La Germania dice Nein al mais Ogm. Ma la Monsanto non ci sta

La Germania ha messo al bando il mais geneticamente modificato, come già fatto da altri sei Paesi europei, che non seguono il permesso di coltivazione a scopi commerciali della Ue accordato nel 1998. Il ministro dell’Agricoltura Ilse Aigner ha annunciato la decisione impugnando i dati di due studi recenti che rilevano la potenziale nocivita’ degli Ogm per l’ambiente. La coltivazione a scopo commerciale del mais Monsanto (Mon810) – l’unica permessa nell’ Unione europea – era consentita in Germania dal 2005, ma e’ sempre stata contestata da molti. Il divieto è stato quindi salutato con soddisfazione dal ministro dell’Ambiente Sigmar Gabriel, della Baviera – da cui proviene la stessa Aigner – dai Verdi e dagli esponenti della sinistra die Linke. Il divieto è fondato su ”nuovi studi e nuovi elementi scientifici”, ha sottolineato il ministro Aigner: ”Si tratta di una decisione tecnica e, diversamente da quanto si dice da piu’ fronti, non di una scelta politica”. ”Sono arrivata alla conclusione che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che il mais modifcato Mon810 – ha concluso – rappresenta un pericolo per l’ambiente”. Secondo le ricerche citate, infatti, la coltivazione del mais modificato comporterebbe un’alterazione del sistema ambientale che si riscontra in un indebolimento del sistema immunitario dei topi, nella piu’ elevata mortalita’ delle coccinelle in stadio larvale e in un disorientamento delle api. All’annuncio ha replicato anche il portavoce del gruppo Monsanto in Germania, che non esclude di impugnare la decisione anche sul piano legale: ”Crediamo che le possibilita’ di levare questo divieto temporaneo siano molto alte”, ha detto. Secondo l’edizione on line del settimanale Spiegel, il danno economico per il colosso si aggira intorno ai 3-4 milioni di euro.

La soddisfazione del ministro Zaia –  "Sono soddisfatto per la decisione presa dall’amica Ilse Aigner che sottolinea il valore del principio della massima prudenza a tutela dei consumatori di tutta Europa. Un principio dal quale l’Italia non si è mai allontanata. É bene che si abbia una posizione il più possibile unitaria e prudente su temi così delicati e decisivi per il futuro della produzione agricola del pianeta. Ed è bene che molti Paesi europei stiano apprezzando il senso anche culturale della posizione che ho assunto in questo anno di mandato all’agricoltura". Con queste parole il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha commentato la decisione del suo omologo tedesco di dire no alle coltivazioni di mais geneticamente modificato Monsanto Mon810.  Il "no" della Germania si aggiunge così a quello di altri Paesi della Ue (Francia, Grecia, Austria, Ungheria, Lussemburgo) dove questo genere di coltivazioni é invece consentito a scopo commerciale dal ’98. "La sperimentazione e la ricerca scientifica – ha detto ancora il ministro Zaia -, devono andare avanti per il bene di tutti, perché per deliberare è necessario conoscere. Ma tutto ciò deve procedere nel rispetto di un limite invalicabile: il mantenimento di una armoniosa convivenza fra gli uomini e l’ambiente che essi abitano. Siamo convinti che la democrazia della Terra vada sostenuta, difesa e migliorata. Nella tre giorni di riunione dei Ministri dell’agricoltura a Cison di Valmarino discuteremo anche di questo tema, per trovare le soluzioni che i cittadini aspettano".

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