamente, si ha un beneficio anche dal punto di vista ambientale, eliminando i contenitori, che rappresentano comunque un rifiuto.
 
Obiettivi – “L’obiettivo del progetto Filiera Corta – commenta il presidente della Provincia di Lucca, Stefano Baccelli – è avvicinare nuovamente il consumatore al produttore, in modo che entrambi ne abbiano beneficio e, assieme a loro, tutta l’economia del territorio provinciale. La valorizzazione delle produzioni agroalimentari, del resto, ha un ruolo fondamentale non solo per rafforzare il sistema agricolo, ma anche e soprattutto per valorizzare la ruralità che, in un contesto quale quello lucchese, può e deve svolgere un ruolo di eccellenza, in grado di incidere sulle scelte del territorio e diventare volano per l’economia”.
 
I mercati –
Due i mercati che saranno realizzati grazie al progetto: uno nel territorio del comune di Lucca e uno in quello di Capannori. Questi due punti saranno il riferimento del farmers market lucchese, divenendo centro di attività non esclusivamente commerciale, ma anche di animazione e promozione. In questo modo, infatti, si potrà conoscere più facilmente i prodotti locali di qualità, aumenteranno le opportunità di commercializzazione anche per le piccole aziende e per i produttori minori, i quali, in virtù dell’eliminazione dei passaggi intermedi, si assicurano un guadagno maggiore. Vantaggi anche per il consumatore, al quale viene garantito l’acquisto di prodotti di qualità, più freschi a prezzi congrui (sempre grazie all’eliminazione dei passaggi intermedi) e incentivando, in questo modo, il consumo di prodotti di stagione, buona pratica alimentare troppo spesso dimenticata.
 
I finanziamenti – Il protocollo definisce che il progetto venga realizzato nell’arco di tre anni e venga finanziato per 30mila euro dal Comune di Lucca, per 22mila euro dal Comune di Capannori e per 6mila euro dalla Camera di Commercio di Lucca, per un totale di 60mila euro, ai quali si sommano gli 80mila di finanziamento regionale e i 20mila della Provincia (totale nei tre anni: 158mila euro). Nel protocollo sottoscritto è previsto che, al termine del terzo anno, siano attivate misure di autofinanziamento tali da veicolare sul progetto capitale privato, facendo in modo che l’iniziativa prosegua attraverso autofinanziamento.
 
I  tempi di realizzazione –
Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, a seguito dell’individuazione delle aree da destinare a mercato e la progettazione degli interventi da realizzare, entro la fine di marzo dovrebbero venire predisposte le strutture da destinare a questa attività e nel mese di aprile è prevista l’apertura dei due mercati della Filiera Corta.

No ai cibi etnici – Una politica rivolta alla tutela del Made in Italy. Sempre a Lucca, infatti, il nuovo regolamento comunale per bar locali e ristoranti, licenziato in consiglio comunale prevede che, nel centro storico del capoluogo toscano “al fine di salvaguardare la tradizione culinaria e la tipicità architettonica, strutturale, culturale, storica e di arredo non è ammessa l’attivazione di esercizi di somministrazione, la cui attività svolta sia riconducibile ad etnie diverse". E la norma vale anche in caso di subentro. A Lucca, quindi, si può mangiare solo italiano, anzi, preferibilmente ‘lucchese’. In un altro punto, infatti, è previsto che nei menù deve essere presente almeno un piatto tipico lucchese, preparato esclusivamente con prodotti comunemente riconosciuti tipici della provincia di Lucca.

 

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